mercoledì 10 giugno 2020

Ho lottato per uscirne



La mia storia potrà sembrare banale per chi pensa che avere un disturbo alimentare sia semplicemente un modo per attirare l’attenzione. Non mi è mai piaciuto essere al centro dell’attenzione, proprio perché sono una persona molto chiusa e riservata, molto timida ed introversa e ho sempre avuto paura del giudizio degli altri. Sono sempre stata condizionata da questo, espormi troppo agli altri mi ha sempre messa a disagio. Qualcosa è cambiato però quando ho vissuto la bruttissima esperienza dei disturbi alimentari. Ho sofferto per circa un anno di bulimia e la mia vita è totalmente cambiata. La mia routine quotidiana era mangiare e vomitare, mangiare e vomitare, vomitare e soffrire. Il dolore e la frustrazione che provavo dentro di me nel fare una cosa simile era immenso e il senso di colpa che provavo era ancora più forte. Il mio primo pensiero al mattino era perdere peso e dimagrire. Volevo essere bella, volevo piacere agli altri, ma in fondo sapevo che quello che stavo facendo era sbagliato. Di certo il mio corpo non migliorava in quelle condizioni; vomitare non è mai una soluzione per perdere peso e non riconoscere la differenza tra bene e male mi uccideva dentro.Ora, il mio scopo non è quello di raccontare la mia storia per fare pena agli altri o sui social. Questo non è il mio compito. Oggi il mio compito e quello di dimostrare che da un disturbo alimentare si può uscire e che solo lottando e facendo del proprio meglio è possibile riprendere la propria serenità.  Io ero in trappola, rinchiusa in quella malattia che per un anno mi ha tolto tutto: la serenità, la voglia di vivere, i rapporti con gli altri e soprattutto con i miei genitori. Loro mi sono sempre stati vicini e io me ne sono resa conto troppo tardi. Infatti, la cosa che mi ha devastata di più è stato deluderli. Purtroppo, delle volte, ci dimentichiamo che al nostro fianco abbiamo delle persone che ci vogliono un mondo di bene, che qualsiasi cosa succeda, loro ci saranno sempre. Perciò non abbiate paura di confidarvi, non abbiate timore di un giudizio altrui, piuttosto, parlatene, confidatevi, perché a qualunque costo, se quelle persone vi amano, malattia o no, vi staranno sempre e comunque vicine. Io non l’ho fatto a suo tempo e me ne sono pentita, perché la delusione di un genitore è ancora più grande di un giudizio altrui. La paura di parlare è sempre tanta, ma è il modo migliore per uscirne. Perciò dico a chi soffre di disturbi alimentari che lottare per uscirne è difficile, ma con la buona volontà, con l’aiuto di chi ci sta vicino è possibile vincere questa battaglia. Lottando ce la possiamo fare.

Sara


2 commenti:

  1. Cara Sara, da mamma posso dirvi che voi non ci deludete mai!! Quando ci vedete tristi o sfiniti è perché in quel momento non riusciamo ad aiutarvi .... vorremmo solo poter sconfiggere il mostro dei DCA al posto vostro , siamo i vostri genitori e ci è inaccettabile vedervi soffrire e non riuscire a fare nostra tutta quella sofferenza e liberarvi da ogni dolore, sia esso fisico che mentale.
    Io chiedo a tutti voi, grandi guerrieri, che combattete contro un disturbo alimentare di chiedere aiuto alle persone specializzate ( psichiatri, psicologi, nutrizionisti ecc) ma anche di non dire mai che siete una delusione per noi genitori perché sappiate che pensiamo la stessa cosa di noi stessi e cioè di avervi in qualche modo deluso e quindi, se non conosciamo personalmente la sofferenza causatavi dal disturbo, quella causata dal sentirsi in colpa ci è molto chiara ma, da entrambe le parti, non dobbiamo permettere che ci schiacci perché credo che anche essa faccia parte della strategia del mostro ( dca) che ci vuole annullare poiché dobbiamo sempre ricordarci che quando un familiare si ammala si ammala tutta la famiglia e quindi tutti i familiari devono unirsi compatti e lottare fianco a fianco.
    È dura, non è mai un percorso solo in discesa ma si può guarire, tu lo sai bene, e vale sempre la pena di lottare.
    Un grande abbraccio a te e ai tuoi familiari 💜

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