lunedì 12 dicembre 2016

Che cosa è la paura?

Quante volte ti capita di pensare che la vita degli altri è sempre più interessante della tua? Che gli altri sono migliori di te? Che gli altri hanno qualità e capacità che tu non hai? Che gli altri sono più belli e felici di te? ....E la lista potrebbe continuare all'infinito vero? È come se una parte di te stesse continuamente con il dito puntato contro. Pronta a coglierti in errore. Pronta a evidenziare quanto sei lontana dall'obiettivo prefissato. Pronta a incolparti per non essere stata capace di...
Ma, che cosa c'è dietro a questo perenne dito puntato contro? Perché sembra quasi divertirsi a pungolarci così tanto? Forse, è qui che sbagliamo. Non penso ci sia divertimento nel darsi addosso, quanto una nostra incapacità a volerci bene. Viviamo con la costante paura di non essere mai all'altezza di.., quando in realtà noi già siamo.
Perché continuiamo questo infinito paragonarci e confrontarci con gli altri? Che cosa andiamo cercando?
L'altro giorno ho letto per caso una massima: "un fiore non si preoccupa di sbocciare più profumato o più colorato del fiore che gli sta accanto. Semplicemente, il fiore sboccia. E una volta sbocciato, si gode il sole, il vento, l'acqua, la terra. Senza chiedersi alcunché ".
Forse, anche noi dovremmo fare come il fiore. Dovremmo abbandonare tutte le idee malsane di non essere mai abbastanza o di non meritare amore, attenzione, affetto. Se ci pensiamo, è veramente assurdo il male che ci causiamo con pensieri auto le-sionisti e distruttivi.  Certo, a parole è semplice, ma coi fatti poi...Coi fatti finiamo che ci ammaliamo. In questa cornice di perfezionismo estremo dove regna sovrano il controllo e il dimostrare di valere, ecco che ci lasciamo andare a comportamenti malati; e i disturbi del comportamento alimentare sono uno di questi. Perché il cibo, il cibo è facile da maneggiare. Il cibo è lì, sempre disponibile. E, cosa da non sottovalutare, il cibo si fa fare tutto quello che si vuole: si lascia divorare, vomitare, respingere, rifiutare....senza mai dire nulla...senza mai chiedere nulla... È così facile usare il cibo per scaricare la tempesta di emozioni, ansie, paure che abitano in noi.  Ma così, non funziona. Perché una volta cadute nei meccanismi del comportamento dipendente, perdiamo la nostra vera essenza: la nostra unicità, il nostro essere semplicemente fiore.
Le emozioni sono difficili da gestire, soprattutto se accompagnate da paure ancora più grandi  dell'emozione stessa. Ma ognuno di noi è fatto di emozioni. Non possiamo continuare a respingerle, quanto accoglierle. Accoglierle così, naturalmente. Ma.....fa paura vero?
E di cosa è fatta questa paura?
Ha una forma?
Ha una voce? Sta dicendo qualcosa?
Emana calore? O è invece fredda?
Che consistenza ha? È dura? O è morbida?
È un'immagine? E che immagine è ?
Ha dei colori? E quali sono questi colori?
Vive da qualche parte? E dove vive? Come è l'ambiente in cui sta?........

Potrei continuare all'infinito in questo viaggio esplorativo della paura.
Quanto sgomento avevo la prima volta che ho provato a dare una risposta a queste domande che mi venivano poste. Li, occhi chiusi a cercare di vedere, sentire, immaginare. Domande che all'inizio mi parevano così sciocche e prive di senso, come la persona che me le stava facendo. ( eh sì, la mia parte iper critica e giudicante doveva pur dire qualcosa!!!) E invece...invece è stato di una bellezza inimmaginabile. Mi stavo avventurando dentro ai miei pensieri, al mio modo di vedere e sentire, al mio modo di percepire la realtà...e tutto avveniva in maniera così naturale e spontaneo. Non erano per niente sciocche quelle domande; come non lo sono state le mie relative risposte. Il mio visualizzare immagini, colori, persone, forme, luoghi...a volte stupendi e svolte terrificanti...Ma ogni volta che riaprivo gli occhi....la sensazione che provavo era di un senso di grande profondità. Quella profondità di cui ognuno di noi ne è il personale custode. Quanti muri invece vi costruiamo intorno, e quante porte blindate per sigillarla dentro questa nostra profondità, che è poi la nostra più grande risorsa. E tutto, tutto per tenere lontano una sola emozione:  la PAURA.
Dietro alla paura finiamo con il creare interamente la nostra vita. Attraverso un gioco di specchi in cui alla fine, come in un labirinto, non comprendiamo e non vediamo più la porta che ci conduce fuori dalla paura stessa.
Beh...io, come ho scritto prima, ho trovato il mio metodo per trovare quella porta. Semplicemente (e non banalmente) mi siedo....chiudo gli occhi.....e osservo di cosa è fatta la mia paura....lasciandola libera di manifestarsi. Gli specchi, ad uno ad uno, spariscono per lasciare il posto alla porta tanto cercata....la apro....ed ecco la vita farsi improvvisamente spazio davanti a me....ecco che il fiore comincia a sbocciare ed è lì, li pronto a godersi lo spettacolo della vita che è davanti e dentro di se'.
Ciò che spero un giorno e' di riuscire ad insegnare ad altri ad avventurarsi nel profondo viaggio dentro se stessi. Un viaggio non semplice. Un viaggio che richiede molta presenza, sia da parte di chi l'affronta, sia da parte di chi accompagna. Ma proprio perché ho vissuto in prima persona l'esperienza di cosa si prova ad essere "riconosciuti", " capiti" ed "accompagnati" che desidero ora "riconoscere", "capire" ed "accompagnare" chi mi chiede aiuto per incamminarsi in questo viaggio.

Francesca

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