Era inverno ovunque, nei miei 16 anni, tra le pareti di casa e negli occhi indiscreti di chi osservava gelidamente, senza provare a capire, a penetrarti l'anima. Era inverno da quando non trovai più mia madre in cucina a prepararmi la colazione, da quando non sentivo il suo profumo per casa, sì, quel profumo che si portano addosso le persone che ami, ne hanno uno tutto loro. Era inverno da quando mio padre chiuse tutto in degli scatoloni, anche se stesso, anche me. Le parole erano boomerang che tornavano indietro, ti ritornavano tra le mani e facevano male. Il ticchettio dell'orologio rendeva sempre più assordante un silenzio che si attaccava allo stomaco, è lì che nasce e si ferma la vita. E' sullo stomaco che si fermavano gli occhi di quella donna, il vuoto che mio padre mi lasciava dentro fino a logorarmi l'anima, sino a farla ammalare per mancanza di amore, di protezione. Non si ammala la mente, si ammala l'anima. Volevo solo che Lui mi amasse, che le sue braccia fossero un rifugio come quando ero solo una bambina e correvo da lui come se la sua forza compensasse le mie fragilità. Pensai che non ero abbastanza bella per essere l'orgoglio di un padre, che non gli avrei mai sentito dire "sono orgoglioso di te." Le parole non servivano, ti si scagliavano contro e allora dovevo presentargli il dolore su di un piatto d'argento, o su di un piatto sempre pieno mentre lo stomaco diventava sempre più vuoto e il corpo si consumava. Era il mio urlo silenzioso e lo è stato per anni, fino a che il cuore faceva fatica e le gambe non avevano forza per restare in piedi. Pensavo che fosse la fine, un circolo vizioso che inizia con un "terrò tutto sotto controllo" mentre quel "tutto" prende il sopravvento su di te e tu non sei più nulla, anzi, non accetti più nemmeno la tua stessa immagine, sei schiava di un bisogno che non sai più qual è...forse. Sentivo la forte incomprensione anche da parte di quella donna che per anni ascoltava le mie paure, le mie insicurezze e voleva un resoconto dei miei pasti vuoti. Per questo ho mollato anche lei, il bisogno d'amore, di attenzione e di accettazione di se stesse non si compra, non ha un prezzo e lei invece ce lo aveva. Ci si vendeva pur di ricevere conforto, pur di sentirsi apprezzate. Un mondo troppo povero d'amore. Poi la forza di quella donna che mi ha messa al mondo, che non era mai andata via, ma era sempre lì, sempre al suo stesso posto sebbene fisicamente un po' distante, la volontà di non volerla far soffrire, la vergogna di mostrare quel corpo vittima di se stesso e di un'anima fragile, fin troppo. La forza di quella donna, di mia madre, mi ha rimessa al mondo una seconda volta. Non si è mai troppo lontani dalla luce e sebbene i fantasmi ritornino, sebbene talvolta quel cibo sembra essere tutte le parole che vorresti vomitare, tutti i dolori che vorresti rifiutare no, c'è prima la vita da respirare.