venerdì 6 maggio 2016

Da "Mi nutro di parole" PERDONATI,RICOMINCIA A VOLARE



Volo. Volo fino a quando le mie ali non sono stanche, fino a quando le mie energie me lo permettono. Volo fino a quando non mi accorgo che, forse, sono troppo stanca per poter continuare. Ho bisogno di qualcuno che mi aiuti nel mio viaggio. Senza forze, stremata da un viaggio che credevo destinato alla felicità assoluta, inizio ad atterrare decidendo di porre fine almeno per qualche istante a questo mio viaggio folle, il quale sembra richiedermi sempre più energie. Mi accorgo, però, che qui la realtà non è come me l'aspettavo. Volavo alta, troppo alta per potermi rendere conto della realtà che mi sottostava. Sembra di essere in un'altra dimensione. Tutto sembra così diverso. Nel mio atterraggio, sempre più impaurita e disorientata, mi accorgo che una figura fino ad allora sconosciuta si avvicina a me imprigionandomi, ponendo così fine alla mia spensieratezza. Spavento. Paura. Terrore.
Riprendo le mie forze e inizio a volare, nella speranza di poter abbandonare quella che, nell'ultimo periodo, sembra essere diventata la mia nuova realtà. Certo, una realtà molto scomoda e privativa. Nonostante i tentativi di liberarmi la situazione non muta, e le mie forze iniziano a scemare sempre più. Certo, il barattolo dove è contenuta quella farfalla dai mille colori forse presenta ancora un coperchio, forse ci vorrà del tempo per permettere alla farfalla di volare libera, ma sono sicura che uno spiraglio di luce ha iniziato ad insinuarsi.
Avevo perso 20 chili quando, felice del mio corpo, mi sentii dire “Non mi piaci se hai la pancia.”, “Vai in palestra.”, “Se ingrassi non ti voglio”. Forse fu quello l'inizio di tutto. Ancora ricordo quelle parole che risuonano dentro di me, facendomi tremare. Il mio incubo iniziò così. La farfalla continuava a spegnersi per il giudizio degli altri. La cattiveria del mondo, ai suoi occhi, non aveva limiti. Torna nel cielo farfalla, torna dove nessuno possa vederti, dove nessuno possa giudicarti.
D'altronde a 16 anni chi non vorrebbe avere il fisico della modella di Intimissimi o della velina di Canale 5?
Iniziò così la mia vita tra pasti saltati, addominali a tutte le ore del giorno e prove bilancia dopo ogni pasto. Il numero che quella maledetta bilancia segnava era diventato il mio nuovo peggior nemico, una nuova cosa contro cui combattere; per non parlare dello specchio che, appena se ne presentava l'occasione, faceva sempre risaltare i miei difetti, trovava sempre qualcosa che non andava.
La farfalla però aveva ancora le ali. Erano belle. Erano stanche. La farfalla poteva volare, ma le sue forze si esaurivano dopo pochi istanti. Non riusciva a perdonarsi, non riusciva ad assolversi da colpe che, a dirla tutta, nemmeno erano sue. Vola farfalla, liberati nel cielo...
In pochi mesi persi altri 10 chili, arrivando alla bellezza di 47,6 chilogrammi. Dopo mesi di mestruazioni fantasma, quindi, iniziò il mio percorso all'interno dell'ospedale San Bortolo di Vicenza. La mia estate passò così, tra visite in ospedale, diete alquanto oppressive e pianti isterici. La farfalla era imprigionata. La farfalla aveva perso i suoi colori. La farfalla si faceva del male da sola. Perché non voli più, farfalla?
Certo, la farfalla era imprigionata, era sola. Questa solitudine, però, non durò a lungo. Passò poco tempo, e qualcuno decise di entrare spontaneamente in quell'opprimente barattolo. “Lo sai che non potrai più uscire da qui?” chiese la farfalla al nuovo arrivato, il quale aveva delle sembianze alquanto sconosciute. “Usciremo insieme” rispose. Ed era sincero, mai decise di abbandonare la farfalla, mai più la lasciò sola.
Perdonati farfalla, perdonati del male che ti sei auto inflitta.
Il dolore era sempre forte, le ali stanche, ma il cuore della farfalla iniziava a riempirsi, iniziava a sorridere. Sorridi farfalla. Il peso, così, grazie a diete ed integratori iniziò etto dopo etto ad aumentare, permettendo alla farfalla di tornare ai suoi colori originali.
Certo, la mia vita è cambiata dopo la mia ossessione, dopo la mia malattia. Mi ci vollero mesi per poter dire “Si, sono malata. Sono malata, ma ne uscirò.” E' difficile ammetterlo, è difficile ammettere di avere un problema, di sentirsi imprigionati, di avere bisogno di aiuto. L'anoressia è un mostro che ti imprigiona lentamente. Ti accarezza, cullandoti e sussurrandoti parole dolci, per poi farti capire che era tutta una farsa, che ci sei solo cascata. Combatti piccola guerriera, combatti contro il mondo.

Elisa Pettinà



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