Aspettando il sole.
Tutti noi conosciamo un posto fatto di lunghi corridoi,
letti in successione, e sbarre alle finestre. Come una prigione.
Io, li dentro ho visto.
Ho visto la morte, ho visto la vita, ho visto la paura della
morte e il terrore della vita.
Ho visto occhi scavare crateri sul viso, e capelli cadere a
ciocche.
Ho visto pelle bianca, bianchissima, più bianca dei camici
bianchi.
Ho visto mura di silenzi, e abissi di grida.
E poi ossa troppo sporgenti, il desiderio di scomparire per
essere visti.
E strati di grasso per nascondersi dal mondo.
Ho visto il vuoto. Ho visto il pieno. Ho visto il vuoto
scoppiare. E il pieno svuotarsi.
Ho visto l’autodistruzione dietro l’illusione del controllo.
Ho visto bilance pesare i sentimenti. Pasticche per
combattere i pensieri. Brividi di freddo sotto vestaglie di lana a ferragosto.
Donne nel corpo di bambine.
Ma la cosa più atroce che ho visto è la fame. Fame di tutto.
Fame di cibo. Fame di vita. Fame d’Amore. Fame nell’impossibilità di mangiare.
La fame e il suo rifiuto. La fame e l’ossessione. Una fame che non ti lascia
dormire, né respirare.
Ho visto briciole pesare un quintale, e mostri fatti di
zucchero e pane.
Ho visto lotta e rassegnazione, forza disumana e fragilità
impressionante, troppe sigarette e troppo dolore.
Ma di tutte le cose che ho visto li dentro, ce n’è una che
non ho visto mai: il capriccio o la voglia di apparire.
La “dipendenza”, il disturbo alimentare è una malattia vera e propria che lo si
riconosca o no.
Per curare una gamba rotta basta ingessarla, ma non si può
ingessare un’anima.
Ho visto e continuo a vedere cose che non vorrei vedere più
.
Bisogna chiedere aiuto, perché l’unico modo per ritrovarsi è
andare contro se stessi e incontro agli altri.
Contro se stessi perché non siamo più noi, è una malattia
subdola che si impossessa della mente e distrugge il corpo.
Lì dentro ho visto anche me stessa.
Ma, ora che sono fuori, oltre a vedermi, posso molto di più:
posso vivermi.
E a volte fa male, molto male ma ho capito che solo qui
fuori si può correre il rischio di essere felici.
Un giorno alla volta.
Cinzia
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