martedì 6 agosto 2019

Tra linee e forme


Ogni tentativo di definire e raccontare cosa è stata per me l'anoressia e il binge diventa sempre più difficile.
Mi sembra che le parole siano inadatte, espressione limitata di una dimensione che cambia forma colore con il tempo che scorre.
Perfezione, bambina, ascolto, terrore, paura, determinazione, forza, abbandono, timore, obbligo, negazione, negazione, controllo, autocontrollo, imposizione, ordine, pulito, sporco, finzione, presunzione, assoluto, dolore che pulsa...vita e morte.

Avevo così tanta rabbia dentro e un dolore sconosciuto mi faceva raggomitolare sul letto, mi sarei voluta strappare quel nucleo di dolore dalla profonda e sconosciuta  me, eppure comprenderlo e raccontarlo, separarmene, poi riconoscerlo e riassorbirlo è stato necessario. Quando provavo rabbia tremavo e mangiare diventava impossibile. Per il resto ho lottato e annientato una fame indicibile, una fame naturale, ma diventata incredibile.
Abbracciare uno schema fu come fare un passo ed entrare in una casa che cadeva a pezzi, in bilico continuo ogni gesto mi costava enorme fatica: non respirare per venti secondi, aspetta c'è la pasticceria trattieni il fiato, un boccone, una flessione, guarda una linea di mattonelle cammina in linea retta senza uscire dai bordi, metti la sciarpa senza far uscire l'etichetta, ripiega l'asciugamano in senso orario.
Ogni giorno sentivo una paura grigia, anzi la pensavo, perché tutto era testa, emozioni soffocate, vivevo in apnea.
Quando dopo quattro anni è arrivato qualcosa di diverso, l'ho accolto come potevo, con foga e disperazione. Un momento, un tentativo e la vita mi ha richiamata con forza e violenza, perché quando te ne dimentichi, lei non molla, come probabilmente la parte resiliente e vitale di noi non molla mai.
Ovviamente in questo percorso la mia famiglia c'era, io mi sono ammalata ma il dolore seppur diverso era condiviso. Dopo corse senza forze, 4 mandarini in inverno, un 3 sulla bilancia...sono esplosa. Non riuscivo a fermarmi, mani sporche nella bocca, ancora e ancora. Veloce silenziosa, vorace senza controllo e resistenza contro chiunque: non mi bloccare, non mi guardare, non mi ignorare, non ti arrabbiare...non ti vergognare di me!!
Dopo giorni e mesi di perdita, silenzio, e dolore, tanto tantissimo, perché al silenzio dell'anoressia si era sostituito un rumore incomprensibile, non capivo più nulla pensavo di impazzire...ho chiesto aiuto.
Sono passati quattro anni da allora.
Sono su un treno mentre scrivo, c'è il sole e fa decisamente caldo.
Avevo una paura enorme della vita e di morire paradossalmente, e ce l'ho ancora e mi guardo intorno e vedo che è di tutti, e mentre prima c'era una barriera ulteriore da dover affrontare tanto spessa da avermi convinto che oltre quello la vita fosse poca cosa, oggi la barriera è talvolta un vetro sottile, o una pellicola sospesa nella mia vita.
Vedo la guarigione fra virgolette come un percorso di vita, con i fantasmi propri di ogni percorso, presenti assenti, lontani, vicini. A volte ho paura di dimenticare, a volta mi aggrappo a ciò che sono stata, a volte mi fermo e riconosco i miei limiti a volte non vedo e basta.
Ogni giorno cambio visione, idea, paura e convinzione.
Respira! ...respiro, non c'è nessuna linea retta sulla quale camminare.

Alessandra G.


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