Scrivere questo articolo non è stato facile per me,come non
lo sarebbe stato per qualsiasi persona con un passato da adolescente obeso (o
in forte sovrappeso). Perché il peso in questione non è solamente grasso che
avvolge le ossa e fa massa con i muscoli,ma è anche,e soprattutto,il disagio
psicologico di essere considerati diversi. Si,”diversi” in forte senso
dispregiativo,come se l'avere quel grasso in eccesso fosse una colpa da espiare
con umiliazioni,solitudine e discriminazioni.
Io non ho ricordi di feste memorabili,esperienze che tutti fanno in quel periodo della vita (le prime uscite,gli amici,i primi amori..),ma di dolore e asocialità forzata,e,se raccogliessi i miei pensieri da adolescente da ogni cassettino della memoria,potrei portare solo la negatività del sentirmi inadeguata,non degna di avere una vita normale come ogni ragazzino/a della mia età.. Eppure,con il senno di poi,mi rendo conto che proprio quel dolore e quelle emozioni negative,sia verso il mio corpo che verso gli altri,mi hanno resa la persona sensibile ed empatica che sono ora,una donna che non punta il dito verso chi non è particolarmente attraente e in forma perché sa il mondo sommerso che sta in quel cuore e in quell'anima. Forse devo anche benedire quel periodo,perché ora potrei essere una di quelle persone che giudicano l'involucro della gente senza conoscere ciò che contiene.
Certo è che,purtroppo,ciò che fa notizia è la dimensione negativa e le angherie portate all'estremo (come la storia di Vincenzo,il ragazzo violentato con un tubo di aria compressa solo perché obeso),mentre le storie di quelle persone (forse in minoranza,ma che esistono) che vanno oltre l'aspetto fisico e sanno mantenere relazioni sane con chi è in obesità non vengono mai raccontate,perché “non fanno notizia”. Specchio di una società che evidenzia l'estremo negativo ed ignora le piccole belle cose che possono far sperare che questo mondo non faccia così schifo,che ci sia speranza di piccoli passi che allarghino gli orizzonti di certe menti ottuse. Ed è male.
Il problema di questo rimarcare la negatività è che,da chi non ha l'intelligenza emotiva di pensare con la propria testa e agire in modo sensato,la si rende normalità. Quindi certi adolescenti incoscienti perpetrano una realtà fatta di scherzi di cattivo gusto (resi ancora più fruibili al mondo attraverso i social),epiteti dispregiativi e,nei casi più estremi,angherie come quella fatta a Vincenzo. In quest'ultimo caso,oltre al fatto in sé,ciò che ci dovrebbe far riflettere è anche l'atteggiamento di alcuni genitori degli aguzzini,che l'avevano definito “un gioco”. Uomini e donne che,probabilmente,non erano stati educati alla tolleranza dai propri genitori nella propria adolescenza e che hanno trasmesso ai propri figli gli stessi ideali distorti. Una catena di ottusità che potrebbe essere spezzata con più spunti di riflessione ed esami di coscienza che ognuno di noi dovrebbe farsi almeno una volta nella vita,per evitare che casi estremi non si ripetano e che gli adolescenti di oggi possano avere strumenti per crescere in modo più sano e consapevole,per essere genitori che possano trasmettere ideali di tolleranza e rispetto per la diversità (che sia morfologica,di orientamento sessuale,di credo religioso,etc..).
Difficilmente ci sono casi estremi come quello di Vincenzo e ci sono situazioni che non vanno oltre lo
Io non ho ricordi di feste memorabili,esperienze che tutti fanno in quel periodo della vita (le prime uscite,gli amici,i primi amori..),ma di dolore e asocialità forzata,e,se raccogliessi i miei pensieri da adolescente da ogni cassettino della memoria,potrei portare solo la negatività del sentirmi inadeguata,non degna di avere una vita normale come ogni ragazzino/a della mia età.. Eppure,con il senno di poi,mi rendo conto che proprio quel dolore e quelle emozioni negative,sia verso il mio corpo che verso gli altri,mi hanno resa la persona sensibile ed empatica che sono ora,una donna che non punta il dito verso chi non è particolarmente attraente e in forma perché sa il mondo sommerso che sta in quel cuore e in quell'anima. Forse devo anche benedire quel periodo,perché ora potrei essere una di quelle persone che giudicano l'involucro della gente senza conoscere ciò che contiene.
Certo è che,purtroppo,ciò che fa notizia è la dimensione negativa e le angherie portate all'estremo (come la storia di Vincenzo,il ragazzo violentato con un tubo di aria compressa solo perché obeso),mentre le storie di quelle persone (forse in minoranza,ma che esistono) che vanno oltre l'aspetto fisico e sanno mantenere relazioni sane con chi è in obesità non vengono mai raccontate,perché “non fanno notizia”. Specchio di una società che evidenzia l'estremo negativo ed ignora le piccole belle cose che possono far sperare che questo mondo non faccia così schifo,che ci sia speranza di piccoli passi che allarghino gli orizzonti di certe menti ottuse. Ed è male.
Il problema di questo rimarcare la negatività è che,da chi non ha l'intelligenza emotiva di pensare con la propria testa e agire in modo sensato,la si rende normalità. Quindi certi adolescenti incoscienti perpetrano una realtà fatta di scherzi di cattivo gusto (resi ancora più fruibili al mondo attraverso i social),epiteti dispregiativi e,nei casi più estremi,angherie come quella fatta a Vincenzo. In quest'ultimo caso,oltre al fatto in sé,ciò che ci dovrebbe far riflettere è anche l'atteggiamento di alcuni genitori degli aguzzini,che l'avevano definito “un gioco”. Uomini e donne che,probabilmente,non erano stati educati alla tolleranza dai propri genitori nella propria adolescenza e che hanno trasmesso ai propri figli gli stessi ideali distorti. Una catena di ottusità che potrebbe essere spezzata con più spunti di riflessione ed esami di coscienza che ognuno di noi dovrebbe farsi almeno una volta nella vita,per evitare che casi estremi non si ripetano e che gli adolescenti di oggi possano avere strumenti per crescere in modo più sano e consapevole,per essere genitori che possano trasmettere ideali di tolleranza e rispetto per la diversità (che sia morfologica,di orientamento sessuale,di credo religioso,etc..).
Difficilmente ci sono casi estremi come quello di Vincenzo e ci sono situazioni che non vanno oltre lo
"sfottò”,ma,oltre ad educare ed educarci nel
frattempo,nulla è da sottovalutare. Perché,se è possibile tamponare alcuni
atteggiamenti nel tempo,è invece impossibile prevedere la reazione di chi
quelle angherie le subisce,di chi si sente costantemente sbattere in faccia il
concetto “Tu sei grasso,non vai bene/vergognati”:c'è chi sopravvive a questo
periodo critico e diventa una persona migliore e più consapevole,c'è chi cerca
“conforto” nelle dipendenze e nei disturbi alimentari,e c'è chi sente quel peso
fisico e psicologico insopportabile e si toglie la vita per non sentire più in
ogni senso. E nessuno,me inclusa,può sapere come ogni adolescente potrà uscire
da questo periodo critico,se solo ammaccato emotivamente,distrutto nel profondo
o privato della voglia di vivere.
Certo che non aiuta una moda giovane (come quella adulta,nella maggior parte dei casi) che è spesso riservata ad alcune taglie standard ed esclude quelle più abbondanti,costringendo persone più in carne a ripiegare su indumenti poco adatti alla propria età o spendere il triplo dei soldi per averne di più decenti,e nemmeno l'atteggiamento dei media che bombardano di immagini (ritoccate ad hoc con Photoshop) e trasmissioni con personaggi spesso di magrezza allarmante,che incoraggiano adolescenti insicuri a massacrare il proprio corpo di diete spesso squilibrate e stravolgere la propria immagine per assomigliare al proprio idolo del momento.. Succede spesso a chi è normopeso,e,per chi ha obiettivamente chilogrammi di troppo da perdere,assume una dimensione devastante.
Ho letto molto spesso di adolescenti anoressici americani (che,in alcuni casi,oscillano fra bulimia e anoressia o viceversa) che hanno un passato da obesi,che hanno ceduto alla pressione della società e degli ideali dei media danneggiando il proprio corpo con diete folli ed esercizio fisico portato all'esasperazione. Tutto per essere accettati,o,almeno,tollerati. Perché nessuno ha detto loro che perdere quel peso fosse necessario per non incorrere in problemi di salute evitabili nel tempo,non c'è stata una corretta educazione alimentare e la vita frenetica (e/o la pigrizia) spinge a consumare pasti nei fast food,veloci e a poco prezzo,piuttosto che orientarsi al prepararsi a casa pasti sani ed equilibrati. Un silenzio di coscienza che porta al silenzio di quel tunnel del disturbo alimentare,soli a lottare contro a giganteschi demoni interiori per non essere esclusi dal mondo.
A questo punto chiunque potrebbe dire “Ma la speranza,dove sta in tutto questo?”. Me lo chiederei anch'io stessa,se fossi una persona che leggesse per caso queste parole,ed ora non ho alcuna intenzione di dire che “una speranza c'è,basta cercarla”. Perché,in realtà,io penso che vada coltivata,ed annaffiata con tanta consapevolezza e voglia di cambiare certe dinamiche.
Il destino di chi affronta l'adolescenza in obesità non è per forza il bullismo,dipendenze e disturbi alimentari,non è un percorso già tracciato senza possibilità di sconfinare in altre strade. Possiamo deviarlo educando i nostri figli alla tolleranza di chi appare diverso da loro,insegnando loro a nutrirsi in modo sano se loro stessi sono in obesità e facendo loro capire che devono perdere peso per una questione di salute e non puramente estetica,coltivando piccoli semini di autostima nei piccoli gesti quotidiani (il prendersi cura di loro stessi,in primis),non sottovalutando episodi di bullismo e discriminazione ed esortandoli ad aprirsi nel caso in cui ne subiscano uno. Prendendoli per mano,non lasciandoli a loro stessi. Gli adolescenti hanno un'intelligenza molto spesso spiccata,ma,se non guidati nella giusta direzione,non possono ambire al cambiamento.. Da qui dobbiamo partire.
Scrivo le ultime parole con il sorriso,con la mente sgombra da antichi
dolori e con un viso diverso da quello che era sempre inondato da lacrime anni
fa. Perché ora sono diversa,nonostante i trascorsi di bulimia nervosa
alimentati anche dall'adolescenza difficile,e ho avuto l'occasione unica di
condividere questo mio percorso per far riflettere qualche persona in più.Certo che non aiuta una moda giovane (come quella adulta,nella maggior parte dei casi) che è spesso riservata ad alcune taglie standard ed esclude quelle più abbondanti,costringendo persone più in carne a ripiegare su indumenti poco adatti alla propria età o spendere il triplo dei soldi per averne di più decenti,e nemmeno l'atteggiamento dei media che bombardano di immagini (ritoccate ad hoc con Photoshop) e trasmissioni con personaggi spesso di magrezza allarmante,che incoraggiano adolescenti insicuri a massacrare il proprio corpo di diete spesso squilibrate e stravolgere la propria immagine per assomigliare al proprio idolo del momento.. Succede spesso a chi è normopeso,e,per chi ha obiettivamente chilogrammi di troppo da perdere,assume una dimensione devastante.
Ho letto molto spesso di adolescenti anoressici americani (che,in alcuni casi,oscillano fra bulimia e anoressia o viceversa) che hanno un passato da obesi,che hanno ceduto alla pressione della società e degli ideali dei media danneggiando il proprio corpo con diete folli ed esercizio fisico portato all'esasperazione. Tutto per essere accettati,o,almeno,tollerati. Perché nessuno ha detto loro che perdere quel peso fosse necessario per non incorrere in problemi di salute evitabili nel tempo,non c'è stata una corretta educazione alimentare e la vita frenetica (e/o la pigrizia) spinge a consumare pasti nei fast food,veloci e a poco prezzo,piuttosto che orientarsi al prepararsi a casa pasti sani ed equilibrati. Un silenzio di coscienza che porta al silenzio di quel tunnel del disturbo alimentare,soli a lottare contro a giganteschi demoni interiori per non essere esclusi dal mondo.
A questo punto chiunque potrebbe dire “Ma la speranza,dove sta in tutto questo?”. Me lo chiederei anch'io stessa,se fossi una persona che leggesse per caso queste parole,ed ora non ho alcuna intenzione di dire che “una speranza c'è,basta cercarla”. Perché,in realtà,io penso che vada coltivata,ed annaffiata con tanta consapevolezza e voglia di cambiare certe dinamiche.
Il destino di chi affronta l'adolescenza in obesità non è per forza il bullismo,dipendenze e disturbi alimentari,non è un percorso già tracciato senza possibilità di sconfinare in altre strade. Possiamo deviarlo educando i nostri figli alla tolleranza di chi appare diverso da loro,insegnando loro a nutrirsi in modo sano se loro stessi sono in obesità e facendo loro capire che devono perdere peso per una questione di salute e non puramente estetica,coltivando piccoli semini di autostima nei piccoli gesti quotidiani (il prendersi cura di loro stessi,in primis),non sottovalutando episodi di bullismo e discriminazione ed esortandoli ad aprirsi nel caso in cui ne subiscano uno. Prendendoli per mano,non lasciandoli a loro stessi. Gli adolescenti hanno un'intelligenza molto spesso spiccata,ma,se non guidati nella giusta direzione,non possono ambire al cambiamento.. Da qui dobbiamo partire.
Tutto può essere cambiato e deviato da un percorso prestabilito,basta volerlo.
Petra
Bellissimo post. Una testimonianza difficile e toccante... e come non poter essere d'accordo con le conclusioni cui arriva Petra?!!...
RispondiEliminaPenso anch'io che ci dovrebbe essere più impegno, in primis da parte delle famiglie, per poter cambiare certe mentalità e certi luoghi comuni...
Un abbraccio...