martedì 28 novembre 2017

A te, mamma.


A MIA MADRE, ORA CHE MADRE LO SONO ANCH'IO. 

Ora la capisco quella tua paura. 
Ora capisco quel tuo voler cercare indizi tra i miei silenzi. 
Ora capisco quel tuo sguardo misto di compassione e rabbia. 
Ora capisco i tuoi occhi neri che pieni di dolore non hanno mai smesso di cercare i miei, vuoti come il mio stomaco. 
Ora capisco quei tuoi "basta, Roberta smettila, Roberta accettati e accettami. Roberta prendi la mia mano." 
Ora capisco l'angoscia delle tue notti insonni. 
Ora capisco quel tuo "chissà se domani la rivedrò". 
Ora capisco il tuo sorriso nel vedermi sorridere con te mentre spalmo marmellata su una fetta biscottata. 

A te mamma, ora che mamma lo sono anch'io.

Roberta

sabato 25 novembre 2017

La perfezione è una gabbia


La perfezione non è rigidità.
La perfezione non è il giusto equilibrio tra le cose, per cui non si cade, non si soffre.
La perfezione non è leggerezza che ti fa volare sopra ogni possibile dinamica e ti mantiene lucida, perfettamente consapevole di cosa è eticamente giusto!
La perfezione è insipida.
La perfezione è acqua su un fuoco di emozioni e colori.
La perfezione non è una corazza ma una gabbia.
La mente si stacca dal corpo ed elabora di volta in volta una perfezione che non esiste, e sapete perché tutto ciò è inutile e deleterio? Perché la mente non ascolta più il corpo, non ti ascolta più ed elabora schemi sempre più difficili da realizzare. Perché lo fa? Per difenderti dal dolore.
Chi si ammala di DCA spesso si difende dal dolore cercando di non sentirlo. 
                                                   
Io ricordo esattamente il giorno in cui ho iniziato ad ammalarmi, ero sul letto che piangevo e tentavo di scrivere il mio sfogo sul diario dei segreti. Avevo forse 13 anni e lo scrissi, "sto male, non ce la faccio a contenere tutto questo dolore, io voglio diventare di ghiaccio, non permettergli di abbattermi. Posso lasciarlo sulla soglia e non lasciarlo entrare." 
Iniziò lì il mio delirio, in cui la mente iniziò a controllare le emozioni, iniziò a cucirmi un abito che non era il mio.                                                                                 
L'abbuffata? Nasconde un emozione che non vuoi sentire. La riempi di cibo masticato velocemente per farla tacere, perché tu non vuoi sentirti vulnerabile, vuoi sentirti sospesa alta sopra ogni pericolo e lo stordimento che ti lascia è un'illusione per volare via.
Dopo più di 20 anni di malattia, ti rendi conto che la perfezione sta in una sfumatura, in un frammento, nel tuo essere così delicato, vulnerabile, sensibile. Sta nel calore delle lacrime che versi, in un urlo contro l'aria gelida dell'indifferenza. Sta nel cadere e rialzarsi. Sta nell'avere paura di esserci e comunque esserci! Sta in come impari dal tuo dolore a dare un senso a tutto. Sta nell'Amore che dai nonostante il vuoto che senti dentro. 
Ecco ho imparato questo dalla mia esperienza, dal dolore e dalla malattia.

Clara

mercoledì 15 novembre 2017

Il mio amico Diario - parte 3



Come usare il tuo diario come strumento di guarigione e cambiamento
Quando ho iniziato a guarire dal mio disturbo alimentare 'di lunga data', il mio diario personale è diventato un strumento utile per il mio cambiamento.
Per esempio, le esperienze dolorose che il DCA mi aveva aiutata a sopprimere, dovevano essere invece affrontate e allontanate in un modo che alleviasse il dolore e la paura. Oppure, il mio diario è diventato uno strumento con cui confrontarmi negli eventi che scatenavano i pensieri malati e ostacolavano quindi la guarigione.
Il diario è diventato una sorta di intermediario, tra l'équipe terapeutica e me. Ci sono voluti molti anni per ri-allenare la mente, in modo che i pensieri veri, autentici, potessero avere le meglio sui pensieri malati, ma un po' alla volta l'autoconsapevolezza è cresciuta sempre di più!
Una svolta è arrivata intorno ai miei 30 anni, quando uno psichiatra ha saputo guardare oltre la mia malattia e si è guadagnato la mia fiducia. Lui ha capito il valore della medicina narrativa, lui mi ascoltava e incoraggiava la comunicazione scritta.
Il mio diario è diventato così uno strumento con cui stabilire una relazione di fiducia, un primo passo vitale per riconnettermi con me stessa e ritrovare fiducia in me.
Il diario era sempre stato un compagno di viaggio, ma inconsapevolmente era diventato anche un compagno per evitare la guarigione. Con una guida ed un aiuto esperti, però, è diventato un terreno su cui allenarsi a far crescere nuovi pensieri e comportamenti che fossero di sostegno alla mia parte più autentica, a chi ero davvero.

Annullare i pensieri del DCA
Il compito di allenare la mente in modo che i pensieri autentici abbiano la meglio sui pensieri malati, può essere la tua sfida più difficile ma anche la più soddisfacente. Almeno, questa è stata la mia esperienza.
Condividendo i pensieri che prima erano rimasti confinati nel mio diario, con il mio terapeuta, ho ricevuto aiuto e sostegno per riconoscere e separare i pensieri malati - del disturbo - e i miei veri pensieri, ed ho cominciato ad utilizzare sempre di più il diario come uno strumento che mi ha aiutasse a connettermi e a rinforzare la mia parte più autentica.
Ad esempio, il DCA poteva trasformare una piccola critica in un'enorme catastrofe. I pensieri urlavano: "Tu sei inutile". Ma ora, quando mi sento criticata o le cose non vanno come avevo previsto, scrivo nel mio diario come mi sento, e perché mi sento così, lasciando andare la tensione del momento, fino a che i pensieri si allentano, rallentano, e io riesco a vedere la situazione con maggiore lucidità.  
Ci è voluta molta tenacia, perché la mia malattia è stata parte della mia vita per tantissimi anni. Ma hey, io ce l'ho fatta, puoi farcela anche tu.

Scrivere può aiutare a mettere in stand-by il panico
Quando ti senti confusa o spaventata, scrivere può aiutarti a concentrarti sui fatti, a tirare fuori pensieri e sensazioni. Ad esempio: quando il ragazzo non chiama, come invece previsto, Kate apre il suo diario e scrive: "…il mio ragazzo non ha mantenuto la sua promessa di chiamarmi alle 8…".
A seconda del tipo di DCA, i pensieri che si riversano sulla pagina sono: "lei non si preoccupa per me; temo che gli importi più di X che di me…perché io non valgo nulla; io sono grassa, devo fare 500 addominali, devo saltare la cena / sono un maiale / mi abbufferò fino a scoppiare, stupida come sono…".
Ma grazie ad una guida, Kate ha usato questa esperienza per imparare a calmare i suoi pensieri la prossima volta e a creare una pausa nella foga dei pensieri negativi del disturbo: "…non mi farò del male perchè so che questo non aiuterà a risolvere la situazione".

Condividere il tuo diario – come può essere d'aiuto
Talvolta, convincere il tuo terapeuta che tu sei, di fatto, malata è la prima sfida da vincere per iniziare un percorso di cura.
Eve, grazie alla condivisione del suo diario con lo psichiatra che aveva da poco incontrato, ha iniziato a ricevere le giuste cure.
Eve, grazie alla condivisione del suo diario con lo psichiatra che aveva da poco incontrato, ha iniziato a ricevere le cure che le avrebbe poi salvato la vita. "Leggendo il mio diario si è reso conto di quanto stavo male e ha preso delle decisioni che mi avrebbero salvato la vita, considerato quanto masochista ero. Più tardi, quando le cose non erano più così disperate…leggere le sue parole mi ha aiutata a ricordarmi che non ero sola e che c'era qualcuno che si occupava, e si preoccupava, per me."
Durante i ricoveri, il diario ha dato ad Eve qualcosa da fare e, cosa ancora più importante, ha continuato ad esserle d'aiuto nel suo ruolo di traduttore e informatore:  "Era un'opportunità il fatto che il mio psichiatra leggesse e mettesse in discussione i pensieri espressi nel diario perché durante la settimana, finché non lo rivedevo di nuovo, rimanevo con persone di cui non mi fidavo. Il diario e la mia visita psichiatrica successiva erano tutta la speranza a cui potevo aggrapparmi" (estratti dal diario di Eve, tratti da The Diary Healer).
Il diario di Eve le è servito come una sorta di "avvocato personale" nella sua diagnosi. Condividendo estratti e pagine, il suo diario è diventato la sua voce e le ha evitato di dover raccontare nuovamente la sua storia ad ogni medico che incontrava, il che poteva essere stancante e doloroso. La sue pagine di diario mantenevano anche l' "accuratezza" della sua storia.

La differenza tra un diario personale e un diario alimentare
Condividere la scrittura con i membri dell'équipe terapeutica dà loro l'opportunità di leggere, prendere in considerazione e ri-tradurre al paziente quello che è stato scritto.
Tuttavia, se i pensieri e le sensazioni vengono mascherati, o le frasi modificate, per paura che qualcuno di cui non ci si fida possa leggerli, il diario può perdere la sua capacità di essere uno strumento autentico di chi lo scrive. E' vitale sentirsi sicuri di discutere senza limitazioni fatti o eventi potenzialmente dannosi riportati nel diario.
La soluzione di Andrea è stata quella di condividere il suo diario alimentare, una parte strumentale della sua terapia, con la sua équipe terapeutica, ma di mantenere privato il suo diario personale. Come ha scritto: "Il mio diario personale era solo mio, solo per me. Sapere che avrei dovuto condividere tutti i miei pensieri trascritti nel diario con la mia terapeuta mi avrebbe portata ad auto-censurarmi. Un diario alimentare è d'aiuto quando è usato ad esempio per  rinforzare alcune strategie alimentari. Tuttavia, registrare dettagli e particolari può essere a rischio di manipolazione del DCA. Ricordati, il DCA si nutre di segreti e regole di auto-distruzione. Per evitare questo rischio, è meglio usare il diario alimentare sotto la guida di un professionista." (Andrea, tratto da The Diary Healer)

Un diario può essere uno strumento terapeutico di riflessione importante
In una relazione terapeutica basata sulla fiducia, il diario è un valido strumento per:
* la sua immediatezza e disponibilità: accessibile 24h su 24 e 7 giorni su 7
* libertà di espressione: non ci sono regole, né giudizi o interruzioni
* la frequenza: uno spazio in cui rompere il silenzio e la lasciare andare i propri pensieri, le proprie sensazioni
* confronto con la realtà: la riflessione aiuta a screditare la negazione
* autogestione: non esiste un modo giusto o sbagliato di scrivere un diario
* autostima: con perseveranza, la scrittura diventa uno sfogo rassicurante ed arricchente per esplorare nuovi pensieri
* auto-esplorazione: uno strumento per scoprire risposte che si trovano dentro di noi
* un testimone della guarigione: registra progressivamente il processo di guarigione.

June


June Alexander è una scrittrice internazionale e appassionata attivista nell'ambito dei disturbi alimentari. Da quando è guarita, nel 2006, ha scritto 9 libri sui DCA. L'ultimo, Using Writing as a Therapy for Eating Disorders—The Diary Healer, è la sua opera principale del suo lavoro di Dottorato in scrittura creativa.
La sua passione per la scrittura e per la cura che pone al centro il paziente, l'ha portata all'attivismo in ambito DCA a livello locale, nazionale ed internazionale. 

Di recente, June ha intrapreso uno scambio internazionale con Sandra Zodiaco e l'Associazione Mi Nutro Di Vita (Pieve Ligure, GE), per la lotta ai DCA e allo stigma che circonda queste malattie. Come parte di questa collaborazione oltreoceano, la traduzione in inglese di questo post scritto da June è disponibile su: https://www.thediaryhealer.com/category/blog/.
 

 



martedì 14 novembre 2017

C'è sempre un ponte...



Mi ricordo della giornata in cui ho scattato questa foto. Ero con la mia famiglia, avevamo fatto una piccola passeggiata nei boschi. Arrivati a mangiare, ero così stanca, debole, che mi sono accasciata sul ventre di mia mamma, in cerca di conforto, come per dirle: “Aiutami, non ce la faccio”.
Penso che in qualche modo mi abbia letto nell’anima. Ha capito che il problema era più grande di me, che mi stava consumando.
Al ritorno avevo le mani viola e gialle. Avevo così freddo nonostante fosse una giornata con un cielo magnifico, di un celeste cristallino.
In tutti quei mesi non ho potuto apprezzare le meraviglie che mi circondavano, i fiori, le montagne, gli animali, il canto degli uccellini in primavera, la loro gioia, la loro voglia di volare e di provare ad andare sempre più distante dal loro nido, dal loro angolino sicuro che li protegge dalle insidie del mondo.
Ma ci sono state quelle persone speciali che mi hanno sorretta, sostenuta, sopportata, incoraggiata.
I miei familiari mi sono stati vicino nonostante fossi sempre arrabbiata con loro, gli urlassi contro per svuotarmi dalla tristezza, dalla rabbia che avevo dentro.
Hanno sofferto con me e per questo gliene sarò devota a vita.
Ma questo è il passato, ed è passato.
Perché accanto all’abisso c’è sempre un ponte. Un filo sottile che separa il riso dal pianto. L’odio dall’amore. La morte dalla vita. Basta saperlo afferrare e non mollare mai, qualunque cosa succeda.
Proteggersi sempre, anche se lui ti abbandona.

Grazie alla mia famiglia e a quelle persone che in cuor loro sanno che hanno fatto la cosa giusta.
A quelle persone che vivono momenti difficili…urlate, gridate, dividete il peso delle vostre difficoltà con qualcuno. Perché insieme è più facile.
Tu non sei il peso fermo sulla bilancia, né la taglia che indossi o il modo in cui ti vesti. Sei il tuo sorriso, i tuoi occhi, la risata quando ti senti libera e felice. 

Qualche volta fermati a riflettere se vale la pena sprecare la tua vita combattendo contro te stessa.
Ti prego col cuore di vivere.

Matilde

lunedì 13 novembre 2017

Compagno di strada



In questo mare di dolore
A me piange il cuore

Corpo violato, maltrattato
Poco rispettato

Non ho parole per scusarmi
Io Ti prego, non odiarmi...

Solo un regalo ti posso fare:
la promessa di non mollare

Provare sempre a uscirne fuori
Tu sei il mio asso di cuori

Per ora ti chiedo di essere paziente
Ancora contorta è la mia mente...

Ad amarti un giorno imparerò
ed allora capirò...
che questa Vita
è, senz'altro, di una bellezza infinita.

Cam

mercoledì 8 novembre 2017

Numeri amati, numeri odiati



Tanti numeri sei stato
In base a quelli io ti ho odiato

55 erano troppi
Abbiamo detto addio a tutti i biscotti

A 50 mi piacevi di più
E cosi ci ho pensato su...

Ancora più leggero dovrai diventare!
Puoi dire addio ad un pasto normale

45 finalmente!
Avrò libera la mente

Illusione caro corpo
Non siamo ancora giunti in porto

Illusione importante...
Resterai sempre troppo pesante

Non so più che cosa dire
Vorrei soltanto guarire

Ma ho paura che questo inferno
possa durare in eterno

Numeri amati
Numeri odiati
Vi prego uscite dalla mia testa
Non so più quanta forza mi resta
Per continuare con questa vita
Ogni giorno più sbiadita

55 è il mio peso ideale
Vorrei riuscire a farmelo bastare

Numeri, chili, io sono sfinita
Adesso chiudo questa partita.
Se di qua o di là
Non so dirti come finirà
Forse un angelo mi salverà
Forse la morte mi chiamerà.

Scegliete voi cosa mi spetta
Ma vi prego fate in fretta
Non sopporto più il dolore
Da troppo tempo sanguina il mio cuore.

Cam

lunedì 6 novembre 2017

Quando il buio è luce



Ci sono momenti in cui il buio è luce.
Ci sono momenti in cui è giusto e naturale sentirsi crollare.
Momenti in cui è necessario urlare silenziosamente la propria rabbia.
Momenti in cui ci si sente traditi da un destino beffardo.
Momenti in cui il dolore è talmente forte da toglierti il respiro, da chiuderti lo stomaco.
Momenti in cui pensi persino che sia giusto annullarti, per vedere se tutto fa meno male.
Momenti in cui hai bisogno di muri e di steccati alti, per non vedere nulla.
Poi capisci che non poi continuare a farti del male, che ad un certo punto è bene fermarsi un istante, fare luce dentro te stesso, e tirare un sospiro profondo.
E così ti rendi conto che ci sono situazioni a cui non puoi dare una spiegazione. Situazioni dove non serve neppure sapere perché accadono. Accadono e basta. Accadono e basta. Capitano, come capita la pioggia in un bel giorno d'estate.
Ciò che ti resta da fare è tirare fuori tutto ciò che hai dentro. Devi riunire le energie residue che ti sono rimaste, parlando con gli altri, raccontarti, raccontare, aprire e talvolta spalancare la porta del tuo cuore per far crollare il muro del silenzio. Bisogna per forza e con forza ricostruirsi e se è necessario, cambiare. Durante il cammino ci saranno persone che non capiranno o che fingeranno di capire, ma nello stesso tempo si incontreranno altre persone pronte ad ascoltare e a condividere i nuovi sorrisi che il dolore aveva mascherato.
Non ho mai dato troppa importanza a chi mi diceva "Roby, volere è potere", forse perché la consideravo la solita frase fatta, il solito luogo comune.
E invece, a distanza di tempo, posso confermare che non c'è nulla di più vero. Dobbiamo fare questo sforzo di volontà, senza paura. Soltanto in questo modo potremo ottenere dei risultati.

Roberta

domenica 5 novembre 2017

Abbiate il coraggio



Più di tutto ricordo il freddo. Il gelo nelle ossa.
Quei vestiti larghi per mascherare quello che volevo nascondere al mondo: la mia malattia.
Ricordo il vuoto delle giornate, la fame d’amore sempre più grande.
Ricordo gli sguardi addosso della gente che mi trafiggevano come lame.
Ricordo il silenzio, le parole non dette.
Ricordo quelle litigate con mamma perché ancora una volta avevo deciso di non nutrirmi: oggi capisco il suo dolore.
Oggi capisco che i silenzi possono anche colmare i vuoti.
Oggi sono rinata e lo devo soprattutto a me stessa, per aver avuto il coraggio di affrontare tutte le mie paure, ad una ad una.
Abbiate il coraggio di parlare, di farvi aiutare.
Abbiate il coraggio di dire “basta”, di riprendervi in mano la vostra vita. Abbiate il coraggio di guardarvi allo specchio con consapevolezza.
Abbiate il coraggio di capire, di analizzare.
Scegliete la vita, sempre.

Denise

sabato 4 novembre 2017

Splendi più che puoi



Lei. Mia unica vera nemica.
Nemica subdola e distruttiva, potente e intelligente, invisibile al resto del mondo.
I travestimenti che è capace di usare sono infiniti.
Chi vincerà questa guerra?
Guerra che dura da anni...
Tante battaglie ci sono state.
Alcune le ho vinte, altre le ho perse...
A me piace dire che le ho vinte tutte,
ho combattuto e vinto,
perché sono qua, sono ancora qui in questo pazzo e fragile mondo.
Ma sappiamo entrambe, soprattutto Lei, che non è così.
Che la vera vincitrice tra noi due è Lei.
Per ora. 

Appare come un angelo sceso sulla terra per salvarci.
Dalla nostra tristezza, solitudine, disperazione, rabbia.
Noi...i suoi seguaci.
La seguiamo, la adoriamo senza accorgerci che le sue ali candide non sono reali,
ma solo una delle tante maschere usate per ingannarci.
Sotto di esse risiede il Male.
Si presenta con un sorriso amichevole e comprensivo.
"Piacere sono Ana, se vuoi posso aiutarti, vuoi essere la mia migliore amica?"
Ti invita nella sua dimora, nel suo mondo fatato fatto di "speranze e sogni".
Ti apre la porta e te lo mostra. Acconsenti. Varchi la soglia. Ti guardi intorno. Ti piace. 
Ti istruisce circa le regole da seguire. Ti fai guardinga. Non tutte ti piacciono.
Hai paura.
Forse vuoi tornare indietro.
Non puoi.
È troppo tardi.
Ha chiuso la porta e gettato la chiave.
Ti guardi indietro per trovare quella porta e scappare fuori ma hai perso la strada e da sola non riesci, non puoi uscirne.
Allora la guardi, la supplichi di lasciarti andare.
Ma non c'è più comprensione o amore nel suo sguardo, solo malvagità e oscurità.
Ti guarda sprezzante, senza pietà.
"Da oggi sarò la tua ombra, non ti libererai più di me, anche quando penserai di avercela fatta, di aver ritrovato la strada, sarà solo un illusione. Io sarò sempre lì ad oscurarti la via. Piacere sono Ana, ma ora puoi chiamarmi col mio vero nome: anoressia, e sarò la tua peggior nemica".

Così è cominciata la mia guerra contro Lei, l'anoressia.
Senza neanche accorgermene mi aveva stregata.
Ora sono qui al buio, sto ancora cercando la strada giusta che mi riporti a casa.
Ma Lei è qui al mio fianco e me lo impedisce. E io non posso urlare perché sono sola in questo mondo e nessuno comprenderebbe...
Si per ora sta vincendo lei.
MA arriverà il giorno in cui sarò in grado di fare breccia nell'oscurità che mi circonda, portando Luce nelle tenebre. Quella luce che mi permetterà di trovare la chiave per aprire quella maledetta porta e, spero, chiuderla per sempre. 

Splendi più che puoi.

Cam