giovedì 16 maggio 2019

A cuore vuoto


"Una persona affamata non sarà mai in grado di giudicare il cibo"

È una frase di una verità disarmante. Dopo tanto tempo che ci priviamo di una cosa così naturale e quotidiana, è conseguenza logica che quando ce la concediamo non riusciamo a vederla per ciò che realmente é. Un'astinenza protratta a lungo non può rendere lucidi nel momento effettivo in cui ritorniamo alla fonte dell'astinenza stessa. E di fame ne abbiamo, anche se non ce ne rendiamo conto o non vogliamo dar ascolto al nostro corpo. E infatti non vogliamo ascoltarlo, lui cerca di parlarci e sa ancora parlare, ma siamo noi a tapparci le orecchie, forse anche perché la nostra mente è già troppo piena di parole e pensieri. 

E come abbiamo fame di cibo, abbiamo fame di emozioni, di dolcezza, di comprensione, arrivando paradossalmente a non sentirne più il bisogno, e quindi a non renderci conto che sia il nostro corpo sia la nostra anima sono affamati. Va da sé che la fame, di qualunque tipo essa sia, non si placa con altra fame, bensì diminuisce con gli stessi elementi che rifuggiamo, ovvero cibo, amore, presenze e parole. Ma non si esaurisce subito, anzi, non penso si esaurisca mai del tutto, e infondo è un bene. Se però la fame diventa troppa, non si riesce subito ad apprezzare e comprendere il vero valore di questi elementi, ma lo si capirà pian piano, un pezzetto alla volta, dandoci il tempo di riabituarci alla vita. L'importante è non avere fretta di riscoprirla, rischiando di fare una sorta di indigestione vitale. Pensate ai sub che dagli abissi profondi devono compensare la pressione per ritornare in superficie, e non possono farlo di botto, in modo veloce e drastico, è la stessa cosa quando noi vogliamo riemergere dai nostri abissi interiori, bisogna farlo poco per volta, altimenti si rischia di peggiorare la situazione. 
Abbiate pazienza e siate comprensivi con voi stessi, accettate e rispettate i momenti no e siate orgogliosi di quelli in cui vi sentite bene, e soprattutto assaporate il cibo, le emozioni, le presenze per quel che sono, arrivando alla loro vera essenza,  perché a "cuore vuoto" non si ragiona. 

Elisa


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