sabato 11 gennaio 2020

L'amico Binge


Ho sempre saputo che c’era qualcosa che non andava, ma non pensavo fosse così grave. Un giorno però ho sentito parlare di DCA, abbuffate, senso di colpa, BED… Mi sentivo persa, trascinata nel buio più profondo di un pozzo senza fine, dove non c’erano pareti a cui aggrapparsi. Nessuno, mai, era riuscito a descrivermi così bene, come una definizione di un manuale psichiatrico. E’ iniziata così la mia storia con il binge eating disorder. Non mi sono mai chiesta: “Perché è successo a me?”, ho cercato di accettarlo, di conviverci per sbarazzarmene. Mi sono resa conto che erano 12 anni che inconsapevolmente mi abbuffavo di nascosto e poi mi sentivo in colpa, che facevo diete che non servivano a niente, che mangiavo per “tenere buone” emozioni che non sapevo gestire. 12 anni beh sono tanti… ma ho deciso che lui non avrebbe vinto. Gli ho dato un nome, “l’amico binge”, perché in fondo ci convivevo da tanto tempo e per poterlo eliminare era meglio farmelo amico. Ho iniziato un percorso che mi ha dato gli strumenti per risalire il pozzo. Ho lottato contro abbuffate, check del corpo, evitamenti, dieta ferrea, condizionamenti ricaduti sulla mia vita sociale. E’ passato un anno dalla scoperta, un anno pieno di sofferenze, di sconfitte e di vittorie, un anno colmo di dolore e gioia. Gioia…si, perché questo percorso mi ha donato tanto. Oggi sono una ragazza nuova, so che posso farcela anche da sola. La mia terapeuta mi dice sempre “sei riuscita ad ottenere dei risultati pazzeschi in un anno di lavoro, contro 12 di problema” ed è vero e per questo posso ringraziare solo me stessa perché mi sono voluta bene. Il buio è meno fitto, scorgo una bella luce che filtra dentro al pozzo, so per certo che riuscirò ad uscire per potermi godere la splendida giornata di sole che merito, perché questa è la mia vita e non c’è cosa più bella.

Alessia


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