domenica 25 dicembre 2016

Natale...Ti chiedo scusa


Il Natale ha il potere di avvicinarti ancora di più alle tue emozioni. Anche se può essere una festa che non vuoi festeggiare, non puoi comunque non sentirne la presenza. Sembra quasi che il Natale voglia costringerti a guardarti dentro. Oggi, 25 dicembre, ho un voglia pazzesca di starmene da sola in casa. Fare un pranzo frugale e poi buttarmi a dormire...così, metterei sicuramente a tacere le emozioni che sento che stanno per scatenarsi dentro di me. Questo è il primo Natale che vivo senza la presenza di mio padre. Provo un profondo rammarico per non essere mai riuscita a godermi questa festa insieme a lui. C'era sempre un qualcosa che mi faceva stare sulla difensiva. Non potevo dimostrargli di volergli bene perché la cosa mi imbarazzava. Era più facile per me rivolgermi a lui in modo scortese piuttosto che in maniera amorevole e gentile. Ora... Vorrei poter tornare indietro per dirgli apertamente che dietro alla mia aggressività si celava la mia incapacità di dimostrargli il mio amore. Per anni ho cercato invano di attirare la sua attenzione...ho anche smesso di mangiare per vedere se lui si accorgesse finalmente di me, finendo poi con l'imparare a gestire ogni mio disagio attraverso il rifiuto e/o controllo del cibo. Questo mi faceva sentire forte. ..Invincibile... ma soprattutto, mi faceva sentire inattaccabile. Oggi, che sono guarita dal mio disturbo del comportamento alimentare, provo affetto per quella parte di me che per anni è stata malata. Quanti Natale ho trascorso a lottare contro la voragine di angoscia che mi divorava dentro. Quanta rabbia e odio ho provato e rigettato su mio padre. Ho sempre dato la colpa a lui di tutto il mio dolore. Lui, in quanto padre, avrebbe dovuto proteggermi, guidarmi, abbracciarmi, farmi sentire che c'era. Invece...invece, nemmeno si degnava di reagire davanti alla mia aggressività. Menefreghista!!!!!!....E io, davanti a questo muro di indifferenza, mi percepivo e sentivo di non esistere....ero completamente invisibile. Nessuno mi rimandava l'esperienza che io c'ero, che esistevo, che ero importante. Ora che sto scrivendo, mi viene naturale allargare la mia macchina da cinepresa percettiva e vedo farsi protagonista altri elementi che allora non erano alla portata della mia visione, in quanto ero troppo concentrata su me stessa. Ecco allora porsi davanti a me l'immagine di mio padre. Ci sono io che gli sto urlando la mia rabbia e lui, lui che fa? Lo vedo chiudersi in un mutismo innaturale. I suoi occhi, ( che io urlante vado disperatamente cercando) sono abbassati. Non per sfuggire da me, ma per nascondere il dolore che vi si sta celando dietro. Ciò che mi colpisce ora come un pugno allo stomaco è vedere non più solo la mia di sofferenza, ma anche quella impotente di mio padre.

Ora che i miei occhi non vedono più attraverso le lenti deformanti della malattia, ho visto e riconosciuto il dolore di mio padre. Non è mai stato indifferenza, menefreghismo, assenza. Tutt'altro. Entrambi eravamo incapaci di comunicare. Anzi, a dire il vero, io ho (inconsciamente) provocato mio padre. Il mio intento era costruire sempre più muri fra noi due per vedere se lui si fosse impegnato a lottare per abbatterli. Perché questo avrebbe significato che mi voleva bene. E più vedevo che non reagiva, più saliva il dolore e la rabbia in me..in un gioco ossessivo, perverso e autodistruttivo che mi ha portato a non essere più capace di comunicare con mio padre attraverso il linguaggio dell'amore. Io ero la figlia, che doveva essere protetta, e lui il genitore, l'adulto, che doveva proteggermi. Pensiamo spesso che i genitori debbano essere perfetti; debbano capire all'istante quello che nascondiamo dentro; debbano circondarci di amore ( ma non troppo, perché se no ci sentiamo soffocare); debbano saperci guidare, sostenere, confortare, assicurarci una vita serena, sorreggerci quando cadiamo e spronarci quando tentenniamo......Ma, mi chiedo, ho mai permesso a mio padre di fare tutto questo? Sinceramente... no....Sin da piccola ( avrò avuto 6/7 anni), io lo preferivo a mio zio. Mio zio era per me il modello del padre perfetto. La sua famiglia, mia zia e le mie due cugine, erano il modello della famiglia perfetta. Quando lo andavo a trovare, mi nutrivo di questo clima di amore che si respirava a casa sua. Mio zio giocava spesso con le mie cugine, coinvolgendo anche me. Alla sera, spesso si metteva al pianoforte a suonare e noi cantavamo insieme a lui.Gli abbracci non si elemosinavano, ma arrivavano inaspettatamente. Quanta felicità c'era in questi gesti. Poi tornavo a casa mia, e subito mi penetrava il gelo. Percepivo all'istante la differenza, e ricordo quanto piangessi per non avere anche io un padre come quello delle mie cugine. È qui, in questo momento che è nata in me la rabbia verso mio padre. È da lì che ho cominciato a indirizzare verso di lui una guerra fatta di ostilità, pretese, urla, rimproveri, odio.....E prepotentemente si è costruita in me la convinzione che se non potevo avere il padre e la famiglia perfetta, sarei diventata allora "Io" perfetta. Ed è stato quasi automatico fare mio il pensiero che se avessi controllato il cibo, sarei stata capace di controllare ogni cosa. E allo stesso modo, se avessi dimostrato di essere perfetta in tutto ciò che facevo...se avessi costruito un'immagine di me perfetta....ecco che allora potevo essere vista e amata. Convinta che questo controllo mi avrebbe difesa da ogni cosa, mi sono creata la mia realtà, come dicevo io, sicura che niente avrebbe più potuto ferirmi. Come mi sono illusa!!!!!!!! Ci sono voluti anni di profondo lavoro su me stessa per capire di quanta incomprensione e sofferenza avevo avvolto tutta quanta la mia vita.

Oggi, 25 dicembre, mio padre non c'è più. Non c'è più per potergli manifestare il mio amore. Non c'è più per chiedergli scusa. Non c'è più per poterlo abbracciare. Non c'è più........ Non so se ci sia un altra dimensione o quant'altro in cui lui può sentirmi, vedermi, essermi vicino. Questo non lo so....ma io oggi, 25 dicembre, papà, ti chiedo scusa per la sofferenza che ti ho causato.... Ti chiedo scusa per non essere stata capace di dirti quanto ti voglio bene.... Ti chiedo scusa per non averti mai permesso di essere il padre che magari avresti voluto essere per me......In tutto questo, mio caro papà, sono consapevole che tutto ciò che c'è stato tra noi due non è stato invano perché mi ha reso la donna che sono oggi. E lo devo anche a te. Al tuo non avermi mai abbandonato nonostante il mio continuo allontanarti col mio tenerti sempre a distanza. Grazie papà. Un immenso grazie.  Ti voglio bene!!!!!!  E ti abbraccio!!!!!!!!

Francesca 

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