mercoledì 3 aprile 2019

Cara anoressia...


Cara anoressia,
È un da un po' che ci siamo perse di vista. Non posso negarti che a volte ancora ripenso ai momenti passati insieme. Al bene che mi hai fatto. Alla forza che mi hai dato di evitare di affrontare il mondo, le responsabilità, la vita. 
Però c'è anche un altro lato di te che non posso dimenticare.
Non posso scordare il fatto che eri punizione e causa della stessa. Non mi hai fatta sentire all'altezza, mi hai fatta sentire sbagliata.
Mi hai illusa, facendomi credere di non meritare niente. Mi hai fatto male, o meglio, mi hai fatto credere di meritare il male che ho lasciato mi autoinfliggessi. Mi hai fatto perdere la mia adolescenza oltre che il peso e l'appetito.
Mi hai illusa facendomi credere di essere invincibile, di non aver bisogno di niente e nessuno. Dovevo bastarmi da sola, se mi sentivo debole un cucchiaino di miele era l'unica arma a me concessa.
Però sai una cosa? Hai presente i miei genitori? Quelli a cui urlavo contro quando mi chiamavano a tavola per mangiare un pugno di riso scondito? E i miei amici? Quelli con cui non uscivo più perché mi vergognavo? Beh loro in realtà non se ne sono mai andati, anche se "grazie" a te ero convinta del contrario.
È grazie a loro, e a tutti quelli che mi hanno aiutata a rendermi conto che non avevo bisogno di te per essere me stessa, è grazie a loro se sono qui a scriverti, ora.
Mi hai fatta vergognare. Di come ero, di come stavo diventando, di come sono stata. Avevo paura, ero terrorizzata all’idea di chiamarti con il tuo nome. Ero convinta di non avere alcun problema, di stare bene. Se stare bene era non riuscire a guardarmi, non avere la forza di andare a scuola, non riuscire a ridere, sentirmi sempre in colpa, allora avevo ragione, stavo bene.
Mi hai fatta concentrare su di noi, su di me e su di te. Tutto girava intorno a al desiderio del nulla. Un’anestesia totale. Ho fatto si che mi lasciassi condizionare così tanto da una cosa di cui nemmeno osavo pronunciare il nome. Ancora non so come me lo sia lasciato permettere, ma spero di capirlo presto.
Con te al mio fianco ho conosciuto la sofferenza. Non solo la mia e delle troppe ragazze che ho conosciuto, ma anche quella di chi ci stava intorno. Di chi guardava da fuori senza poter fare nulla. Di chi ci guardava negli occhi e vedeva sguardi persi, affamati di cibo e di vita, terrorizzati dallo stesso cibo e dalla stessa vita. La sofferenza di chi ci stringeva tra le braccia con la paura di farci male. La sofferenza di chi ci parlava pesando le parole per il timore di dire una parola sbagliata. La sofferenza di chi aveva il coraggio di metterci davanti alla realtà che ci ostinavamo a non voler vedere. La sofferenza di chi tornava nonostante tu mi lasciavi credere di poter farcela da sola. Eri al mio fianco ma non facevi male solo a me.
Guardami ora. Non ti mentirò dicendoti che sto bene, ho smesso di mentirmi a riguardo. Sono insicura, vado in ansia facilmente, sono tutto fuorché perfetta. Ci sono giorni che passo nel letto a guardare film e giorni in cui non riesco a stare ferma trenta secondi di fila. Eppure sono serena. So di non essere perfetta, ma so che se il prezzo per la perfezione siamo io e la mia felicità, allora non ne vale pena.
Sicuramente mi hai resa più consapevole, ma in quella consapevolezza c'è anche la certezza di non aver più bisogno di te.
Perché i problemi non spariscono se scappo, si accumulano e basta. E prima o poi dovrò affrontarli, con o senza di te ma, non prendertela, senza di te è meglio.

Alice 

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