martedì 13 ottobre 2020

Fogli(e) di vita

A chiunque legga le mie parole, dedico un saluto.
Scrivo in un momento in cui la mia vita è completamente assorbita dal disturbo alimentare. Nell’ultimo mese ho lasciato andare ogni mia difesa dando spazio ad un comportamento alimentare sregolato. Esso è la mia colpa, non la mia punizione.
Perché no, non mi sento indegna di vivere, no, non sono un demone torturatore di me stessa. Sono semplicemente una ragazza che ha deciso di riprendere le responsabilità della propria vita, vita di fronte alla quale si è spaventata, rifugiandosi in una modalità che conosceva da tempo. Troppo ‘facile’ pensare di essere malati e dunque deresponsabilizzarsi rispetto alla vita, dicendosi che se si è malati non si può mica fare l’ingegnere, o il medico, o l’avvocato.
In questo momento dar spazio a qualsiasi slancio alla vita è doloroso, che dico, dolorosissimo. Nonostante ciò io ho deciso, che è già qualcosa, di mettermi in una posizione tale da poter essere aiutata.
Questo è quel che mi riesce, questo è quel che mi resta. Timido accenno di luce nel buio notturno che vivo. È come se non ci fosse alternanza tra giorno e notte, solo le tenebre esistono.
Eppure sono ancora qui, respiro e sono in vita. Vita alla quale mi aggrappo e che in fondo in fondo difendo con le unghie e con i denti.
Questo è un messaggio di speranza per tutti coloro che credono che non ci sia fine al dolore. A voi dico di non smettere di crederci, di impegnarsi quanto più possibile in attività che possano arricchire la propria persona anziché continuare a distruggersi ‘tanto ormai..’.
Si può avere ogni tipo di aiuto esterno ma bisogna pur sempre mettere qualcosa di proprio, scegliere di non abbandonarsi alle sabbie mobili che sembrano farci affondare.
Anche se tutt’ora mi riesce difficile crederlo, la vita è un dono straordinario che però continua a metterci alla prova. Vivere vuol dire essere soggetti a cambiamento perché si naviga in acque mai ferme. Vivere è un divenire. Pertanto non combattiamo contro natura, non cerchiamo di far rimanere il proprio corpo fermo, immutato. Accettiamo e accogliamo il cambiamento con un pizzico di leggerezza in più.
Sgraviamo la testa e viviamo di cuore.
Questo è ciò che auguro ad ognuno di voi che, come me, soffre.
 
Federica

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