La verità è che sono combattuta. .
Da una parte questa malattia mi piace.. Mi fa stare bene. Dall' altra c'è la stanchezza fisica, le forze vengono a mancare ma nonostante ciò continuo questa strada..
La strada verso l eccessiva magrezza..
La strada verso il controllo emotivo..
La strada verso la convinzione di potercela fare da sola nonostante il corpo che cade a pezzi.
Dentro di me mi sento invincibilmente pura.
Protetta dentro un corpo distrutto.
Corpo che allontana la gente ed un passato d adulta e d adolescente .
E con uno sguardo assente me ne sbatto di ciò che pensa la gente.
Protetta dentro un corpo distrutto.. pian piano passa tutto.
Ho il controllo delle emozioni, a volte posso apparire un egoista .. in realtà dietro ce una vita da autolesionista che nasconde ciò che prova dentro una via nuova.
Una via protetta dove nessuno può oltrepassare..dove nessuno mi potrà mai abbracciare.
Ma ce un abbraccio silenzioso un messaggio lanciato tramite un corpo fragile e abbandonato.
" prenditi cura di me" sussurra il messaggio.. questo cuore di ghiaccio per farlo sciogliere a volte non serve neanche un abbraccio.
E chiedo scusa se ho ferito le persone a me vicino.. questa vita è tutta un casino!!
Da qui mi sento protetta .. Posso fare a meno di sta gente.
La stanchezza fisica è tanta e a volte la parte sana mi fa venir voglia di prendere la mano tesa, l aiuto offerto.. ma ciò mi farebbe sentire debole.
Mi rendo conto che da sola non posso farcela.. devo prendere una decisione.. o continuare a stare dentro questa prigione dove mi sento protetta ma stanca..
O mettere l orgoglio e l autocontrollo ossessivo da parte e accettare l aiuto offerto .
Ho freddo tanto freddo.. le ossa dolenti.. sento il mio cuore che a fatica pompa sul mio petto.
Forse ho bisogno di uscire da qui
Forse ho bisogno di lasciarmi aiutare di lasciarmi amare..
Lasciare questo tunnel dove sono venuta ad abitare.
Tanti anni.. troppi anni..rinchiusa in questo tunnel protetto.. rifiutando tutto anche l affetto.
Piccola guerriera in lotta con se stessa.. che dell' amore è della presenza in realtà forse un po gli e ne interessa.
Vista e amata per quella che è anche se perfetta non è !!
Le sue paure che la malattia non rende visibili perché il controllo su se stessa li ha resi invisibili.
Protetta dentro un corpo esile che fa paura.. ma che mi rende invincibilmente pura.
Paura di uscire..
Paura di riuscire.
Voler apparire forte e determinata tramite un corpo che mi tiene abbracciata.
Per una volta mi sento davvero protetta!!
Il dolore che questo cuore non riesce più a sentire.. questo corpo forte mi fa apparire.
Corpo esile. Assenza di forze fisiche ma presenza di forza di controllo..
Forza di volontà malata che tiene i miei bisogni fisici e la mia sensibilità addormentata.
Emozioni anestetizzate per via di cause non accettate.
Dov'è finita la chiave per uscire da qui ??
Mi sento protetta ho un controllo.. si!!
Ma la stanchezza non regge più è troppa..
Prendetemi in braccio non ce la faccio..e portatemi dove non serve sentirsi sfiniti per sentirsi forti..
Portatemi dove non serve pesare 30 kg per sentirsi leggeri e puri dentro.
Aiutatemi a far si che tutto ciò si avveri .
Voglio ricominciare a vivere questa volta per davvero..
È quelle poche forze che mi son rimaste le userò per lottare..
Io mi voglio amare!!!
Anonimo
testo
Questo spazio è dedicato a tutti coloro che vogliono CREARE UNA NUOVA CULTURA SUI DCA. Siete tutti importanti perchè unici, così come uniche sono le vostre storie e i vostri pensieri. Questo Blog resta quindi aperto a chiunque voglia proporre o condividere, perché Mi Nutro di Vita è di tutti ed è fatta TUTTI INSIEME.
martedì 26 luglio 2016
giovedì 7 luglio 2016
Da "Mi nutro di parole" : Pensando
“Una volta l’aereo mi
terrorizzava, ora non più, qualche volta ho desiderato che cadesse. Per finire
un incubo, un incubo che non finisce. Una morte lenta, una morte quotidiana,
una tortura. Vedere la propria morte come una liberazione, questo è un
sentimento recente. Ora vivo alla giornata, non ho più progetti né tempo per
me, il mio è un tempo “dedicato” e mi sento in galera. Un tempo scandito da
gesti ripetuti, incombenze da assolvere. Mi chiedo spesso se questo può avere
un senso e una utilità di qualche tipo, la risposta non mi viene da nessuno,
devo cercarmela. Ora capisco meglio i barboni, i nullafacenti, quelli che ogni
giorno è un giorno da inventarsi, penso che questo può anche avere il suo lato
creativo, mi sforzo a pensarlo. Tutti, psichiatri, psicoterapeuti si affannano
a togliermi i sensi di colpa, la colpa non è la tua, la colpa non è di nessuno,
le cose succedono al di là delle colpe. Eppure qualcosa di storto devo aver
fatto, tutta quella energia che avevo e tutta quella bellezza e forza, credevo
che in qualche modo passasse come il sangue e i geni da me a mia figlia, quella
mia forza che volevo diventasse la sua forza. Non è stato così. Alle volte sono
di pessimo umore e senza speranza, altre volte riesco ad emozionarmi per una
frase letta in un libro, per una canzone, per un tramonto e allora scopro di
amare la vita. Ho bisogno di leggerezza, mi piace ridere, non ho abbandonato la
capacità di ironizzare su di me e sul mondo e questa mi sembra una ricchezza,
una cosa non persa, forse una cosa guadagnata. La mia schiena che l’anno scorso
non reggeva più l’ho rieducata a reggere ancora il peso del mio corpo e con un
rigore tedesco faccio movimento, ginnastiche mirate, non voglio soccombere e la
mia schiena oggi è migliorata, mi piace camminare e sentire ancora i muscoli
che rispondono ai movimenti. Mi sono sentita sola in certi momenti, esiliata ad
una vita cupa, triste, ma gli altri c’erano, eccome se c’erano, ma erano
lontani, io vivevo il mio dramma, da sola. Il dolore ripulisce dagli orpelli,
ti permette di vedere tutto più chiaro, più pulito e più sintetico. Il dolore
ti unisce a chi soffre, non ci sono più affinità culturali o di classe o
politiche o di età, il dolore ti permette di specchiarti negli occhi degli
altri.”
A rileggere queste
cose, scritte 4 anni fa circa, mi viene una gran pena per me e per quello che
ho vissuto in 11 anni di malattia di mia figlia. Un'altalena di emozioni forti,
momenti carichi di angoscia e altri di speranza. Sono cambiata. Sono diventata
un'altra persona. Ora sono più forte, mia figlia sta affrontando un percorso
lungo e pieno di trappole, ma è più matura, è più consapevole e riesce meglio a
tenere a bada i suoi malumori, ha un maggiore controllo sulla sua malattia. Ha
ripreso a mangiare, forse riuscirà a trovare un equilibrio, anche nel mangiare.
Con lei ho un rapporto forte, voglio fare tutto quello che posso per aiutarla,
voglio vederla vivere in un modo “possibile”, poi potrò anche morire, ma dopo
aver fatto tutto quello che si deve fare, che si può fare. Nel mentre cerco di
vivere, faccio lunghe camminate, vedo posti bellissimi che mi riempiono la
vista e l'anima, mi tengo in forma. Il corpo forte e allenato serve alla mia
mente, mi rassicura e allontana i pensieri di morte. Ce la faremo.
Elisabetta Manca
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