"CIO' CHE AVETE IMPARATO ASCOLTANDO LE
PAROLE ALTRUI LO DIMENTICHERETE MOLTO RAPIDAMENTE, CIO' CHE AVETE IMPARATO CON
TUTTO IL VOSTRO CORPO LO RICORDERETE PER IL RESTO DELLA VOSTRA VITA." (Gichin
Funakoshi)
Ci sono cose dette che possono lasciare il segno,
ma ci sono cose che 'respiri' e che ti attraversano che ti cambiano.
Un
cambiamento che arriva anche attraverso la sofferenza fisica, che implica un
contatto unico e forte con il proprio corpo è ciò che letteralmente significa 'me lo sento addosso'.
Ricordo in maniera vivida, quanto
le mie estreme difficoltà di comunicazione chiudessero in un nodo le mie
emozioni incastrandole nel mio stomaco, e spingendomi a pensare di volerlo
eliminare dal mio corpo per scaraventarlo nel posto più lontano.
Quante volte
il mio corpo mi mandava segnali per poter dire che le mie energie erano davvero
in dirittura d'arrivo, ma la mia testa non solo si rifiutava di ascoltare, ma
addirittura cercava di sostituire quel carburante con la forza ossessiva dei
miei obbiettivi malati di perfezione. E lo stremo a cui arrivavo ogni volta che
mi punivo con il vomito; guardavo allo specchio i miei occhi rossi, gonfi e
sentivo il mio cuore che stava per uscire dal mio petto. Il terrore ogni volta
che sentivo lo stimolo della fame, con tutte le strategie che potevo mettere in
atto per poterla azzittire.
Il corpo, il mio corpo 'aggredito' dalle flebo,
lontano da me anni luce eppure così vicino. Un corpo che diventava sempre 'più
insignificante' proprio perché aveva troppo significato. Troppo 'gonfio', sproporzionato,
inadeguato, quindi bersagliato, infamato, distrutto. Cercavo di tenerlo il più
possibile distante da me perché il suo ruolo nella mia vita era diventato
determinante, non per la mia sopravvivenza ma per la mia distruzione.
Io e lui
così diversi, così estranei. Ora abbiamo fatto pace. Adesso so che grazie a lui
posso... Il nostro conflitto mi ha dato modo di conoscerlo e riconoscerlo, di
imparare ad emozionarmi e a sentire, percependolo anche come un prezioso veicolo
del mio sentire. Punirlo?
Non sento più 'il bisogno' di punire me stessa.
Rosy
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