mercoledì 4 dicembre 2013

Altri contributi...

Ed ecco a voi un contributo della nostra amica  Simolyliham tratto dal suo blog "Fame d'amore" :

Anoressia e Bulimia. Una giovane donna racconta la sua storia“DCA” per molte persone è una sigla vuota, per altre invece colma di dolore, sofferenze, tristezza se non depressione; e per altre ancora è sinonimo di morte, propria o di qualche caro.
Con la sigla DCA (Disturbi del Comportamento Alimentare) si indicano diverse malattie che, soprattutto negli ultimi anni, sono diventante tristemente famose rimbalzando da media a media: anoressia nervosa, bulimia nervosa, disturbo dell’alimentazione incontrollata, obesità, picacismo. Tra queste malattie quella più nota è l’anoressia, perché strettamente legata al culto di un certo tipo bellezza.
Abbiamo incontrato Adriana (nome di fantasia), una ragazza che vive nell’area pinerolese, che è stata malata di anoressia e di bulimia, ed è ora è sulla via della guarigione.
Come accade che una ragazza si ammali di anoressia?
All’inizio vuoi seguire il canone di bellezza della Società di oggi, dove “magro è bello”. Tutto inizia con una semplice dieta: vuoi soltanto dimagrire. Perciò inizi a contare le calorie, a pesarti tutti i giorni e a ridurre le porzioni sempre più. Tutte le ragazze potenzialmente potrebbero ammalarsi, perché tutte fanno la classica dieta.
Come ti accorgi che qualcosa non va nel tuo modo di seguire una dieta?
In realtà tu non te ne accorgi: i tuoi comportamenti ti sembrano normali, fino a quando insorgono atteggiamenti che ti portano ad un “punto di non-ritorno”. Ne prendi coscienza, o almeno per me è stato così, quando dalla semplice dieta passi davvero ad avere “comportamenti compulsivi-ossessivi” riguardo al cibo e al tuo corpo.
Quali sono i “punti di non-ritorno” di cui parli?
Un punto di non ritorno: quando, raggiunto il peso che ti eri prefissato, continui a non mangiare ugualmente per paura di ingrassare. Così non solo non ingrassi, ma continui a dimagrire. Ti piace vedere il tuo corpo assottigliarsi e iniziano a piacerti le tue ossa. Arrivi ad amare le tue ossa, vuoi le tue ossa.
Tutto ciò che conta è vedere la bilancia scendere: diventa eccitante vedere il numero calare. Persino l’acqua in corpo ti dà fastidio, perché gonfia la pancia e ti fa pesare di più. Si arriva persino a pesarsi prima e dopo l’essere andati al bagno. Un altro punto di non ritorno è il non voler più mangiare di fronte agli altri.
Questo perché, per una ragazza con l’anoressia, anche una fetta di pizza è un pasto eccessivo. Ha troppe calorie. Da sola supera il tuo “budget giornaliero”. Perché arrivi ad avere un budget di calorie giornaliero che di solito, quando la malattia ti prende forte, non supera le 300!
300 calorie in termini di cibo a cosa equivarrebbero?
Circa 3 mele grandi.
Non hai fame?
Certo che hai fame, muori di fame! Hai talmente tanta fame che non senti nemmeno più i crampi alla pancia, anzi sentire lo stomaco che si restringe è diventata una sensazione piacevole. Ma prima o poi la fame ti sovrasta. Ecco che insorge la bulimia per fame: non ce la fai più, non ce la fai proprio più ad un certo punto.
Perché?
Perché ti sei affamato per troppo tempo, a volte per anni. Certe ragazze hanno addirittura l’anoressia pura per quasi una vita, se non muoiono. Ma comunque prima o poi tutte passano dalla bulimia, se non si fa il percorso di guarigione. Perché arrivi che sei proprio affamata, hai una fame bestiale.
Quando mangi che cosa provi?
Quando hai l’anoressia pura è un contorcersi del tuo spirito: ti senti lievitare anche solo per un boccone di verdura, ti senti cosmicamente in colpa, ti senti gli occhi puntati addosso, che tutti ti giudicano una “vacca grassa”.
Nella fase bulimica il termine giusto è “godi”. Quando mangi godi e non riesci a fermarti. Più mangi più mangeresti, come una belva famelica.
Mangi, però poi vai in bagno a vomitare, giusto?
Sì. Non vuoi mangiare di fronte agli altri, ma non vuoi nemmeno che gli altri si accorgano dell’anoressia, quindi devi trovare un modo per mangiare senza ingrassare, anzi dimagrendo. Allora molte ragazze con un DCA iniziano a vomitare. Quando inizi a vomitare è finita, non smetti più: è come una droga, anzi peggio!
Inizi a mangiare tutto quello che vuoi, ma di nascosto, perché sai come smaltire in fretta! Altre ragazze iniziano a fare frenetica e compulsiva attività fisica, altre prendono lassativi, altre ancora (come feci io), fanno più cose assieme.
E tutto questo comincia cercando di dimagrire?
Dimagrire è la punta dell’iceberg. Vuoi essere notata, ma non dai ragazzi, quella è la scusa superficiale. Tu vuoi essere notata dalla gente, precisamente dalle persone che ami, come i tuoi parenti. Perché sono loro che ti hanno causato la fame d’amore.
Loro che, pur facendo il possibile, tutto ciò che erano capaci di fare, non sono riusciti ad amarti come ne avevi bisogno, magari spesso non ti hanno neanche mai apprezzata. Allora, paradossalmente, vuoi diventare invisibile per essere vista.
Come si convive con questa malattia?
Non ci convivi, sopravvivi, finché non muori. Perché di DCA o si guarisce o si muore: puoi sopravvivere anche 30-40 anni con l’anoressia pura (con la bulimia molto meno: ad ogni crisi rischi di avere un infarto), ma alla fine non ce la fai più: i tuoi organi interni si rovinano col tempo.
È una vita di privazioni, giusto?
Sì. Non solo ti privi del cibo, degli affetti e della vita sociale, ma smetti di uscire: hai paura di dover mangiare fuori, quindi davanti agli altri; non sai più come vestirti, perché sei troppo grassa; devi avere ossessivo- compulsivo controllo su tutta la tua vita, persino i bicchieri sulla tavola devono essere messi perfettamente.
L’anoressia è anche una sorta di “elogio alla perfezione”, un pretendere di essere perfetti. Ci si sente superiori agli altri: tu sei più forte, tu “vivi” anche senza cibo. Ma non è un vivere…
Vederti pelle e ossa non ti allarma?
No, perché l’obiettivo ultimo e principale della malattia, è l’autodistruzione: i DCA sono un vero e proprio metodo autodistruttivo e autolesionista. Ci sono ragazze che non si limitano a non mangiare, vomitare, abbuffarsi, ma tentano veramente di uccidersi anche con altri metodi, classici sono i tagli di lametta.
Perché molti credono che sia soltanto un mania da ragazze che vorrebbero fare la modella?
Forse perché la gente non conosce e non capisce che è una malattia, scientificamente dimostrata. Ma al tempo stesso ci tengo a precisare che noi non siamo una malattia. Se tu dici ad una ragazza con l’anoressia che è anoressica, lei sarà contenta perché è arrivata ad identificarsi con la malattia; lei vuole essere la malattia.
Quindi più ci si sente dire «sei anoressica », più lo si sarà e meno si penserà che queste sono malattie che ti vengono. Non sono esperta medica di DCA, ma ho letto molti articoli e ho avuto a che fare con molti medici. Per esempio ho letto in un articolo che anche il cervello dimagrisce col dimagrire del corpo: così cala la fiducia nel medico e ci si chiude sempre più in se stessi.
Oppure a riguardo della bulimia, so che è tutto un meccanismo provocato dalle ghiandole che producono serotonina: questa, nelle ragazze che hanno il DCA, è carente. E il cibo, in particolare i dolci, fanno aumentare il livello di serotonina, la quale provoca piacere e assuefazione. Ma la gente queste cose non le sa, perché di DCA non si parla, ce ne si vergogna.
Bisognerebbe venisse fatta più informazione. I DCA sono la maggior causa di morte per le ragazze. Non dobbiamo e non possiamo vergognarci di parlare di questa malattia! Sia perché dobbiamo convincerci tutti che non ce la siamo causata, ma siamo predisposte alla malattia (vedi serotonina e bulimia), sia perché non possiamo permettere che altre ragazze muoiano. Non possiamo più tacere.
Come si può guarire?
L’amore: sentirsi amati per imparare ad amarsi. Perché non ti ami, ti odi e per tanti motivi. Non ti senti amata, proprio perché non sei capace ad amare te stessa. Solo quando incontri qualcuno che sappia andare oltre la malattia, e vedere ciò che realmente sei aiutandoti a tirarlo fuori, allora puoi intraprendere il percorso di guarigione.
Prima invece il senso della tua vita è dettato solo più da numeri: bilancia, calorie, misure del tuo corpo, minuti di attività fisica, ore gettate via.
E il percorso di guarigione com’è?
Non è bello, né producente essere considerati solo un paziente-numero. Occorre sentirsi amati anche dai dottori, benché il loro non sia un affetto materno, alcuni riescono davvero a far sentire che sono lì per te, per il tuo bene e non perché “vogliono farti ingrassare”.La malattia coinvolge anche aspetti psichici e fisici, bisogna affidarsi ad un buon centro contro i DCA. Soprattutto bisogna fidarsi dei dottori e questi devono instaurare con la persona che ha un DCA un rapporto di umanità prima di tutto: persona che ha esperienza aiuta persona con problema.
Perché una ragazza con l’anoressia pensa che un dottore voglia solo far riprendere peso per farla guarire. Ma non si guarisce solo prendendo peso. Io penso che si possa essere anoressici anche a 70 chili. Non è il peso che conta: il cibo è la punta di un iceberg. La magrezza è solo la maschera dietro cui si nasconde un profondo disagio esistenziale e psicologico.
Se incontrassi una ragazza con un DCA come l’aiuteresti?
Le direi che non è sola, non è colpa sua quello che le accade, che lei ha una malattia, non è anoressica o bulimica; non deve identificarsi con la malattia. L’aiuterei a scrutarsi interiormente per capire le cause scatenanti e cercherei di convincerla con l’amore a farsi seguire da un buon centro.
Soprattutto diventerei sua amica. Come è successo con le amiche che ho: le mie amiche migliori sono quelle conosciute durante i ricoveri, quelle che hanno o stanno passando ciò che vivo io.

spero sia stato interessante per voi come lo è stato per me.. aspetto vostri commenti per un confronto!
Un abbraccio
Michi

3 commenti:

  1. Si può morire pur rimanendo vivi, si muore in molti modi: in certe malattie, nella morte del prossimo e, ancor di più, nella morte di ciò che si ama e nella solitudine prodotta dalla totale incomprensione, dall'assenza di possibilità di confessarsi, quando a nessuno possiamo raccontare la nostra storia. Questo è morte; sentenza di morte. Chi avrebbe dovuto ascoltare, addentrandosi maggiormente e senza esitazioni nella propria vita, e non lo fa, emette una sentenza di morte. Vivere è convivere, ma quando la convivenza risulta impossibile, perché chi convive interpone e impone la sua sentenza alla persona, allora è la morte. Si muore perché giudicati, condannati all'isolamento dall'altro...
    Jane

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  2. Non sono completamente d'accordo con quello che ha scritto Simolyliam, ma forse semplicemente perchè siamo due persone diverse e quindi abbiamo due modi diversi di vedere anche la malattia... In ogni caso, leggere il suo punto di vista è senz'altro costruttivo e rappresenta comunque un arricchimento... ed è questa la cosa più importante: potersi arricchire a vicenda condividendo le proprie esperienze, proprio perchè così diverse le une dalle altre.
    Un abbraccio...

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  3. Grazie della pubblicazione, aggiungo solo che l'intervista è uscita sul giornale piemontese www.vitadiocesanapinerolese.it :D

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