lunedì 3 gennaio 2022

Il cibo non può saziare se manca lo sguardo che nutre - Laboratorio del 28 dicembre

 

Il laboratorio di stasera si trova in mezzo a un Natale appena trascorso e un Capodanno che sta per arrivare, due periodi festivi che lasciano un’impronta non indifferente per chi soffre di una malattia del comportamento alimentare. Stasera sono state tante le esperienze condivise, e malgrado le inevitabili difficoltà è emersa la voglia comunque di stare insieme, anche se la presenza della malattia occupa un posto “primario” a tavola. Quello che però è apparso chiaro stasera è che nonostante il piatto vuoto sia stato in prima linea, ci sono stati tanti altri momenti che hanno saputo diminuire la supremazia della malattia. Sono state le occasioni in cui ci si è riuniti per scartare i regali, per giocare, per stare seduti insieme sul divano a guardare un film, attimi in cui si è scherzato e soprattutto si è avuta la possibilità di vedere la propria figlia o figlio sorridere non solo con la bocca ma anche con gli occhi. 

C'è stato anche il racconto di chi invece ha vissuto non la gioia, ma la rabbia della propria figlia perché quella tavola così ben imbandita e preparata da lei stessa attraverso i manicaretti che con tanta dedizione si era impegnata a cucinare affinché ogni cosa fosse perfetta, si è incrinata dal gesto naturale e involontario di un parente che, portando di sua volontà una pietanza non prevista, ha scavalcato il potere della malattia.
È facile che in occasioni come le feste natalizie, ci si ritrovi con i figli che dettano legge in fatto di menù. Seguendo un regime alimentare concordato con i propri nutrizionisti, cercano di avere il pieno controllo di tutta l’organizzazione preparando loro stessi le pietanze da portare in tavola. Se da una parte questo li aiuta a essere meno spaventati, dall’altra alimenta il meccanismo di controllo della malattia che porta a concentrarsi sul cibo per tenersi lontano dalle relazioni interpersonali. I genitori non possono gestire tale modalità poiché dietro a queste dinamiche si nascondono significati inconsci e profondi che solo un contesto terapeutico può affrontare. 

La famiglia però può essere un valido aiuto perche’ può fornire ai terapeuti un’altra chiave di lettura di come si è vissuto il clima natalizio. Nei racconti di stasera c'era il desiderio di capire come accettare e in qualche modo convivere con la malattia del comportamento alimentare dei propri figli, soprattutto in queste giornate particolari dove ogni emozione riaffiora con maggiore ntensità. C’è chi ha vissuto il piatto vuoto della propria figlia con un forte senso di angoscia che ha impedito di godere della gioia che compariva negli occhi della stessa nel momento di aprire i regali, così come c’è chi ha vissuto con tristezza e preoccupazione vedere quel piatto pieno ma accompagnato da due occhi tristi e spenti. Il cibo non è il vero protagonista della scena quanto l’emozione, che rappresenta la vera fonte del nutrimento. Per capire questo concetto, basta pensare alla figura materna. Immaginiamo una mamma che allatta il proprio figlio appena nato, il suo sguardo cerca lo sguardo del figlio, poiché è questo il primo nutrimento di cui lui ha bisogno. Quel contatto visivo racchiude il significato simbolico della relazione. Una relazione che cresce e si sviluppa attraverso il contatto e la presenza di entrambi i genitori. 

Quante volte vediamo come i figli cercano di catturare l'attenzione della mamma e del papà. Non lo fanno per capriccio, è un bisogno primario di riconoscimento. Proviamo ora a immaginare come potrebbe crescere un bambino che non si è mai sentito guardato. Sicuramente si ritroverebbe senza alcun punto di riferimento, sentendosi solo e indifeso. Questo potrebbe essere ciò che vive una persona che soffre di una malattia del comportamento alimentare nel momento in cui si trova davanti a un piatto. Ricerca quello sguardo in cui è stato visto la prima volta e attraverso il quale si è sentito protetto.

Una mamma ha raccontato di non aver organizzato alcuna cena o pranzo particolare. Ha lasciato che ogni cosa si svolgesse come se fosse un giorno qualsiasi. Dopo i pasti, ci si è riuniti con i parenti per aprire i regali e stare insieme, questo il significato che ha voluto trasmettere del Natale. Il primo passo verso la guarigione da una malattia del comportamento alimentare non è il sedersi a tavola e mangiare, ma è il sedersi a tavola per stare insieme agli altri, questo è il vero nutrimento, alimentarsi con il cibo è il passo successivo, ma prima di questo deve esserci il nutrimento dello stare con gli altri, il nutrimento di quello sguardo che protegge e rassicura, altrimenti il cibo non potrà mai saziare e nutrire un corpo congelato dal sentirsi invisibili. Come ha raccontato una ragazza che, dopo aver trascorso tanti Natale in cui a tavola con la sua famiglia non toccava cibo, un anno ha improvvisamente sentito il desiderio di assaggiare e condividere con i suoi familiari quel pasto evitato per tanto tempo. Il senso di calore provato ha saputo lentamente sciogliere e liberare quell’anima così a lungo congelata dalla malattia del comportamento alimentare.

La frase della settimana: IL CIBO NON PUÒ SAZIARE SE MANCA LO SGUARDO CHE NUTRE

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