Il
Natale ha il potere di avvicinarti ancora di più alle tue emozioni. Anche se
può essere una festa che non vuoi festeggiare, non puoi comunque non sentirne
la presenza. Sembra quasi che il Natale voglia costringerti a guardarti dentro.
Oggi, 25 dicembre, ho un voglia pazzesca di starmene da sola in casa. Fare un
pranzo frugale e poi buttarmi a dormire...così, metterei sicuramente a tacere
le emozioni che sento che stanno per scatenarsi dentro di me. Questo è il primo
Natale che vivo senza la presenza di mio padre. Provo un profondo rammarico per
non essere mai riuscita a godermi questa festa insieme a lui. C'era sempre un
qualcosa che mi faceva stare sulla difensiva. Non potevo dimostrargli di
volergli bene perché la cosa mi imbarazzava. Era più facile per me rivolgermi a
lui in modo scortese piuttosto che in maniera amorevole e gentile. Ora...
Vorrei poter tornare indietro per dirgli apertamente che dietro alla mia
aggressività si celava la mia incapacità di dimostrargli il mio amore. Per anni
ho cercato invano di attirare la sua attenzione...ho anche smesso di mangiare
per vedere se lui si accorgesse finalmente di me, finendo poi con l'imparare a
gestire ogni mio disagio attraverso il rifiuto e/o controllo del cibo. Questo
mi faceva sentire forte. ..Invincibile... ma soprattutto, mi faceva sentire
inattaccabile. Oggi, che sono guarita dal mio disturbo del comportamento
alimentare, provo affetto per quella parte di me che per anni è stata malata.
Quanti Natale ho trascorso a lottare contro la voragine di angoscia che mi
divorava dentro. Quanta rabbia e odio ho provato e rigettato su mio padre. Ho
sempre dato la colpa a lui di tutto il mio dolore. Lui, in quanto padre,
avrebbe dovuto proteggermi, guidarmi, abbracciarmi, farmi sentire che c'era.
Invece...invece, nemmeno si degnava di reagire davanti alla mia aggressività.
Menefreghista!!!!!!....E io, davanti a questo muro di indifferenza, mi
percepivo e sentivo di non esistere....ero completamente invisibile. Nessuno mi
rimandava l'esperienza che io c'ero, che esistevo, che ero importante. Ora che
sto scrivendo, mi viene naturale allargare la mia macchina da cinepresa
percettiva e vedo farsi protagonista altri elementi che allora non erano alla
portata della mia visione, in quanto ero troppo concentrata su me stessa. Ecco
allora porsi davanti a me l'immagine di mio padre. Ci sono io che gli sto
urlando la mia rabbia e lui, lui che fa? Lo vedo chiudersi in un mutismo
innaturale. I suoi occhi, ( che io urlante vado disperatamente cercando) sono
abbassati. Non per sfuggire da me, ma per nascondere il dolore che vi si sta
celando dietro. Ciò che mi colpisce ora come un pugno allo stomaco è vedere non
più solo la mia di sofferenza, ma anche quella impotente di mio padre.
Ora
che i miei occhi non vedono più attraverso le lenti deformanti della malattia,
ho visto e riconosciuto il dolore di mio padre. Non è mai stato indifferenza,
menefreghismo, assenza. Tutt'altro. Entrambi eravamo incapaci di comunicare.
Anzi, a dire il vero, io ho (inconsciamente) provocato mio padre. Il mio
intento era costruire sempre più muri fra noi due per vedere se lui si fosse
impegnato a lottare per abbatterli. Perché questo avrebbe significato che mi
voleva bene. E più vedevo che non reagiva, più saliva il dolore e la rabbia in
me..in un gioco ossessivo, perverso e autodistruttivo che mi ha portato a non
essere più capace di comunicare con mio padre attraverso il linguaggio
dell'amore. Io ero la figlia, che doveva essere protetta, e lui il genitore,
l'adulto, che doveva proteggermi. Pensiamo spesso che i genitori debbano essere
perfetti; debbano capire all'istante quello che nascondiamo dentro; debbano
circondarci di amore ( ma non troppo, perché se no ci sentiamo soffocare);
debbano saperci guidare, sostenere, confortare, assicurarci una vita serena,
sorreggerci quando cadiamo e spronarci quando tentenniamo......Ma, mi chiedo,
ho mai permesso a mio padre di fare tutto questo? Sinceramente... no....Sin da
piccola ( avrò avuto 6/7 anni), io lo preferivo a mio zio. Mio zio era per me
il modello del padre perfetto. La sua famiglia, mia zia e le mie due cugine,
erano il modello della famiglia perfetta. Quando lo andavo a trovare, mi
nutrivo di questo clima di amore che si respirava a casa sua. Mio zio giocava
spesso con le mie cugine, coinvolgendo anche me. Alla sera, spesso si metteva
al pianoforte a suonare e noi cantavamo insieme a lui.Gli abbracci non si
elemosinavano, ma arrivavano inaspettatamente. Quanta felicità c'era in questi
gesti. Poi tornavo a casa mia, e subito mi penetrava il gelo. Percepivo
all'istante la differenza, e ricordo quanto piangessi per non avere anche io un
padre come quello delle mie cugine. È qui, in questo momento che è nata in me
la rabbia verso mio padre. È da lì che ho cominciato a indirizzare verso di lui
una guerra fatta di ostilità, pretese, urla, rimproveri, odio.....E
prepotentemente si è costruita in me la convinzione che se non potevo avere il
padre e la famiglia perfetta, sarei diventata allora "Io" perfetta.
Ed è stato quasi automatico fare mio il pensiero che se avessi controllato il
cibo, sarei stata capace di controllare ogni cosa. E allo stesso modo, se
avessi dimostrato di essere perfetta in tutto ciò che facevo...se avessi
costruito un'immagine di me perfetta....ecco che allora potevo essere vista e
amata. Convinta che questo controllo mi avrebbe difesa da ogni cosa, mi sono
creata la mia realtà, come dicevo io, sicura che niente avrebbe più potuto
ferirmi. Come mi sono illusa!!!!!!!! Ci sono voluti anni di profondo lavoro su
me stessa per capire di quanta incomprensione e sofferenza avevo avvolto tutta
quanta la mia vita.
Oggi,
25 dicembre, mio padre non c'è più. Non c'è più per potergli manifestare il mio
amore. Non c'è più per chiedergli scusa. Non c'è più per poterlo abbracciare.
Non c'è più........ Non so se ci sia un altra dimensione o quant'altro in cui
lui può sentirmi, vedermi, essermi vicino. Questo non lo so....ma io oggi, 25
dicembre, papà, ti chiedo scusa per la sofferenza che ti ho causato.... Ti
chiedo scusa per non essere stata capace di dirti quanto ti voglio bene.... Ti
chiedo scusa per non averti mai permesso di essere il padre che magari avresti
voluto essere per me......In tutto questo, mio caro papà, sono consapevole che
tutto ciò che c'è stato tra noi due non è stato invano perché mi ha reso la
donna che sono oggi. E lo devo anche a te. Al tuo non avermi mai abbandonato
nonostante il mio continuo allontanarti col mio tenerti sempre a distanza.
Grazie papà. Un immenso grazie. Ti
voglio bene!!!!!! E ti abbraccio!!!!!!!!
Francesca
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