giovedì 23 marzo 2017

Il mio vasetto rosso


Sono qui seduta con davanti a me un “semplice” vasetto rosso con dei cuori bianchi disegnati. Questo vaso non è un semplice oggetto, anzi è stato per anni un contenitore del mio dolore. Osservandolo, mille immagini che ho vissuto, mi passano per la testa; tutto il cibo che divoravo veniva vomitato qui. L’interno di questo vaso è arrugginito, e questo mi dimostra, mi ricorda ancora oggi, quanto è distruttiva, “corrosiva” la bulimia. Interi giorni passati a vomitare, a svuotare e a ripulire, questo vaso che veniva quotidianamente e per più volte al giorno riempito di vomito. Riempito dal mio dolore. Per poi essere nascosto perché nessuno doveva e poteva sapere che soffrivo di disturbi alimentari. La mia vita era fatta di programmi! Programmavo cosa, quanto dovevo mangiare e appena ingoiavo un boccone di più, il dolore mi massacrava e dovevo buttarlo immediatamente fuori attraverso il vomito.  
Ricordo molto bene quando un giorno mia madre scoprì questo vaso pieno di vomito; in quel momento avrei voluto uccidermi, morire perché non dovevo, non potevo rendere noto che stavo male. Provavo un dolore massacrante anche perché tutte le routine che accompagnavano i miei giorni, erano state scoperte. I miei genitori decisero di nascondermi questo oggetto che per me era diventato insieme alla malattia, un compagno di vita, un mio migliore e peggiore amico. Ma la compulsione in me era talmente tanta che lo ritrovai subito, come se fosse lui a chiamare me e io a chiamare lui. Erano momenti difficili, dove mi sentivo sola, l’unica persona della terra che era malata di disturbi alimentari, che non poteva parlarne con nessuno, perché nessuno poteva capirmi, nessuno poteva comprendermi!!
Stremata dal dolore, presi l’iniziativa di chiedere aiuto! Dopo 6 anni di malattia, decisi di mettermi in gioco, di provare a sconfiggere un mostro come la bulimia! Un percorso difficile dove ho dovuto fidarmi ed affidarmi a delle persone che erano in grado di comprendermi. Ho portato, grazie all’utilizzo della parola rabbia, dolore, odio, amore e nel tempo tutto è diventato consapevolezza di me, capendo chi ero e da dove venivo.
Osservandoti ancora, caro vaso, posso dirti che oggi faccio tesoro del mio passato, e sono orgogliosa del mio presente! Perché me lo merito un mondo pieno di vita e addirittura lui merita me! Senza l’aiuto della terapia, non avrei mai raggiunto lo stato di benessere che sento oggi! Un Grazie non è mai abbastanza!

Anonima

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