martedì 17 settembre 2019

Dall'Anoressia al Binge...alla Vita!



Fin da piccola, ho sempre avuto timore dei miei genitori.
Non hanno mai accettato il fatto che io fossi diversa da come loro avrebbero voluto.
A un certo punto, allora ,pensai che l'unico modo per ricevere un po' più di affetto fosse quello di reprimere la mia personalità, chinandomi il più delle volte al loro volere.

All'età di 7 anni, mi autoimposi persino di non piangere la morte improvvisa e precoce del mio caro zio, che per me era come un fratello, in modo tale che i miei genitori pensassero che fossi una bambina forte e da allora cominciai a chiudermi sempre più in me stessa.

Con il passare del tempo, iniziai poi ad accorgermi che c'era qualcosa in me che non andava , che mi faceva sentire sempre fuori posto e diversa dagli altri. Solo a 20 anni, ho scoperto che si tratta di un malfunzionamento del sistema nervoso involontario, a cui c'è una cura parziale, che consiste in un intervento,che spero un giorno di poter fare.

All'età di 11 anni mi fu diagnosticata una scoliosi idiopatica, che a tutt'oggi mi accompagna.
Da quel momento cominciai a desiderare a tutti i costi un corpo perfetto, iniziando cosí a perdere peso, considerato il fatto che sin da piccola mi era sempre stato detto di avere troppa "ciccia". 
Entrai così inconsciamente nel tunnel dell'anoressia nervosa, che mi ha accompagnato per circa 6 anni.
In realtà, però, quella fu solo la goccia che fece traboccare il vaso perché quell'ossessiva ricerca della magrezza era un modo per "evadere" da un ambiente familiare che diventava sempre più opprimente e da una realtà sociale in cui mi sentivo costantemente a disagio.
In quegli anni iniziai anche a soffrire di disturbi gastrointestinali, che contribuirono ad alimentare sempre più il mio odio verso il cibo.

All'età di 17 anni, schiacciata dal peso dei numerosi problemi che invalidavano la mia vita quotidiana e mi impedivano di guardare al futuro, e frustrata per il fatto di sentirmi così sbagliata e di non essere compresa da nessun membro della mia famiglia, che sembrava fingere di non vedere i segnali che ogni tanto lanciavo, scambiandoli per semplici capricci, iniziai pian piano ad ammalarmi di Binge Eating.

Quel grido di aiuto lanciato dal mio corpo, forse per acquisire visibilità, si trasformò nel peggiore dei mostri contro cui abbia mai combattuto, in grado di divorare la mia anima giorno dopo giorno, abbuffata dopo abbuffata , e di portare il mio corpo in un stato di totale malessere... un mostro che non solo mi ha fatto del male, ma che ha permesso che anche gli altri ,durante quel periodo, me ne facessero...

Ogni giorno, guardandomi allo specchio, provavo disprezzo per la persona che ero diventata e sempre più pensieri suicidi continuavano a farsi largo nella mia testa ,ma non riuscivo a fare nulla per cambiare la mia condizione, perché quel mostro aveva preso il sopravvento su di me.

Dopo quasi 3 anni, che per me sono stati un un autentico inferno, finalmente per me è arrivata la luce. 
La mia ultima abbuffata del 1 Giugno 2018 mi distrusse a tal punto da farmi capire che, per essere ascoltata, non dovevo farmi del male, ma dovevo urlare più forte che potevo.Il 2 Giugno 2018 iniziai il mio percorso per uscire dalla spirale del DCA contando, con coraggio, esclusivamente sulle mie forze.

Durante questo cammino, non ancora del tutto terminato,fatto di introspezione e ricerca di me stessa, molti sono stati gli alti e bassi e altrettanti gli ostacoli da superare ma, nonostante tutto, ho sempre cercato di tenere bene a mente il mio obiettivo, dandomi forza anche quando sembrava stesse per crollare tutto.

Ho avuto bisogno di molta stabilità e affetto, che in particolare la mia mamma non mi ha fatto mancare, perché alla fine, nonostante le nostre numerose incomprensioni, è riuscita a cogliere i segnali che ho lanciato.

Nella mia lotta contro i disturbi alimentari, ho imparato che in alcune circostanze le parole non dette sono in grado di ucciderci, poiché esse non svaniscono, ma scavano lentamente dentro di noi senza che neanche riusciamo ad accorgercene.
Ho imparato a non dar credito a ciò che dice la gente, perché quello che conta davvero è l'opinione che ognuno di noi ha di sé stesso, e che nessuno ha il diritto di decidere della nostra vita, perché siamo noi a scegliere la nostra strada e solo il tempo potrà dirci se le decisioni prese siano state giuste o sbagliate.
Infine, ho imparato a mostrarmi per quella che sono, a volermi bene, a sentirmi finalmente "abbastanza", senza paragonarmi agli altri e a non arrendermi davanti alle avversità, ma a combattere con le unghie e con i denti, anche quando siamo noi stessi ad essere il nostro peggior nemico.

Il mio cammino verso la vita prevede ancora molte tappe, ma l'aver trovato la strada giusta per superare i disturbi alimentari ha riacceso in me la speranza, mi ha ridonato la libertà e mi ha fatto capire che mai nulla è perduto!

Lexy

 

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