martedì 6 giugno 2017

Il rifugio dentro di me



Anoressia, bulimia, binge eating, obesità, ortoressia, vigoressia....... la lista è davvero lunga.. Tanti nomi che racchiudono in se' una unica radice: la sofferenza. Il mal di vivere di oggi si manifesta sotto varie spoglie, ma il dolore è insito in ognuno di noi. E ne abbiamo una paura pazzesca. Io ne ho avuto una paura pazzesca, talmente tanta che sono riuscita persino a causarmi dei veri attacchi di panico per la paura di soffrire e di avvicinarmi a quel dolore che non avrei  mai voluto avere  a che fare.  So che quello che sto scrivendo può  risultare assurdo, ma le persone che stanno leggendo e sono ancora dentro a questo vortice sicuramente sanno di cosa sto parlando.  Un vortice che terrorizza e che ha assunto  spesso sembianze di una belva feroce che mostrava le sue fauci, pronte a divorare ogni parte di me. Questa immagine è stata per tanti anni la raffigurazione della mie paure più intime. Paure che poi si sono  trasmesse  e hanno permeato ogni situazione della mia vita. Tutto ad un tratto ogni cosa  si è fatta  sempre più difficile. Hanno cominciato a formarsi in me dei parametri di aspettativa sempre più alti.  Credevo che questo bastasse per poter rimanere in superficie. Anzi di più, mi illudevo che se avessi rispettato questi assurdi parametri,  sarei stata al sicuro  e non più  prevaricata  da nessuno. Essere inattaccabile e invincibile, questo era il mio scopo.  E per farlo dovevo raggiungere  la perfezione . Peccato poi che la perfezione sia stata solo un miraggio e che in realtà non sia mai esistita. Ma non per me. Per me era inammissibile pensare che la perfezione non potesse esistere. E penso che sia così per molti  che soffrono di disturbi alimentari. La perfezione deve in qualche modo esistere, poiché è l'unica strada che crediamo ci possa portare fuori dal turbinio di emozioni soffocanti che ci sommergono. È la strada che crediamo sia giusta per uscire fuori dallo star male.....ma ne siamo sicuri? Io allora si,  ne ero sicura. Ero certa che se fossi stata la "PIÙ  ..."  sia nell'aspetto fisico sia in  tutto quello che facevo, non avrei più sofferto. Invece, pensando tutto questo,  stavo proprio andando incontro alla sofferenza. Alla più assurda, profonda e atroce sofferenza che potessi mai infliggermi. Schiava dei miei pensieri, tiranna dei miei doveri, ossessionata dallo specchio, angosciata dal sentire la stoffa degli abiti stringersi nel corpo. Quello stringere era come una morsa che toglieva il fiato . La morsa della belva che si avvolgeva tutto intorno al mio corpo fino al mio essere . E allora via, via dall'armadio ogni abito che potesse farmi sentire quella  presa così angosciante.  Via, a nascondere quel corpo odiato e non voluto. Un corpo che era indice di ogni dolore. Perché non potevo essere solamente anima e spirito?  Perché avere invece quel corpo da dover modellare, controllare, renderlo perfetto e silente? Ma lui non stava zitto... no....Il mio corpo non ne poteva più di sentirsi dilaniato. E si faceva sentire, eccome se lo faceva. Sembrano i pensieri di una pazza, invece, erano i miei pensieri quotidiani. Un giorno,  era così tanto il dolore che stavo provando, così profonda la solitudine di cui mi ero circondata che mi sono accorta che più in basso di cosi non potevo andare. Lì è stato l'inizio della lunga salita. L'immagine della mia belva, l'ho vista bene in faccia. Ci siamo guardate a lungo, le sue fauci erano belle spalancate, i denti aguzzi, e lo sguardo feroce, che mi intimava di restare lì, ferma, inerte e in balia del suo potere. Io sono stata a guardarla, per anni, mentre mi abbuffavo e poi vomitavo, lei era lì, lì  accanto a me che rideva, sogghignava, e mi diceva che era inutile facessi la temeraria, perché io alla fine ero sempre in balia di lei. L'ho lasciata parlare, e ho continuato a salire i gradini. " ma dove credi di andare, non vali niente senza di me. Io sono quella che ti può portare a essere perfetta, se mi abbandoni, sarai il nulla più totale"........ Non gli ho più creduto, perché io mi sentivo già  il nulla più  totale....anche con lei, anzi, soprattutto con lei... L'ho guardata bene, e nel momento che non le ho più dato spazio, ho visto farsi intorno a me più  luce. Quella luce che la belva stava ben attenta a non far trapelare. La luce mi indicava la salita, ho voltato lo sguardo e ho visto che la mia scalinata era ancora molto lunga da percorrere, ma non mi spaventava, perché quella era la mia strada verso la libertà dalle mie ossessioni e paure. Nel momento che ho percepito " la mia strada verso la libertà " ogni cosa ha assunto una percezione diversa. La fatica si è sempre fatta sentire, ma allo stesso tempo acquistavo sempre più energia e stimoli nuovi per salire un gradino dopo l'altro.. Oggi sono arrivata ad un buon punto di questa lunga strada. Sono fuori dalla malattia e sono dentro alla vita. Essere dentro la vita è anche essere dentro alle difficoltà che si incontrano, ma.......nel frattempo ho acquistato degli strumenti e delle conoscenze che non mi permettono più di spaventarmi in quel  modo tale da dovermi rifugiare nella malattia. Quel rifugio ora  l'ho trovato dentro di me... Mi ci è voluta calma, pazienza, ma soprattutto amore.... Ma alla fine il rifugio dentro di me l'ho trovato......

Francesca

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