Tutto sta nei giochi di luce. Ho tenuto
sempre per me, sigillate, nascoste persino alla ragione, le
motivazione che lentamente mi portarono, all'età di 16 anni, a
scegliere il silenzio, il buio, il nulla.
Annaspavo per farmi notare. Cambiavo
sport, idee, hobby in continuazione fino a che non portai i miei a
pensare che ero fatta così, nata per non concludere, per non
scegliere anche solo una cosa che fosse mia. Prendevo tutto, bulimica
della vita. Mi ero convinta che fossi realmente così, una linea
sfumata, non definita. Decisi che avrei dovuto prendere una decisione
e mantenerla. Un punto fisso. Il digiuno.
Fu l'anello debole che fece crollare
ogni cosa. Tutti i castelli che mi ero costruita attorno iniziarono
a frantumarsi ed io rimasi in balia dei vuoti e di una verità che
faticava a venire a galla.
Due anni di terapia privata con lei che
era più brava di me a rimanere sulla mia superficie. Credeva ad ogni
singola parola che enfatizzavo per cercare di mascherare quello che
c'era dentro. Ero diventata un'anima barocca. Ce l'avrei fatta da
sola, decisi che ero guarita e convinsi tutti intorno a me, persino
me stessa.
Ma non è mai come tutte le bugie che
ti racconti. C'era quel qualcosa, quel punto debole che appena veniva
inconsapevolmente toccato scatenava la bestia. I digiuni e poi ciò
che più di tutto il resto pensavo potesse togliermi la ragione, la
capacità di nascondere il caos dell'anima: le abbuffate.
Dovevo chiedere aiuto, anche contro
coloro che inserivano mia madre nella confusione più totale
dicendole che avrei potuto aspettare, che il mio era solo un
capriccio, una fretta di agire. NO. Il disturbo alimentare non
aspetta, si prende ogni minuto qualcosa di te. Il disturbo alimentare
non ha BMI , ha un'anima in fiamme che cerca di deteriorarsi da sola
mentre il corpo fino all'ultimo cerca di sopravvivere. C'è un'arte
del corpo dalla quale imparare.
Ora ho la vita nelle mie mani, grazie a
chi ha saputo scavare dentro me. Ho imparato che il mio punto debole
lasciato nascosto nell'ombra era me stessa, volevo a tutti i costi
che il mio mondo godesse dei riflettori di mia madre, che tutto di me
venisse accettato, amato. E' umanamente impossibile. Bisogna
ricominciare, partorirsi da soli. Rinascere, sporcarsi le mani del
proprio mondo, metterlo alla luce e amarlo. Nessuno può darci tutto
l'amore di cui abbiamo bisogno, se non noi stessi. Spetta a noi
prenderci la responsabilità della nostra stessa vita, smetterla di
vedere il cibo come un'arma e ricominciare ad assaporare tutto, anche
ciò che a loro modo gli altri sono in grado di darci. Prendere la
parte migliore, nutrirsene prendendone la giusta dose.
Riscoprire il gusto di nutrirsi, di
farlo per se stessi, questo è il segreto. Nessun numero può
contenere quello che siamo.
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