domenica 1 dicembre 2019

Combattuta tra due versioni di me

Cara cosa,
non sono mai riuscita a chiamarti con il tuo vero nome perché non mi sono mai sentita abbastanza malata: è proprio questa sensazione di "non essere abbastanza" che mi ha portato a conoscerti e farti entrare nella mia vita.
E' tanto tempo che non ci sentiamo, anche se ogni tanto sento che bussi alla mia porta: ormai ho imparato a riconoscerti e per te non c'è più spazio. Come ho fatto a farmi condizionare per così tanto tempo?
Con te al mio fianco mi sentivo forte, invincibile e tutto sembrava estremamente normale. Avevo preso casa in quelle quattro mura che mi ero costruita da sola e ti avevo portato con me per sentirmi compresa; esistevano solo le regole che mi ero imposta con talmente tanta arroganza da rendemi schiava di te e dei miei stessi pensieri. Eri la più grande sostenitrice della mia personale distruzione.  Dimagrire sembrava essere l'unica soluzione per smettere di sentirmi  un peso inutile e irrisorio nella vita degli altri; così ti ho chiuso dentro di me e ho buttato la chiave nel mare dei pensieri che mi affogavano l'anima.
Mi fidavo di te e di tutti i tuoi consigli, anche se ho sempre mostrato una certa diffidenza.
Mi guardavo allo specchio e mi chiedevo fino a che  punto avrei potuto spingermi; mi domandavo fino a che punto avresti continuato a sostenermi. Non ti sembrava di esagerare un pò?
Ti sei rivelata  un mostro che impersonificava tutte le mie paure, i  ricordi e le esperienze del passato. Guardare le mie ossa era motivo di soddisfazione, così come  salire sulla bilancia e notare la perdita di peso settimana dopo settimana. I  numeri, nonostante abbia sempre odiato la matematica, erano determinanti per la mia felicità. Appuntavo tutte le tappe che raggiungevamo insieme: più il peso calava, più mi sentivo realizzata.  Riuscisti a prendere il soprawento anche sulla mia più grande passione. La pista di pattinaggio non era più un luogo dove esprimere me stessa attraverso leggiadri movimenti sulle note della mia musica preferita, ma un posto dove bruciare calorie (come le strade, i corridoi, le scale e il resto del mondo).
Mi sentivo scissa a metà, in bilico sopra all'oblio, combattuta tra due versioni di me: una che mi implorava di reagire e recuperare la chiave per farti uscire;  l'altra che invece era completamente assuefatta da te.
Ero certa che dovevi andartene. Ho cercato per anni di recuperare quella maledetta chiave, ma ogni volta che ci riuscivo eri sempre pronta a strapparmela di  mano. Poi ho capito che "volere è potere": mi sono resa conto che solo io mi stavo impedendo di vivere,  perché non lo volevo dawero. Non volevo lasciare quei quaranta chili e non volevo tornare ad essere normopeso, perché la nostra "zona comfort" si trovava ad una soglia più bassa, che però era sbagliata. Pensavo di star bene in mezzo ai miei problemi, avevo imparato a conviverci: in realtà ero infelice ma con te mi sentivo a mio agio. D'altronde, l'unica COSA che pensavo di meritare eri proprio tu.
Non mi ricordo come fosse il mondo prima di te, ma da quando ci siamo salutate ne ho scoperto uno tutto nuovo che mi rende davvero felice. Al dì là di quel muro ci sono tantissimi colori e tante sfumature con cui dipingere le mie giornate: il mondo non è grigio come me lo facevi vedere te.
Non smetteranno di esserci i  momenti negativi, ma volevo ringraziarti perché adesso so come  reagire.
So anche che tenterai di trascinarmi di nuovo in  basso, ma dopo aver strisciato insieme a te per molto tempo ho capito che l'importante è trovare sempre la voglia di andare avanti, amandomi.
Non permetterò che la tua voce torni ad urlare.



Noemi

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