Quante volte ho avuto l'impressione e non solo, di tornare indietro.
Ho cercato per tanto tempo di camminare per mano con me stessa e potermi accompagnare verso quel varco di luce, che dentro di me volevo davvero poter finalmente raggiungere.
Anni in cui piccoli passi fatti in avanti, almeno così sembrava, mi facevano illudere di aver trovato la giusta chiave di lettura, quando in realtà era solo un altro modo per sentirmi brava, efficiente, di poter dire di aver fatto tutto come doveva esser fatto.
Avvertire in certi momenti il sollievo dei medici che mi seguivano nelle cure per apparenti miei progressi, mi portava in tanti momenti a non esser completamente sincera con loro. Se lo fossi stata avrei letto la delusione nei loro occhi, e mi sarei sentita nuovamente una fallita.
Cercavo di riprendere peso, quindi tornavo ad alimentarmi, senza render noto però, il piccolo particolare di tutte le volte che mi chiudevo in bagno a vomitare.
La vergogna che mi divorava cercavo di buttarla fuori insieme a ciò che la provocava senza riuscirvi e confessarlo era davvero troppo per me, avrei preferito sparire piuttosto che raccontare quegli episodi così riprovevoli.
Allora continuava la mia marcia tra passi in avanti dettati dalla paura, dalla volontà di non destare troppa preoccupazione, di essere ancora una volta perfetta e inevitabilmente passi cadenzati verso il punto di partenza.
Ho continuato a cadere tante, tante volte anche quando nella mia testa è cominciata a diventare più nitida l'immagine di ciò che volevo conquistare, in quel caso però ho sentito, anche con dolore e timore, l'importanza e l'inevitabilità della caduta.
In qualche modo l'aver perso il controllo anche sul raggiungimento dei miei traguardi verso la guarigione, mi ha dato modo di volgere la mia forza e attenzione verso la coscienza di me stessa e non verso ciò che dovevo dimostrare di essere.
Aver perso l'equilibrio mi ha tolto fiato, restituendomi però aria da respirare.
Il percorso di cura è diventato per me quindi una sorta di palestra, un modo per sperimentarmi per imparare a sentirmi, per sentire quando il fiato è corto, per incontrare e veder diventare debolezza e forza una grandissima risorsa. In quel microcosmo ho potuto distruggere e ricostruire, disimparare e imparare, per poi affacciarmi nell'unico mondo dove è giusto e bello che io stia, questo.
Rosy
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