Francesca era
bellissima, aveva la pelle chiara come l’avorio e piccole lentiggini che mettevano ancora più in risalto i suoi grandi occhi color ambra. Francesca
era bella, ma non
si vedeva bella. Le sembrava che il suo viso fosse troppo tondo e le sue gambe le parevano due zampogne, le avrebbe
volute lunghe e sottili, come quelle di Camilla; che fortuna che aveva
Camilla, poteva mangiare
di tutto ed era sempre
magra come un grissino. Francesca si sentiva pesante,
inadeguata, le pareva che davanti
a scuola tutti la guardassero, che la indicassero e che
la chiamassero ancora una
volta “PALLA DI
LARDO”. In realtà
a chiamarla così era stato soltanto Giovanni di III B, glielo aveva urlato mentre lei
passava per il corridoio con la sua amica Camilla, le aveva urlato “Ehi
palla di lardo” e tutti i suoi compagni avevano iniziato a ridere dandosi delle pacche sulle spalle. Francesca era corsa via chiudendosi in bagno e aveva pianto tanto,
era arrabbiata, avrebbe
voluto urlare in faccia a quel
cretino di Giovanni
che non era vero, che era bellissima, ma lei per prima non ci
credeva, pensava in fondo in fondo che Giovanni
avesse ragione. Camilla le aveva detto di non badare alle stupidaggini
di Giovanni, che era un immaturo e che anzi
forse aveva detto quella frase solo per attirare
la sua attenzione. “Guarda-
le diceva Camilla- secondo me lo ha
fatto perché gli piaci e tu non lo guardi nemmeno”. Ma ormai Francesca non l’ascoltava più, quelle parole le avevano fatto troppo male, avrebbe dimostrato a tutti
che non era una grassona e
nessuno avrebbe più riso di lei.
Smise di mangiare. Evitava
le merende a casa di Camilla, inventava
mille scuse con sua
madre, diceva di non sentirsi
bene, di aver già mangiato
un panino al bar davanti a scuola, di aver festeggiato con una doppia merenda il 9 in storia.
Francesca dimagrì tanto, troppo,
ormai la situazione le era sfuggita di mano; evitava
Camilla perché lei non poteva capire, lei era
magra. Guardava Giovanni
con occhi di sfida, ma a lui non interessava niente, ora che Francesca stava pian piano
scomparendo, aveva preso di mira un Antonio
di III D che era basso e quando passava per il corridoio, lui e la sua banda di stupidi
cantavano la canzone dei sette nani. Francesca
a settembre non iniziò il liceo, era troppo debole e durante
l’estate era stata ricoverata in ospedale, aveva perso tantissimi chili e con essi anche
la voglia di ridere
e scherzare, della vecchia lei ormai rimanevano
soltanto le briciole……chissà se
Giovanni lo aveva saputo.
Rebecca Albonetti
Rebecca
Albonetti (classe III C della scuola secondaria di I grado "Don G.
Minzoni" di Ravenna) con questo brano si è aggiudicata il 2° Premio Sezione narrativa
al "XXI Concorso Storie per Parole Ostili", concorso nazionale sulla comunicazione non ostile per gli
studenti delle scuole primarie e secondarie, con la seguente motivazione della
Giuria:
"Il tema trattato da Rebecca
ci sembra di grande attualità e rientra nella pratica purtroppo diffusa del
body shaming, online e offline. Il testo racconta infatti in maniera chiara
come l’utilizzo delle parole sbagliate, se reiterate e intrise di cattiveria,
possa arrivare ad insinuare nella mente di una ragazzina già insicura il
circolo vizioso dell’anoressia. Ci ha colpito la lucidità con cui Rebecca
affronta il tema dell’ostilità dei linguaggi causa anche di disturbi
psicologici già in giovane età."
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