Cara anoressia,
sono così tante le cose che vorrei dirti. Forse pensi di sapere già tutto di me, tu che mi hai colta nelle mie profonde fragilità, svuotandomi. La verità è che tu, della vera me non sai un bel niente. Tu della vera me te ne sei sempre fregata. Ti sei insinuata silenziosamente nelle mie giornate, nei miei pensieri e nel mio cuore; sfruttando le mie debolezze hai conquistato la fiducia che non avevo nemmeno in me stessa. Mi hai illusa di potermi rendere migliore, di potermi rendere LA migliore e con questa convinzione hai fatto di me la tua marionetta. Mi hai promesso che sarei stata finalmente felice e che con il tuo aiuto tutto sarebbe andato bene. Ti sei approfittata di me, ed io ci sono cascata. Mi sono sbarazzata della mia vecchia vita per costruirne insieme a te una nuova, inconsapevole che saresti stata tu l’unica in grado di controllare le mie scelte e i miei comportamenti. Inconsapevole che non te ne saresti mai più andata.
Amavo ridere. Amavo ridere con i miei amici, amavo ridere con il mio fratellino e persino da sola, davanti allo specchio. Amavo ridere e basta. Chiunque mi avrebbe descritto come una ragazza solare e piena di vita, ma soprattutto felice. E forse è proprio questo che ti ha permesso di prenderti gioco di me. Il fatto che in realtà io, felice, non lo fossi per niente. Ma poi sei arrivata tu, e come la migliore amica che potessi desiderare mi hai sussurrato all’orecchio che non ero più sola. Che non dovevo più farmi carico di tutto quanto. Che potevo smettere di fare fatica. Ed io, che mi sentivo così sbagliata, così vulnerabile e così imperfetta, mi sono lasciata cadere tra le tue braccia, ringraziandoti. Ho visto in te un’ancora di salvezza, l’unica via d’uscita e persino un’amica. Mi sono sentita protetta.
Eppure è bastato così poco perché quel senso di inadeguatezza e imperfezione si trasformasse in una vera e propria ossessione. “Non è abbastanza, Anna. Non SEI abbastanza.” Questo mi dicevi e di questo io mi sono convinta.
E’ cominciata così la nostra storia, la mia tortura. Un’adolescenza passata tra le mura di casa tormentata dai pensieri, dai numeri, dagli schemi, dalle paure. Dal terrore di fare qualcosa per cui tu non eri d’accordo, qualcosa per cui tu me
l’avresti fatta pagare in quelle esasperanti crisi, divorata dai sensi di colpa e dalle ossessioni. L’unica cosa che mi restava eri tu, la mia identità ormai, il mio volto davanti a tutti, o forse la mia maschera. La mia amica - nemica. E nonostante io riconosca tutto ciò, tutto il male che mi hai fatto, non riesco ancora a lasciarti andare. Perché il tuo abbraccio a volte è così confortevole da non farmi nemmeno sentire che in realtà mi stai soffocando. E perché, senza di te, chi sono?
Ma in tutto questo, cara anoressia, io voglio anche ringraziarti. Sì, hai letto bene, ringraziarti.
Perché un giorno, quando sarò GUARITA, questo non sarà solo un brutto ricordo. Sarà una lezione di vita. Sarà la mia forza. Quello che ho imparato su me stessa, sugli altri e sul mondo, sarà con me per sempre. Quindi ti ringrazio, per avermi fatta crescere, maturare e per avermi insegnato a non dare nulla per scontato. Per avermi insegnato a vivere ogni attimo come fosse l’unico a nostra disposizione. Per avermi insegnato a non fermarmi mai alle apparenze. Perché, come pronuncia una famosa citazione: “Ciò che non ti uccide, ti fortifica.”
Mi mando un abbraccio anoressia. Mi mando un abbraccio vero. Uno caldo, morbido e affettuoso. Perché decido di volermi bene, oggi più che mai.
Anna
sono così tante le cose che vorrei dirti. Forse pensi di sapere già tutto di me, tu che mi hai colta nelle mie profonde fragilità, svuotandomi. La verità è che tu, della vera me non sai un bel niente. Tu della vera me te ne sei sempre fregata. Ti sei insinuata silenziosamente nelle mie giornate, nei miei pensieri e nel mio cuore; sfruttando le mie debolezze hai conquistato la fiducia che non avevo nemmeno in me stessa. Mi hai illusa di potermi rendere migliore, di potermi rendere LA migliore e con questa convinzione hai fatto di me la tua marionetta. Mi hai promesso che sarei stata finalmente felice e che con il tuo aiuto tutto sarebbe andato bene. Ti sei approfittata di me, ed io ci sono cascata. Mi sono sbarazzata della mia vecchia vita per costruirne insieme a te una nuova, inconsapevole che saresti stata tu l’unica in grado di controllare le mie scelte e i miei comportamenti. Inconsapevole che non te ne saresti mai più andata.
Amavo ridere. Amavo ridere con i miei amici, amavo ridere con il mio fratellino e persino da sola, davanti allo specchio. Amavo ridere e basta. Chiunque mi avrebbe descritto come una ragazza solare e piena di vita, ma soprattutto felice. E forse è proprio questo che ti ha permesso di prenderti gioco di me. Il fatto che in realtà io, felice, non lo fossi per niente. Ma poi sei arrivata tu, e come la migliore amica che potessi desiderare mi hai sussurrato all’orecchio che non ero più sola. Che non dovevo più farmi carico di tutto quanto. Che potevo smettere di fare fatica. Ed io, che mi sentivo così sbagliata, così vulnerabile e così imperfetta, mi sono lasciata cadere tra le tue braccia, ringraziandoti. Ho visto in te un’ancora di salvezza, l’unica via d’uscita e persino un’amica. Mi sono sentita protetta.
Eppure è bastato così poco perché quel senso di inadeguatezza e imperfezione si trasformasse in una vera e propria ossessione. “Non è abbastanza, Anna. Non SEI abbastanza.” Questo mi dicevi e di questo io mi sono convinta.
E’ cominciata così la nostra storia, la mia tortura. Un’adolescenza passata tra le mura di casa tormentata dai pensieri, dai numeri, dagli schemi, dalle paure. Dal terrore di fare qualcosa per cui tu non eri d’accordo, qualcosa per cui tu me
l’avresti fatta pagare in quelle esasperanti crisi, divorata dai sensi di colpa e dalle ossessioni. L’unica cosa che mi restava eri tu, la mia identità ormai, il mio volto davanti a tutti, o forse la mia maschera. La mia amica - nemica. E nonostante io riconosca tutto ciò, tutto il male che mi hai fatto, non riesco ancora a lasciarti andare. Perché il tuo abbraccio a volte è così confortevole da non farmi nemmeno sentire che in realtà mi stai soffocando. E perché, senza di te, chi sono?
Ma in tutto questo, cara anoressia, io voglio anche ringraziarti. Sì, hai letto bene, ringraziarti.
Perché un giorno, quando sarò GUARITA, questo non sarà solo un brutto ricordo. Sarà una lezione di vita. Sarà la mia forza. Quello che ho imparato su me stessa, sugli altri e sul mondo, sarà con me per sempre. Quindi ti ringrazio, per avermi fatta crescere, maturare e per avermi insegnato a non dare nulla per scontato. Per avermi insegnato a vivere ogni attimo come fosse l’unico a nostra disposizione. Per avermi insegnato a non fermarmi mai alle apparenze. Perché, come pronuncia una famosa citazione: “Ciò che non ti uccide, ti fortifica.”
Mi mando un abbraccio anoressia. Mi mando un abbraccio vero. Uno caldo, morbido e affettuoso. Perché decido di volermi bene, oggi più che mai.
Anna
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