lunedì 26 giugno 2017

To the Bone: nell'attesa...








‘To the Bone’ non avrà la sua première su Netflix prima del 14 luglio, ma la piattaforma streaming sta già ricevendo aspre critiche da persone che sostengono che il racconto del disturbo alimentare della giovane ragazza sia provocatorio e potenzialmente dannoso
Basta guardare l’hashtag #TotheBone su Twitter ed è facile vedere come coloro che hanno sofferto di disturbi alimentari sono estremamente preoccupati del fatto che il film mostri una condizione complessa come l’anoressia, che spesso viene rappresentata dai media in maniera del tutto inaccurata. 
Il trailer di 2 minuti si focalizza su Ellen, impersonata dall’attrice Lily Collins, che conta le calorie e diventa sempre più fragile, fino ad un punto di svolta presumibilmente trionfante. La magrezza estrema di Ellen è oggetto di molte critiche, dato che si teme che il film romanticizzi quello che può essere un disturbo mortale. La National Eating Disorders Association (NEDA) raccomanda di non mettere in mostra la “magrezza pericolosa” per l’impatto che l’immagine può avere su persone che stanno soffrendo o guarendo da un disturbo alimentare.“Le immagini, per chi è a rischio o ancora in lotta, possono essere un’esperienza davvero viscerale, può scatenare tantissimi pensieri distorti”, sostiene Claire Mysko (Amministatore Delegato della NEDA). Il trailer mostra immagini di una Collins estremamente magra, nonostante le linee guida dei media suggeriscano che non vengano mostrati in scena “immagini grafiche o descrizioni di corpi”. Nelle sue linee guida, la NEDA sostiene: “La ricerca ha dimostrato che mettere in mostra la magrezza estrema può provocare una ‘corsa al baratro’ per perdere ancora più peso tra coloro che soffrono. Cioè, 'lei è più magra di me ed è ancora viva. Devo perdere ancora più peso'.” E il trailer è stato visto da più di 1 milione di spettatori in meno di una settimana…
Marti Noxton, il regista, ha risposto così alla pioggia di critiche: “Spero che questo film aiuti le persone a parlare di un disturbo che troppo spesso viene ignorato”. A questa affermazione, ha fatto seguito un post in cui riconosce la sua esperienza con l’anoressia e la bulimia, e sottolinea l’importanza della responsabilità nel mettere in mostra cosa significa avere un disturbo alimentare.“Il mio intento con questo film non è di rendere ‘glamour’ i disturbi alimentari, ma che sia uno spunto di discussione su una questione troppo spesso velata da segretezza ed errate concezioni”, ha scritto.  
La ricaduta iniziale del trailer probabilmente è famigliare a Netflix. Quando la piattaforma streaming ha lanciato la serie ’13 motivi per’ a marzo, esperti della salute mentale e sopravvissuti al suicidio sostenevano che la messa in mostra del suicidio nello show poteva influenzare negativamente i giovani e gli spettatori impressionabili. I ricercatori hanno dimostrato, infatti, che report e drammatizzazioni del suicidio possono essere legate ad una temporaneo picco nel tasso di suicidi. ‘To the Bone condivide’ con questa serie anche un’altra somiglianza: entrambi i progetti sono stati realizzati nella speranza di raccontare una storia importante trattando un’esperienza comune ma fortemente stigmatizzata. Noxon ha basato il film sulla sua esperienza e anche la Collins ha raccontato della sua precedente battaglia con il disturbo alimentare; per calarsi nel ruolo ha visitato un gruppo anonimo sull’Anoressia e incontrato il capo della Clinica per i DCA di Los Angeles.Per calarsi nella parte, Collins stessa era decisamente nervosa e preoccupata che il soggetto in questione potesse provocare alcune abitudini malate, soprattutto considerando il fatto che aveva perso peso per la parte. “Era qualcosa che consideravo rischio, perché c’è un confine sottile tra affrontare e superare un disturbo alimentare e ricaderci”, ha raccontato in un’intervista. “Ma sapevo che questa volta, sarei stata ritenuta responsabile di questo.” L’attrice ha lavorato con un nutrizionista, che le ha dato un programma alimentare e degli integratori. Mentre perdeva peso, era importante che le cose non scivolassero via. “Non ho fatto una dieta ferrea, ho mangiato sano, niente salse né olio, era mangiare molto salutare ma non dieta ferrea. Quello non avrebbe fatto bene al mio corpo e io volevo trattarlo tanto accuratamente quando in modo salutare possibile.”
‘To the Bone’ è stato realizzato in partenariato con ProjectHeal, un’organizzazione che raccoglie fondi per aiutare le persone ad avere accesso alle cure. Noxon ha raccontato di aver parlato con alcuni sopravvissuti per informarli del film e di aver lavorato con Project Heal nel corso di tutta la produzione “nella speranza di essere veritiera in un modo che non fosse offensivo.” Mentre Mysko vorrebbe che ci fossero meno scene che mostrano la magrezza estrema, spera che il film possa condividere una storia importante di malattia e guarigione senza glorificare i DCA o cancellare la diversità delle esperienze personali.
Andrea LaMarre‏, una dottoranda al Dipartimento di Family Relations and Applied Nutrition alla University of Guelph in Ontario, Canada, che ha lei stessa parlato del suo disturbo alimentare, dice che la reazione al trailer riflette una più ampia frustrazione per come queste storie vengono raccontate e per le esperienze che mettono in scena. "E’ rappresentativo di una tensione esistente in campo e questo [trailer] l’ha cristallizzata," lei dice. 

Mysko spera che Netflix manderà in onda il film con le informazioni di contatto di assistenza telefonica adeguata. E’ cautamente ottimista considerato che, prima della distribuzione del film, NEDA aveva realizzato in partenariato con gli attori un annuncio pubblico sui miti comuni che riguardano i disturbi alimentari. “Spero che ci sia l’impegno non solo a creare consapevolezza, ma anche a mettere le persone a contatto con le risorse”, dice.
Mentre il gigante dello streaming continua a correre rischi con programmi che trattano questioni fortemente stigmatizzate, ancora non ha imparato come rispondere alle manifestazioni di feedback da parte delle comunità molto compatte di pazienti, sopravvissuti, e sostenitori, che mostrano forti reazioni rispetto alle esperienze che mette in scena e ai film che mostra. Non si è ancora nemmeno reso di conto di come anticipare i bisogni degli spettatori per quanto riguarda le avvertenze. E finché Netflix non comincia a gestire adeguatamente gli aspetti che riguardano produzione e distribuzione dell’intrattenimento e che intendono affrontare la vergogna e lo stigma, continuerà ad imbattersi nei suoi angoli ciechi.

Nell'articolo si riporta, inoltre, la seguente 'Nota dell’editore: se soffri di un disturbo alimentare, questo trailer potrebbe essere potenzialmente dannoso. Puoi contattare la linea telefonica Crisis Text Line inviando il messaggio “NEDA” al n. 741-741.'

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Di seguito riportiamo il testo della Petizione lanciata su Change.org, che ci circola in rete in questi giorni.

Chiediamo che il film ‘To the bone’ sia ritirato dal dominio pubblico, che Netflix ritiri il lancio del film o che le compagnie di teatro cinematografico boicottino la messa in onda del film al pubblico. Questo film rende ‘glamour’ le malattie mentali, esaspera lo stigma che circonda i D.C.A. e può essere fattore scatenante e provocatorio per coloro che stanno tentando di guarire da un disturbo alimentare.
Può darsi che 'To the Bone' si stato realizzato dai produttori e dal cast in buona fede e come mezzo per attirare l’attenzione sui disturbi alimentari ma, se così è effettivamente, hanno valutato male e potrebbero infatti annullare anni e anni di lavoro svolto dalle associazioni impegnate nella lotta ai disturbi alimentari e ai disturbi mentali.
Il lavoro intrapreso per mettere fine allo stigma sui disturbi alimentari e all’errata convinzione che si tratti di malattie che colpiscono solo in età adolescenziale, solo il ceto medio, solo le donne non di colore, e che hanno a che fare solamente con la perdita di peso, viene vanificato in un baleno con l’uscita di questo film.
I D.C.A. sono gravi malattie mentali e non dovrebbero essere resi ‘glamour’ nel modo in cui lo fa ‘To the Bone’. Colpiscono persone di ogni genere, età, razza, classe e anche persone di qualunque peso possono soffrirne ed essere gravemente malate. Il tormento psichico associato alla sofferenza di un disturbo alimentare si riflette nel fatto che i D.C.A. hanno il più alto tasso di mortalità, e in particolare tasso di suicidio, di qualunque malattia mentale.
L’Anoressia nervosa non ha a che fare solo con la perdita di peso. Questo film mostra l’anoressia come una malattia che riguarda principalmente la perdita di peso e la guarigione, invece, il recupero del peso. Il peso è un fattore significativo in questa malattia, ma c’è ben altro. Essere sottopeso è estremamente pericoloso dal punto di vista medico e la perdita di peso sostenuta da Lily Collins per essere adatta a questo ruolo è stata irresponsabile e estremamente rischiosa, ma dà anche l’impressione al pubblico che la perdita e il riacquisto del peso nei disturbi alimentari siano una ‘scelta’ e non processi strazianti e pericolosi per la vita , come lo sono in realtà.
Anche mostrare nei media immagini di persone con un peso estremamente basso è inappropriato e può rappresentare una forte provocazioneper coloro che soffrono di disturbi alimentari. L’uscita di questo film può anche fomentare i pericolosi movimenti pro-ana e perciò risultare dannosa, provocante e pericolosa.
Per favore, siate responsabili. Potreste perdere soldi togliendo questo film dal mercato pubblico, ma se procedete, l’impatto potrebbe essere devastante per molte vite ‘reali’, aggravando lo stigma che circonda i disturbi alimentari,provocando coloro che sono in cura e in via di guarigione, o persino incrementare il tasso di incidenza dei disturbi alimentari.
Per favore, non mostrate questo film in pubblico.
(testo originale della Petizione qui)



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