lunedì 20 agosto 2018

Ci sono anch'io.


Da quanto tempo è che non ti abbracci? 
Da quanto tempo è che non ti guardi allo specchio non di sfuggita, ma osservandoti senza il timore di vederti? 
Da quanto tempo è che non senti il tuo corpo come tuo, invece di viverti come una bambola persa sul ciglio della strada? 
Da quanto tempo è che non provi il desiderio di sorridere senza un motivo, di muoverti senza paura del giudizio altrui, di parlare senza avere quel nodo in gola provocato dal tuo cuore che batte più veloce del dovuto? 
Per dare atto alla frase che hai sempre rivendicato, "ci sono anch'io", devi per forza ESSERCI, devi manifestare la tua presenza attraverso il tuo corpo, la parola, l'energia, la tua vitalità. 
Paura del mondo? Di sicuro. 
Ma prova a considerare le linee del tuo corpo come linee di contatto, e non di separazione dal mondo. Come un confine tra te e ciò che ti circonda, linee di un traguardo che arriverai ad oltrepassare restando te stesso, senza perdere i tuoi contorni. 
"Ci sono anch'io" non si ottiene scomparendo, non si raggiunge rimpicciolendo cuore ed emozioni, cancellando cibo ed ossigeno. 
Ha senso voler comunicare la propria presenza con l'assenza? 
"Ci sono anch'io" perché non ho paura di crescere, e quindi di cambiare. 
"Ci sono anch'io" perché voglio identificarmi con la mia forma in divenire che riesce a comunicare con ciò che aldifuori di me anch'esso muta. 
"Ci sono anch'io" perché sono fragile e da questa fragilità traspare la fragilità della paura stessa, che se esiste significa che può essere superata, come il confine tra me ed il mondo. 
"Ci sono anch'io" perché sto iniziando a dedicare del tempo per me stesso, in virtù del fatto che ESISTO, ed é un tempo che nessun altro può darmi, un tempo che non sarà mai sprecato.

Elisa

 

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