"Abbiamo perso troppo tempo ad occupare il tempo."
Questo tatuaggio è per me.
L’ho fatto il 15 Marzo, giornata contro i disturbi alimentari.
Per ricordarmi di quanto tempo ho perso dietro tutti i meccanismi, pensieri, paure dettate da tutto quello che c’è dietro questa malattia.
Sono Martina, ho sofferto di anoressia per quasi 5 anni, ho perso gli anni più belli della mia adolescenza pensando di fare il meglio per me stessa, occupavo così tutto il mio tempo perdendolo in realtà...solo un anno fa ho avuto la forza di affrontare il problema e guardare in faccia la Martina che viveva in un corpo consumato dalla malattia.
Sono entrata in una clinica, sono entrata ancora più in “contatto” con la mia malattia, la riconoscevo nelle ragazze che condividevano con me ogni pasto intorno a quel tavolo che odiavamo tanto, nell’educatrici che speravano di darci la forza per liberarcene, nella psicologa che cercava di tirare fuori le mie emozioni, vedevo l’anoressia negli occhi tristi di mia madre, in quelli lucidi di mia sorella la riconoscevo nel silenzio di mio padre...ho fatto passi avanti, poi passi indietro, poi ancora avanti e ora sono qui a parlarne; oggi Martina riesce a vedere tutto in modo diverso, oggi so che non sono stupida e non lo ero.
Ero solo debole, come lo sono ora, perché il passato non mi ha abbandonata, lo sento sempre al mio fianco, riaffiora, mi fa paura, urla ma la maggior parte delle volte riesco ad urlare più forte io...questo tatuaggio è per me che ora non mi vergogno più a parlare di tutto questo, nessuno deve vergognarsi ad avere un cuore così tanto grande da essere capace di soffrire.
Sono Martina, ho sofferto di anoressia per quasi 5 anni, ho perso gli anni più belli della mia adolescenza pensando di fare il meglio per me stessa, occupavo così tutto il mio tempo perdendolo in realtà...solo un anno fa ho avuto la forza di affrontare il problema e guardare in faccia la Martina che viveva in un corpo consumato dalla malattia.
Sono entrata in una clinica, sono entrata ancora più in “contatto” con la mia malattia, la riconoscevo nelle ragazze che condividevano con me ogni pasto intorno a quel tavolo che odiavamo tanto, nell’educatrici che speravano di darci la forza per liberarcene, nella psicologa che cercava di tirare fuori le mie emozioni, vedevo l’anoressia negli occhi tristi di mia madre, in quelli lucidi di mia sorella la riconoscevo nel silenzio di mio padre...ho fatto passi avanti, poi passi indietro, poi ancora avanti e ora sono qui a parlarne; oggi Martina riesce a vedere tutto in modo diverso, oggi so che non sono stupida e non lo ero.
Ero solo debole, come lo sono ora, perché il passato non mi ha abbandonata, lo sento sempre al mio fianco, riaffiora, mi fa paura, urla ma la maggior parte delle volte riesco ad urlare più forte io...questo tatuaggio è per me che ora non mi vergogno più a parlare di tutto questo, nessuno deve vergognarsi ad avere un cuore così tanto grande da essere capace di soffrire.
Martina