Carissimi,
vi scrivo per raccontarvi la mia esperienza al Centro Disturbi Alimentari di Genova.
Io mi chiamo Ilaria e la mia serenità dipende in toto dal numero che ogni mattina compare sulla bilancia. Non sono magra, non sono grassa. Sono normopeso e detesto mangiare. Ma ho sempre fame. Insomma, sono incastrata nel limbo degli EDNOS, quelli che sono disturbi alimentari generici, difficili da catalogare, troppo pesanti per conviverci, troppo poco influenti per considerarli importanti e degni di essere curati.
Ogni singolo giorno, per 10 anni, due dita in gola hanno fatto sì che il mio stomaco espellesse ogni alimento ingerito e ritenuto eccessivo. Poi sono iniziati i dolori allo stomaco e le ricerche su internet. Ho capito che mi stavo distruggendo e con molta, molta, molta forza di volontà, ho smesso di vomitare.
Ovviamente, questo, è servito solo a peggiorare la mia situazione psicologica.
Ma io non vi sto scrivendo per descrivervi il percorso di crescita del mio demone, ma per raccontarvi di come chi avrebbe dovuto darmi una mano a combatterlo, lo ha solo nutrito e fatto sviluppare.
Per qualche anno, ho cercato il coraggio di farmi aiutare.
Questa primavera, poi, stanca di contare ogni singola caloria ingerita, di sentirmi in colpa per qualsiasi alimento assunto che non fosse frutta o verdura, stanca di essere torturata dal desiderio e dal senso di colpa, stanca di guardarmi allo specchio e vedere una ragazza orrenda e grassa, ho trovato finalmente la forza di contattare telefonicamente il Centro Disturbi Alimentari di Genova Quarto.
E' stato difficilissimo fare quella telefonata. Non so quante volte ho fatto il numero e riattaccato il telefono, decine, forse.
Così come è stata una vera sfida di coraggio, dover andare dal mio medico generico a chiedergli la richiesta precisamente per "Consulto psicologico per disturbi alimentari".
Insomma, io adesso, dal mio medico, non ho più il coraggio di andarci. Mi faccio lasciare le ricette in farmacia.
Comunque, armata dei rimasugli della mia forza, inizio il mio percorso.
Ho compilato questionari, risposto a domande, fatto visite, prelievi, esami.
Sono nella norma. I valori vanno bene, il BMI è normale. Il peso anche. La mia dieta è equilibrata. Migliorabile, ma equilibrata.
Dai primi giorni di giugno ai primi di agosto, sono stata seguita dalla psicologa, che ha iniziato a scavare per capire, per capirmi. E io, accecata da una fiducia che arrivava solo dalla disperazione, ho vuotato il sacco. Ho tirato fuori ogni cosa, ogni sofferenza, ogni frustrazione. Ed ogni volta lei mi guardava e sembrava aver trovato il problema.
Un'insoddisfazione generale della vita, il rapporto con mia madre, paura, mancanza di autostima, senso di colpa generalizzato, tensione accumulata. Persino il respiro affannoso, era un problema da risolvere.
"Adesso cerco di farmi un'idea generale." e "Poi ci lavoreremo.", erano le frasi che le sentivo dire.
Poi sono andata due settimane in ferie. Settimane in cui ho perso completamente il controllo sulla mia alimentazione e sulla mia persona. Sono caduta in un baratro e avevo bisogno di parlare con qualcuno, ma anche gli psicologi hanno bisogno delle vacanze e, quindi, fino a settembre, non se ne sarebbe parlato di un colloquio.
Ed eccoci ai giorni nostri.
Il 9 settembre, con il cuore disperato e confuso e con un corpo sgraziato e idealmente appesantito da cibi che non avrei ma voluto mangiare, sono andata alla mia tanto agognata seduta. E le ho detto tutto.
Di quanto sono difficili le ferie, se hai paura di mangiare e se chi è con te non capisce. Di quanto mi sono sentita persa e disperata. Di quanto avrei voluto potermi cucire la bocca, per non inghiottire più niente.
Ebbene, il il suo parere è che io sono solo un pò confusa e non riesce a capire da dove nasce il mio malessere. Un bell'appuntamento con la dietista che schematizza il mio regime alimentare e tanti saluti.
"Poi, se tra qualche tempo stai ancora male, SEMMAI, ci sentiamo."
Un pò confusa, ma tutto sommato ancora vogliosa di uscirne, mi reco dalla dietista, la quale, candida come una nuvola, mi chiede come va con la dieta e se ho difficoltà a seguirla.
QUALE, DIETA?
Un foglio datato giugno, con il regime alimentare che avrei dovuto seguire e che nessuno si era mai preoccupato di darmi.
Un regime alimentare i cui pasti sono il doppio di quelli a cui sono abituata, che mi è stato consegnato con l'ordine di seguirlo e la promessa sarei stata meglio e che, comunque, loro avrebbero ricontattato a breve.
E che io mi sto sforzando davvero di seguire.
E' passato quasi un mese, da quando mi hanno dato questa dieta. Ovviamente, mangiando il doppio di prima, ho messo su peso. Ovviamente, sono disperata. E, ovviamente, nessuno si è più interessata alla mia situazione.
Il problema è che io ora, non solo sono sempre ossessionata dal mio aspetto fisico e dal terrore di ingrassare, ma ho anche da affrontare tutta la serie di demoni che qualcuno ha risvegliato, senza preoccuparsi di darmi gli strumenti per farlo e lasciandomi completamente sola.
Sapete come mi sento?
Mi sento come se avessi cercato qualcuno con un estintore che mi aiutasse a domare un falò indisciplinato e quel qualcuno fosse arrivato con un estintore pieno di benzina. E poi mi avesse lasciato in mezzo al bosco incendiato, con un bicchiere d'acqua in mano, dicendomi "Ti basta, per spegnerlo."
Insomma, sto peggio di prima. E in più sono arrabbiata. Con loro, con me stessa.
Insomma, io capisco, che ci sono persone più gravi che meritano di essere seguite con più attenzione. Ma anche le persone come me, stanno male.
Anche se non siamo obese o pelle-ossa, soffriamo.
Anche un'influenza va curata, sebbene non sia grave come una polmonite.
Non sono pentita di aver cercato aiuto, ma sono dispiaciuta ed amareggiata, di essere incappata in persone incompetenti.
Non so se voi siete le persone giuste a cui raccontare questa storia, ma mi piacerebbe che fosse pubblicata sul vostro blog, così, per condividere e confrontare un'esperienza.
Anche gli EDNOS soffrono.
Grazie.Ilaria