sabato 28 marzo 2020

Abbracciare il dolore


Cara Giorgia,
 
Ti scrivo questa lettera poiché, proprio adesso, riesco a vederti.
Oggi ti vedo, nella tua completezza, con tutte le tue peculiarità, con i tuoi pregi e le tue debolezze, con i tuoi grandi occhi blu che adesso riescono a sorridere davvero.
Oggi ti chiedo scusa, per il modo in cui ti ho maltrattata, per averti messo a dura prova, per aver pensato che quella vita, così dolorosa, non valeva la pena di essere vissuta.
Ma tu, cara me, non mi hai mai lasciato sola.
Grazie a quel corpo che, nonostante le sue fragilità, mi ha sempre sostenuto.
Scusami, se per capire chi ero ho dovuto metterti alla prova.
Scusa se il corpo era diventato l’unico strumento per “esserci”, per essere vista pur volendo scomparire del tutto.
Scusa, se tutto il controllo che non riuscivo ad avere nella mia vita, l’ho riversato su di te, su quel controllo maniacale di numeri, calorie, misure, che mi faceva sentire così forte ma che, per tutti questi anni mi ha resa schiava.
Ero convinta di controllare io quei meccanismi malati, di avere un controllo sul mio corpo, per poi realizzare che era la malattia, i pensieri, che mi tenevano in gabbia.
La vita era fuori, la vita nella malattia non era presente, la scelta non lo era, la coscienza non lo era.
Potrei anche chiederti scusa per tutte le occasioni che abbiamo perso ma, non voglio farlo. Senza questo lungo tunnel buio non saremmo mai arrivate dove siamo adesso. Senza aver attraversato le tenebre, non potremmo vedere la luce.
Oggi, guardo quella donna fragile con estrema tenerezza e compassione, oggi la tengo per mano, non le chiedo di sparire.
Oggi, che quei kg in più non sono numeri ma sono salute, energia, vitalità, gioia...oggi la proteggo, la ringrazio per aver resistito, la abbraccio per tutto il dolore che abbiamo attraversato e le prometto che d’ora in avanti ci sarà solo la luce.

Non posso promettervi che sarà semplice, è doloroso, è difficile, cadrete, penserete di voler tornare indietro ed i primi mesi sarà una lunga lotta interiore.
Ma, posso promettervi che ne vale la pena, che tutto quello che definivate vita era solo un inferno in cui eravate imprigionati. Vi renderete conto che non avevate il controllo su nulla ma che la malattia controllava tutta la vostra vita.
Aprite gli occhi, alzatevi, prendete coscienza, solo quando lo vorrete davvero riuscirete a reagire.

Giorgia


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