Ed ecco a voi un contributo della nostra amica Simolyliham tratto dal suo blog "Fame d'amore" :
Anoressia e Bulimia. Una giovane donna racconta la sua storia“DCA” per molte persone è una sigla vuota, per altre invece colma di dolore, sofferenze, tristezza se non depressione; e per altre ancora è sinonimo di morte, propria o di qualche caro.
Con la sigla DCA (Disturbi del Comportamento Alimentare) si indicano diverse malattie che, soprattutto negli ultimi anni, sono diventante tristemente famose rimbalzando da media a media: anoressia nervosa, bulimia nervosa, disturbo dell’alimentazione incontrollata, obesità, picacismo. Tra queste malattie quella più nota è l’anoressia, perché strettamente legata al culto di un certo tipo bellezza.
Abbiamo incontrato Adriana (nome di fantasia), una ragazza che vive nell’area pinerolese, che è stata malata di anoressia e di bulimia, ed è ora è sulla via della guarigione.
Come accade che una ragazza si ammali di anoressia?
All’inizio vuoi seguire il canone di bellezza della Società di oggi, dove “magro è bello”. Tutto inizia con una semplice dieta: vuoi soltanto dimagrire. Perciò inizi a contare le calorie, a pesarti tutti i giorni e a ridurre le porzioni sempre più. Tutte le ragazze potenzialmente potrebbero ammalarsi, perché tutte fanno la classica dieta.
Come ti accorgi che qualcosa non va nel tuo modo di seguire una dieta?
In realtà tu non te ne accorgi: i tuoi comportamenti ti sembrano normali, fino a quando insorgono atteggiamenti che ti portano ad un “punto di non-ritorno”. Ne prendi coscienza, o almeno per me è stato così, quando dalla semplice dieta passi davvero ad avere “comportamenti compulsivi-ossessivi” riguardo al cibo e al tuo corpo.
Quali sono i “punti di non-ritorno” di cui parli?
Un punto di non ritorno: quando, raggiunto il peso che ti eri prefissato, continui a non mangiare ugualmente per paura di ingrassare. Così non solo non ingrassi, ma continui a dimagrire. Ti piace vedere il tuo corpo assottigliarsi e iniziano a piacerti le tue ossa. Arrivi ad amare le tue ossa, vuoi le tue ossa.
Tutto ciò che conta è vedere la bilancia scendere: diventa eccitante vedere il numero calare. Persino l’acqua in corpo ti dà fastidio, perché gonfia la pancia e ti fa pesare di più. Si arriva persino a pesarsi prima e dopo l’essere andati al bagno. Un altro punto di non ritorno è il non voler più mangiare di fronte agli altri.
Questo perché, per una ragazza con l’anoressia, anche una fetta di pizza è un pasto eccessivo. Ha troppe calorie. Da sola supera il tuo “budget giornaliero”. Perché arrivi ad avere un budget di calorie giornaliero che di solito, quando la malattia ti prende forte, non supera le 300!
300 calorie in termini di cibo a cosa equivarrebbero?
Circa 3 mele grandi.
Non hai fame?
Certo che hai fame, muori di fame! Hai talmente tanta fame che non senti nemmeno più i crampi alla pancia, anzi sentire lo stomaco che si restringe è diventata una sensazione piacevole. Ma prima o poi la fame ti sovrasta. Ecco che insorge la bulimia per fame: non ce la fai più, non ce la fai proprio più ad un certo punto.
Perché?
Perché ti sei affamato per troppo tempo, a volte per anni. Certe ragazze hanno addirittura l’anoressia pura per quasi una vita, se non muoiono. Ma comunque prima o poi tutte passano dalla bulimia, se non si fa il percorso di guarigione. Perché arrivi che sei proprio affamata, hai una fame bestiale.
Quando mangi che cosa provi?
Quando hai l’anoressia pura è un contorcersi del tuo spirito: ti senti lievitare anche solo per un boccone di verdura, ti senti cosmicamente in colpa, ti senti gli occhi puntati addosso, che tutti ti giudicano una “vacca grassa”.
Nella fase bulimica il termine giusto è “godi”. Quando mangi godi e non riesci a fermarti. Più mangi più mangeresti, come una belva famelica.
Mangi, però poi vai in bagno a vomitare, giusto?
Sì. Non vuoi mangiare di fronte agli altri, ma non vuoi nemmeno che gli altri si accorgano dell’anoressia, quindi devi trovare un modo per mangiare senza ingrassare, anzi dimagrendo. Allora molte ragazze con un DCA iniziano a vomitare. Quando inizi a vomitare è finita, non smetti più: è come una droga, anzi peggio!
Inizi a mangiare tutto quello che vuoi, ma di nascosto, perché sai come smaltire in fretta! Altre ragazze iniziano a fare frenetica e compulsiva attività fisica, altre prendono lassativi, altre ancora (come feci io), fanno più cose assieme.
E tutto questo comincia cercando di dimagrire?
Dimagrire è la punta dell’iceberg. Vuoi essere notata, ma non dai ragazzi, quella è la scusa superficiale. Tu vuoi essere notata dalla gente, precisamente dalle persone che ami, come i tuoi parenti. Perché sono loro che ti hanno causato la fame d’amore.
Loro che, pur facendo il possibile, tutto ciò che erano capaci di fare, non sono riusciti ad amarti come ne avevi bisogno, magari spesso non ti hanno neanche mai apprezzata. Allora, paradossalmente, vuoi diventare invisibile per essere vista.
Come si convive con questa malattia?
Non ci convivi, sopravvivi, finché non muori. Perché di DCA o si guarisce o si muore: puoi sopravvivere anche 30-40 anni con l’anoressia pura (con la bulimia molto meno: ad ogni crisi rischi di avere un infarto), ma alla fine non ce la fai più: i tuoi organi interni si rovinano col tempo.
È una vita di privazioni, giusto?
Sì. Non solo ti privi del cibo, degli affetti e della vita sociale, ma smetti di uscire: hai paura di dover mangiare fuori, quindi davanti agli altri; non sai più come vestirti, perché sei troppo grassa; devi avere ossessivo- compulsivo controllo su tutta la tua vita, persino i bicchieri sulla tavola devono essere messi perfettamente.
L’anoressia è anche una sorta di “elogio alla perfezione”, un pretendere di essere perfetti. Ci si sente superiori agli altri: tu sei più forte, tu “vivi” anche senza cibo. Ma non è un vivere…
Vederti pelle e ossa non ti allarma?
No, perché l’obiettivo ultimo e principale della malattia, è l’autodistruzione: i DCA sono un vero e proprio metodo autodistruttivo e autolesionista. Ci sono ragazze che non si limitano a non mangiare, vomitare, abbuffarsi, ma tentano veramente di uccidersi anche con altri metodi, classici sono i tagli di lametta.
Perché molti credono che sia soltanto un mania da ragazze che vorrebbero fare la modella?
Forse perché la gente non conosce e non capisce che è una malattia, scientificamente dimostrata. Ma al tempo stesso ci tengo a precisare che noi non siamo una malattia. Se tu dici ad una ragazza con l’anoressia che è anoressica, lei sarà contenta perché è arrivata ad identificarsi con la malattia; lei vuole essere la malattia.
Quindi più ci si sente dire «sei anoressica », più lo si sarà e meno si penserà che queste sono malattie che ti vengono. Non sono esperta medica di DCA, ma ho letto molti articoli e ho avuto a che fare con molti medici. Per esempio ho letto in un articolo che anche il cervello dimagrisce col dimagrire del corpo: così cala la fiducia nel medico e ci si chiude sempre più in se stessi.
Oppure a riguardo della bulimia, so che è tutto un meccanismo provocato dalle ghiandole che producono serotonina: questa, nelle ragazze che hanno il DCA, è carente. E il cibo, in particolare i dolci, fanno aumentare il livello di serotonina, la quale provoca piacere e assuefazione. Ma la gente queste cose non le sa, perché di DCA non si parla, ce ne si vergogna.
Bisognerebbe venisse fatta più informazione. I DCA sono la maggior causa di morte per le ragazze. Non dobbiamo e non possiamo vergognarci di parlare di questa malattia! Sia perché dobbiamo convincerci tutti che non ce la siamo causata, ma siamo predisposte alla malattia (vedi serotonina e bulimia), sia perché non possiamo permettere che altre ragazze muoiano. Non possiamo più tacere.
Come si può guarire?
L’amore: sentirsi amati per imparare ad amarsi. Perché non ti ami, ti odi e per tanti motivi. Non ti senti amata, proprio perché non sei capace ad amare te stessa. Solo quando incontri qualcuno che sappia andare oltre la malattia, e vedere ciò che realmente sei aiutandoti a tirarlo fuori, allora puoi intraprendere il percorso di guarigione.
Prima invece il senso della tua vita è dettato solo più da numeri: bilancia, calorie, misure del tuo corpo, minuti di attività fisica, ore gettate via.
E il percorso di guarigione com’è?
Non è bello, né producente essere considerati solo un paziente-numero. Occorre sentirsi amati anche dai dottori, benché il loro non sia un affetto materno, alcuni riescono davvero a far sentire che sono lì per te, per il tuo bene e non perché “vogliono farti ingrassare”.La malattia coinvolge anche aspetti psichici e fisici, bisogna affidarsi ad un buon centro contro i DCA. Soprattutto bisogna fidarsi dei dottori e questi devono instaurare con la persona che ha un DCA un rapporto di umanità prima di tutto: persona che ha esperienza aiuta persona con problema.
Perché una ragazza con l’anoressia pensa che un dottore voglia solo far riprendere peso per farla guarire. Ma non si guarisce solo prendendo peso. Io penso che si possa essere anoressici anche a 70 chili. Non è il peso che conta: il cibo è la punta di un iceberg. La magrezza è solo la maschera dietro cui si nasconde un profondo disagio esistenziale e psicologico.
Se incontrassi una ragazza con un DCA come l’aiuteresti?
Le direi che non è sola, non è colpa sua quello che le accade, che lei ha una malattia, non è anoressica o bulimica; non deve identificarsi con la malattia. L’aiuterei a scrutarsi interiormente per capire le cause scatenanti e cercherei di convincerla con l’amore a farsi seguire da un buon centro.
Soprattutto diventerei sua amica. Come è successo con le amiche che ho: le mie amiche migliori sono quelle conosciute durante i ricoveri, quelle che hanno o stanno passando ciò che vivo io.
spero sia stato interessante per voi come lo è stato per me.. aspetto vostri commenti per un confronto!
Un abbraccio
Michi
testo
Questo spazio è dedicato a tutti coloro che vogliono CREARE UNA NUOVA CULTURA SUI DCA. Siete tutti importanti perchè unici, così come uniche sono le vostre storie e i vostri pensieri. Questo Blog resta quindi aperto a chiunque voglia proporre o condividere, perché Mi Nutro di Vita è di tutti ed è fatta TUTTI INSIEME.
mercoledì 4 dicembre 2013
mercoledì 27 novembre 2013
giovedì 14 novembre 2013
Speranza....
Ringraziamo Rosa per aver condiviso con noi un momento così importante...
Oggi c’è speranza (lettera a mia sorella Chiara).
E’passato un anno da quel giorno in cui ti ho portata d’urgenza in ospedale. Le immagini di quei giorni, di quei momenti, sono ancora molto vivide nella mia mente; ogni tanto qualcosa, anche apparentemente scollegato, mi rimanda alla tua voce rallentata di un anno fa, ai tuoi occhi impauriti, a quello che rimaneva del tuo corpo, dilaniato dall’anoressia. Ho avuto molta paura e, voglio essere sincera, ne ho ancora. Ma oggi ti vedo sorridere per cose piccole, ti vedo fare progetti di vita e non di morte, ti vedo entusiasmarti ancora per quelle che erano sempre state le tue passioni. Oggi ti vedo consapevole. E vedo in te la volontà di non chiuderti un’altra volta al mondo. So che hai paura anche tu, che ti spaventa l’idea di affrontare la vita senza la corazza che ti eri costruita attraverso “quel modo di funzionare”. Proprio ieri mi hai detto che il tuo è sempre stato un modo per dire: “ciao mondo, io non ci sono, non esisto, non voglio responsabilità, accetto di non avere grandi gioie purchè mi vengano risparmiati grandi dolori”. Detta così sembra la scelta di una persona codarda, priva di coraggio. In realtà penso sia la scelta di una persona con una sensibilità esasperata, che ad un certo punto non è più riuscita a stare dietro a questo suo sentire tutto in maniera così forte e profonda. Ad un certo punto, molto presto in realtà, visto che eri ancora una bambina, avevi saturato il tuo magazzino emotivo e hai deciso di chiudere i battenti e cambiare dimensione. Oggi hai capito che tutto questo ingranaggio mortale nella tua mente non era solo finalizzato ad autodistruggerti, anzi, in primo luogo serviva per proteggerti. Certo, è meno nobilitante questa versione, ma più vera e più utile al tuo obiettivo: riagganciarti alla realtà, tornare a vivere, diventare adulta.
Oggi cammini per strada, e nonostante il tuo sottopeso ancora molto marcato, la gente non si volta a guardarti. Il viso della mamma è più rilassato, non deve più proteggere sua figlia da sguardi indiscreti e stupiti. Il tuo passo è cambiato: non è più il moto frenetico di chi non ha pace, ma è un passo fermo, più tranquillo, rilassato. Guardi i negozi, e ti interessa davvero quello che vedi.
Ti ho vista paertecipe ed entusiasta anche per cose che non ti riguardavano in prima persona, mentre non tanto tempo fa eri così egosintonica con la malattia che non vedevi nulla di quello che accadeva intorno a te. Hai provato gioia per la mia gioia, ed era tanto, davvero tanto, che non succedeva…
Fra una settimana termina il tuo percorso in comunità, e poi riprenderai subito i tuoi studi giornalistici. Sono tanto orgogliosa di te… e continuo ad avere fiducia.
Oggi c’è speranza.
Rosa
mercoledì 6 novembre 2013
Sfatiamo qualche mito!!!
ed ecco a voi il contributo della nostra amica Lylih
*Miti da sfatare*
Sfatiamo un po' di miti: avere l'anoressia non significa essere uno scheletro. L'essere "magra come un chiodo", come direbbe la maggior parte delle persone, non prescinde l'anoressia e viceversa. Si può avere l'anoressia anche a ottanta chili. Perché? Perché è una malattia!
Diciamo pure che noi tutte, ragazze che hanno l'anoressia, siamo stufe di sentirci dire che siamo guarite e che stiamo bene solo perché abbiamo ripreso del peso. Prendere peso è facile: i ricoveri, le abbuffate(che sono sintomo di bulimia nervosa) senza vomito magari, l'essere più positive, perché no e non voler rischiare la vita... e ci sono altri motivi per riprendere peso. Ma ciò non vuol dire che si è guariti dall'anoressia.
Per chi ha l'anoressia è molto importante sentirsi malato. Perché la malattia diventa la tua identità e tu arrivi ad identificarti con essa; quindi, se ti dicono che sei guarita, tu non ritrovi più una parte di te stessa, che è diventata la parte principale di te. L'anoressia è una malattia anzitutto dell'anima. Il peso, per chi ha l'anoressia, è una questione marginale, o quasi(come sostiene anche Clara Brunello nel suo libro "Viva di nuovo" e non solo lei). L'essere uno scheletro è una fase della malattia, fase per altro che non tutte passano. Uno può avere l'anoressia ed essere sempre "grasso". Perché è una questione principalmente psicospirituale; la malattia insorge per tanti fattori sia "scientificamente dimostrati", sia psichici, sia spirituali appunto: la fame d'amore prima di ogni altro causa la malattia(ma di questo scriverò in seguito).
Ora veniamo a sfatare il secondo mito: noi NON siamo anoressiche, ma ABBIAMO L'ANORESSIA. Che è completamente diverso. Si dice "avere un cancro, avere il raffreddore", non essere una malattia. Bene, l'anoressia e la bulimia sono malattie e dimostreremo il perché. Quindi, basta puntare le dita contro e giudicare una ragazza, quasi sicuramente molo magra, anoressica. Non esiste l'anoressica. Non esiste che si E' una malattia. Non siamo malattie: siamo persone, con problemi, ma essere umani, come tutti gli atri. Così come anche i drogati, i così detti "pazzi", gli alcolisti: no! Sono tutte persone che hanno problemi con la droga, con l'alcool e che soffrono di disturbi della psiche.
Riprendendo il discorso dell'identificazione con la malattia: è deleterio dire ad una ragazza con l'anoressia che "è anoressica". Perché a lei farà piacere e si sentirà ancora più malata e vorrà essere ancora più malata. Ma lei non è la sua malattia: deve capirlo, deve convincersi del fatto che queste malattie ti vengono, non te le causi tu, non del tutto. Certo, sei tu che decidi di seguire l'anoressia e la bulimia quale metodo autodistruttivo, ma non sei tu che hai voluto il desiderio di autodistruggerti; questo ti nasce per tutta una serie di carenze che tu hai: dalla serotonina, se vogliamo parlare dal punto di vista scientifico, all'amore e all'affetto che tu non hai mai sentito( e sottolineo tu non hai sentito, che non vuol dire che non te lo hanno dato).
Questo post vuole essere una critica al giudizio della gente, ignorante(dall'etimo latino del termine) riguardo ai DCA e piena di stupide convinzioni che, ancora oggi, nonostante due milioni di ragazze morte, continuano a sostenere che l'anoressia "è un capriccio di una ragazzina che vuole essere magra come una modella".
Diciamo pure che noi tutte, ragazze che hanno l'anoressia, siamo stufe di sentirci dire che siamo guarite e che stiamo bene solo perché abbiamo ripreso del peso. Prendere peso è facile: i ricoveri, le abbuffate(che sono sintomo di bulimia nervosa) senza vomito magari, l'essere più positive, perché no e non voler rischiare la vita... e ci sono altri motivi per riprendere peso. Ma ciò non vuol dire che si è guariti dall'anoressia.
Per chi ha l'anoressia è molto importante sentirsi malato. Perché la malattia diventa la tua identità e tu arrivi ad identificarti con essa; quindi, se ti dicono che sei guarita, tu non ritrovi più una parte di te stessa, che è diventata la parte principale di te. L'anoressia è una malattia anzitutto dell'anima. Il peso, per chi ha l'anoressia, è una questione marginale, o quasi(come sostiene anche Clara Brunello nel suo libro "Viva di nuovo" e non solo lei). L'essere uno scheletro è una fase della malattia, fase per altro che non tutte passano. Uno può avere l'anoressia ed essere sempre "grasso". Perché è una questione principalmente psicospirituale; la malattia insorge per tanti fattori sia "scientificamente dimostrati", sia psichici, sia spirituali appunto: la fame d'amore prima di ogni altro causa la malattia(ma di questo scriverò in seguito).
Ora veniamo a sfatare il secondo mito: noi NON siamo anoressiche, ma ABBIAMO L'ANORESSIA. Che è completamente diverso. Si dice "avere un cancro, avere il raffreddore", non essere una malattia. Bene, l'anoressia e la bulimia sono malattie e dimostreremo il perché. Quindi, basta puntare le dita contro e giudicare una ragazza, quasi sicuramente molo magra, anoressica. Non esiste l'anoressica. Non esiste che si E' una malattia. Non siamo malattie: siamo persone, con problemi, ma essere umani, come tutti gli atri. Così come anche i drogati, i così detti "pazzi", gli alcolisti: no! Sono tutte persone che hanno problemi con la droga, con l'alcool e che soffrono di disturbi della psiche.
Riprendendo il discorso dell'identificazione con la malattia: è deleterio dire ad una ragazza con l'anoressia che "è anoressica". Perché a lei farà piacere e si sentirà ancora più malata e vorrà essere ancora più malata. Ma lei non è la sua malattia: deve capirlo, deve convincersi del fatto che queste malattie ti vengono, non te le causi tu, non del tutto. Certo, sei tu che decidi di seguire l'anoressia e la bulimia quale metodo autodistruttivo, ma non sei tu che hai voluto il desiderio di autodistruggerti; questo ti nasce per tutta una serie di carenze che tu hai: dalla serotonina, se vogliamo parlare dal punto di vista scientifico, all'amore e all'affetto che tu non hai mai sentito( e sottolineo tu non hai sentito, che non vuol dire che non te lo hanno dato).
Questo post vuole essere una critica al giudizio della gente, ignorante(dall'etimo latino del termine) riguardo ai DCA e piena di stupide convinzioni che, ancora oggi, nonostante due milioni di ragazze morte, continuano a sostenere che l'anoressia "è un capriccio di una ragazzina che vuole essere magra come una modella".
giovedì 10 ottobre 2013
Irene...una nuova amica
Abbiamo deciso di pubblicare uno degli articoli che la nostra nuova amica Irene ha inserito nel suo blog.
un abbraccio
Michi
Tally Weijl: La verità, vi prego, sulla moda
Non è bastata la morte di Isabelle Caro, modella francese che nel 2008 aveva posato, scheletrica e nuda, per Oliviero Toscani, nella controversa campagna contro l'anoressia lanciata dal marchio di abbigliamento italiano Nolita. Non è bastata la morte delle sorelle Ramos e di Caroline Reston, tre modelle sudamericane decedute per le conseguenze del disturbo alimentare di cui soffrivano. Non bastano le innumerevoli sfilate di moda dove, tra le già magrissime partecipanti, figurano ragazze che esibiscono gli evidenti segni di un deperimento fisico provocato da patologie legate all'alimentazione; un caso su tutti quello della Berlin Fashion Week del 2010, dove lo stilista Patrick Mohr aveva fatto sfilare modelle disgustosamente magre, pelate e con una barba posticcia. (Curiosamente, in quell'occasione le critiche erano state volte più all'aspetto sgradevolmente caricaturale di quelle donne barbute che non alla condizione clinica delle stesse.) Non sono bastati nemmeno tutti i tentativi (a mio avviso ridicoli) di "ridimensionare le taglie", di "proporre nuovi canoni", di "esaltare le curve femminili": niente di concreto è stato fatto, nessun cambiamento significativo apportato. Gli stilisti continuano ad esigere ossa e magrezza, come testimonia lo scandalo scoppiato a Stoccolma, dove alcuni agenti reclutavano pazienti all'uscita della clinica per la cura dei disturbi alimentari più grande di tutta la Scandinavia, offrendo loro un contratto da modelle. Eppure, nonostante queste notizie, c'è qualcuno che ancora non ha capito la gravità del problema: due giorni fa, esposta in bella vista nel negozio Tally Weijl di via Torino a Milano, campeggiava una maglia con la scritta "DON'T FEED THE MODELS".("Non nutrite le modelle".) Alla luce di esempi così eclatanti di come il mondo della moda stravolga e influenzi i corpi e le menti di migliaia di ragazze e donne, ci vuole un bel coraggio a propinare un simile slogan, che può essere definito a tutti gli effetti come inneggiante all'anoressia. Inoltre, data la chiara allusione ai cartelli che vietano di dare cibo agli animali ("don't feed the animals", "don't feed the birds") il messaggio veicolato è anche profondamente irrispettoso nei confronti della donna, presentata alla stregua di un animale che non merita di essere nutrito. E questa idea è proposta con estrema leggerezza e voluta noncuranza alla (per lo più giovane e non necessariamente consapevole) clientela del negozio che, passivamente, recepisce e sublima un pericoloso messaggio all'interno di un ambito apparentemente innocuo - un negozio di moda giovanile. Complimenti a Tally Weijl!
un abbraccio
Michi
Tally Weijl: La verità, vi prego, sulla moda
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Da Tally Weijl messaggi pro anoressia |
Irene
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