lunedì 22 ottobre 2018

Riconoscimento


Ho passato anni nel buio più totale, a essere un vegetale senza alcun tipo di emozione. L'unica soddisfazione che sentivo era la percezione di essere un dio, era quel peso della bilancia che volevo veder scendere a tutti i costi, era il senso di onnipotenza che provavo tutte le volte che avevo vomitato. “Ma ti vedi? Sei troppo magra! Sei uno scheletro!” Ma io non potevo vedermi, non potevo sentirmi perchè lei, la bulimia, mi aveva preso tutto!! Tanti anni passati a cercare il medico giusto, la pastiglia giusta per farmi guarire senza successo.... 
Ma a un certo punto arriva la cura: la psicoterapia di gruppo, dove non c'è un farmaco ma si guarisce dando voce al disagio interiore. Finalmente quell'urlo nel silenzio viene ascoltato e prende forma. La maledizione si allontana da me con molta fatica perchè non riesci a staccarti dalla malattia, perchè comunque lei è stata una stampella sicura e forte dove io mi sono aggrappata per tanto tempo.... E' strano dirlo, ma è come se, in un certo senso, lei mi abbia protetto. Poi il bruco che strisciava per non sentire le emozioni e paure diventa farfalla...svanisce l'illusione in cui vivi durante la malattia e per la prima volta arrivano le emozioni che avevo cercato di anestetizzare. 
E inizia il lavoro duro: ci sei tu e ci sono gli altri che non sono un piatto di pasta, ci sono gli altri con cui relazionarsi e non è sempre semplice. Ad un certo punto riesci a dare un senso a tutto, viene fuori gratitudine anche semplicemente per essere in vita, anche se provata duramente, sento gratitudine. Ma questo sentimento non basta, nel momento in cui esci dalla malattia ti scontri con le difficoltà e la quotidianità e il mio passato, la vulnerabilità delle mie emozioni non mi aiutavano, facevano crescere in me tanta rabbia......Cadevo continuamente ma così, cadendo e rialzandomi, diventavo sempre più forte. Poi grazie all'aiuto della mia Fede (Buddhismo) ma grazie soprattutto alla dottoressa Do che mi ha sempre sostenuto e aiutato, ho capito che la rabbia deve trasformarsi in vita, in sentimento propositivo, per cercare di costruire qualcosa e non distruggere. La parola che spiega meglio quello che vorrei è RICONOSCIMENTO. Non si possono lasciare le cose così, non posso immaginare una ragazza che si nasconde dietro al suo male o che si vergogni. Non posso pensare a un genitore disperato che ogni giorno vede consumare la propria creatura senza sapere cosa fare. Abbiamo bisogno di essere riconosciuti per tornare a vivere. Basta con questa morte, vivendo il frastuono dell'urlo nel silenzio. Vorrei una possibilità per me, per le altre, ma allo stesso tempo anche tu che stai di fronte a me, ti concederai una possibilità per conoscermi e capirti di fronte a me.

Anja

 

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