Spesso mi sono sentita chiedere: “Ma dai dca si guarisce? Si ritorna a fare una vita serena? Si riesce a ricostruire un buon rapporto con il cibo? Si impara nuovamente ad aver relazioni sane?”
Si......la
mia risposta è sì.....Ma, la domanda che poi mi sorge sempre è: “Ma che cosa si intende quando parliamo di
guarire?”
Tante
volte mi sono posta questi interrogativi... Dopo più di 20 anni trascorsi in
compagnia dell’anoressia e bulimia, in quel continuo dibattimento tra il tutto
e il niente, trovare il punto di equilibrio non è stato facile. Ma, anche qui,
che cosa vuol dire trovare il punto di equilibrio? Quando possiamo dire di
essere guariti?
Ebbene,
non è facile rispondere a questa domanda, anche perché la risposta esatta è
dentro di noi e solo dopo aver fatto un certo percorso di conoscenza interiore,
possiamo essere in grado di trovare la risposta vera, senza nasconderci dietro
alle nostre convinzioni..
Ebbene,
quello che sono riuscita a comprendere attraverso la mia storia personale è che
si è guariti quando non siamo più dentro al loop mentale ossessivo che ci porta
ad orientare tutta la nostra vita in base al cibo e alla forma corporea.
Si
è guariti quando riusciamo finalmente a goderci gli attimi meravigliosi che la
vita è sempre disposta a donarci in ogni momento...
Si
è guariti quando non rifiutiamo più l’altro, ma anzi, siamo contenti di aprirci
e condividere l’esperienza insieme.
Si
è guariti quando la serata o i momenti passati in compagnia non sono più fonte
di disagio e di fuga, ma sono fonte di amicizia, di unione, di appartenenza...
Appartenenza... Non è una parola uscita a caso. Appartenenza significa far
parte di un qualcosa di molto profondo... è un appartenere alla vita, al mondo,
all’esistenza.
Sempre
riflettendo sulla mia esperienza personale, ci si ammala per molti motivi. Non
c’è una causa scatenante che fa scegliere la malattia come soluzione ad ogni
problema interiore. Sono tanti i motivi e tante le storie che ruotano intorno
al disturbo del comportamento alimentare, e ogni storia è profonda....ogni
storia è ricca di sfumature, di sofferenza, di incomprensioni, ma anche di
forza, coraggio, tenacia, desiderio...si...Desiderio... Il desiderio di
ritornare a vivere.
Per
quanto riguarda la mia storia e la domanda iniziale, si, sono guarita... Ma
guarire non significa essere immuni dalla sofferenza e dalle difficoltà. La
malattia mi ha dato tanto, mi ha dato gli strumenti per affrontare la
vita.....certo.....ma come ho scritto prima, ci sono sofferenze profonde....ed
è in questa profondità che occorre avere il coraggio di andare...andare ma anche e soprattutto ritornare.... ed io, in questo momento, mi
sto avventurando nuovamente in questa conoscenza di me... Sono guarita dal
sintomo della malattia, non soffro più di disturbi del comportamento
alimentare... ma dentro di me è rimasta una parte molto fragile, che in questo
periodo si è fatta rivedere molto spesso. È quella parte che non si sente mai
all’altezza, che ha paura di non bastare mai, che teme di non avere uno spazio
perché se non fa, non è...Ebbene, c’è questa parte fragile in me...Che
orrore!!!!!! Ma.....mentre compare la parola orrore, mi viene da pensare ad una
frase che in questi giorni mi è capitato di dire ad un gruppo di ragazzi e
ragazze: “Non abbiate mai paura di
mostrare la vostra fragilità, perché è proprio lì che sta la vostra ricchezza,
la vostra unicità, la vostra bellezza più intima e profonda”.
Ho
riflettuto su questa frase, e l’ho affiancata alla mia fragilità e alla parola
orrore. Subito, ho provato un senso di vergogna, di debolezza, di imperfezione,
di disistima profonda verso quella Francesca che non è riuscita a diventare
perfetta....Ma ecco accendersi il clic... no, Francesca non ha più bisogno di
mostrarsi perfetta, nè di far vedere che niente la scalfisce perché la malattia
l’ha resa invincibile...
Sorrido,
sorrido a questi pensieri egoici, e mi rendo conto della bellezza di questa
parte fragile ed umile che è rimasta intatta dentro di me e che non voglio sparisca,
ma anzi, voglio proteggerla, dandole
però il suo giusto spazio.. Uno spazio fatto di convivenza e non di invadenza.
Perché Francesca non è solo la parte fragile... Francesca è anche altro.. e
così è per ognuno di noi...noi siamo anche altro...
Francesca
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