E' sempre difficile iniziare a scrivere, poi,
quando inizi, e' una strada in discesa.
Ho pensato per mesi di lasciare e pubblicare una
testimonianza di quella che era stata la mia malattia, ma ogni parola
echeggiava tra le pagine lasciando dietro di se' uno strascico di banalità infinita
mista a una sicura non comprensione del lettore.
Non si può pretendere che tutti capiscano.
Non potevo pretendere che la persona che per sei
anni mi ha tenuto la mano, lontano e vicino, capisse che stavo bruciando in un
inferno molto dantesco.
Eppure, nell'infinita solitudine di una sofferenza
che non dava tregua, io l'ho preteso, fino a perdere tutto.
Il mio disturbo ha portato via prima il mio appetito,
di conseguenza il mio corpo, poi il sonno, poi il sesso. Si e' divorato gli
istinti primari, poi e' passato alla sfera affettiva, l'ossessione per il cibo
ha reso la mia coscienza vuota, il mio IO incapace di provare qualunque
emozione. Non penso esista sensazione più drammatica che sentirsi soli e
inanimati accanto a chi ci ama. Avere solo un lontano ricordo di cosa si
provava per quei visi conosciuti, ma ormai non più famigliari. Niente famiglia,
niente casa, niente amore.
Fase finale, l'annientamento. Totale, dei rapporti
sociali, dei sentimenti, del corpo. Per due anni io e Lui abbiamo vissuto tra
bugie, ricoveri, la mia vita sempre appesa alla lama di un rasoio
affilatissimo. La sua costante paura di perdermi, che quella sarebbe stata
l'ultima volta. La mia ambivalenza, tra il volerne uscire e la voglia di
morire.
Non e' possibile comprendere cosa prova chi ti ama
finchè la malattia danza senza pietà' dentro di te, che sei un corpo svuotato.
Oggi posso dire di avercela fatta, nel senso che
non sono morta. Sono una brava professionista, lavoro con passione, vivo da sola
e il terrore per il cibo e' solo un lontano ricordo. E' così che si va in
guerra, quando ci si sveglia dal torpore di anni in cui la sofferenza la si
spostava su versanti differenti, quando finalmente si decide di affrontarlo
quel dolore e ogni giorno ne si capisce un pezzetto in più.
Oggi e' difficile svegliarsi e avere la
consapevolezza che quelle energie restituite, quella forza vitale saranno
dedicate al recupero di tutta una vita. Perchè e' proprio questo che succede,
alla fine dei sintomi evidenti, della costante possibilità che il cuore possa
fermarsi, inizia la fase di ricostruzione. E' come uscire per la seconda volta
dal ventre materno, non conosci più nessuno, sei solo, devi imparare nuovamente
ad amarti e ad amare, devi trovare nuovi stimoli e porti obiettivi diversi.
Giusto ieri mattina, erano le cinque e dovevo iniziare il primo turno in
reparto…ho aperto gli occhi e ho visto i disastri che Giorgio aveva combinato
nella notte. A fatica mi sono alzata, con un sorriso ho guardato i suoi
occhioni pentiti.. mentre pulivo ho notato la mia immagine riflessa nello
specchio sottile della camera. Mi sono resa conto che non mi ero mai vista così,
ho realizzato che ero sola in quella casa, da molto tempo ormai, Lui non c'era
proprio più, io e Giorgio e i nostri guai.
Mi sono avvicinata alla cassettiera dove custodisco
il Suo primo regalo di compleanno, la folgorite. L'ho guardata come se l'avessi
aperta per la prima volta, ho sentito un carico emotivo che non provavo da
anni. Ci rivedevo in quel negozio, con pochi soldi in tasca, a scegliere il mio
regalo. Con l'entusiasmo di due persone che iniziano ad amarsi e si fanno le
promesse che poi infrangeranno. In realtà non è andata proprio così, non
abbiamo infranto nessuna promessa, è solo che non tutti riescono a sopravvivere
agli tsunami. Noi siamo rimasti vivi, ma ognuno per i fatti suoi, lasciando
andare un sentimento che col tempo si e' piegato per i troppi colpi.
Oggi, quando mi viene chiesto se lo amo ancora, la
mia risposta è assurda per le orecchie di chi ascolta. In realtà io smisi di
amarlo anni fa, perchè smisi di amare me stessa e ogni altra persona, oggi ho
ricominciato ad amare me, di conseguenza a risentire l'amore di chi avevo
perso. E' come se sentissi oggi l'amore che mi aveva donato per anni Lui e
fossi pronta solo ora a donarmi nello stesso modo.
Non so dire se un giorno torneremo a sognare
insieme una vita, a volerci unire in un abbraccio indistruttibile, non so se
torneremo a parlare per ore e a fare l'amore. Però so che, anche se l'anoressia
mi ha portato via tutto, c'e' una cosa che non ha mai potuto distruggere, i
miei ricordi e la mia insaziabile voglia di rivalsa.
Questo e' per te... scusa Ninio se non sono stata
la donna che meritavi, scusa se il mio dolore è diventato poi il tuo, scusa se
a un certo punto ho smesso di essere una persona e sono diventata un problema,
scusa perché per tutto questo non c'e' rimedio. Avrei davvero voluto passare la
mia vita con te, avrei voluto non aggravarmi al punto di perdermi e di perdere
te. Eri l'unica persona a cui avrei voluto e potuto dedicare queste righe.
Bu
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