Alcuni
giorni fa mi è capitato di scontrarmi con un meccanismo a me molto noto: la convinzione
di non valere nulla. Mi sono sentita molto in difetto, ho provato disistima e
un profondo senso di non valore. Era da tempo che non provavo queste emozioni
in modo così forte, e ne sono rimasta spiazzata. Ogni cosa facessi mi sembrava
inutile, e altrettanto inutile mi sentivo io. Mi è venuta a mancare l' energia,
mi sentivo apatica, con questo perenne giudizio addosso: TU NON VALI NIENTE!!!!
Quando invece io volevo a tutti i costi valere qualcosa. E sono andata alla
ricerca di questo mio valore, elemosinandolo a destra e a manca. Ma senza
successo. Si, perché il giudice interiore sputava sempre la sua sentenza: non è
abbastanza. Tu non vali. Non sei nulla. Gli altri sono meglio di te... Mi sono
sentita sprofondare. Dove era finita la mia forza? Il mio coraggio di guardare
comunque sempre avanti poiché ogni cosa passa? Eppure sapevo che niente dura
per sempre. Le cose sorgono, si manifestano, e finiscono. In un fluire continuo.
Nulla è perenne. Mi ripetevo questo, ma non funzionava...quella sensazione di
angoscia non sembrava volersene andare. Era come se fosse impregnata dentro di
me. Non ho cercato la soluzione nel cibo.
No, questo no perché il cibo non è più la mia medicina. Sono invece
rimasta con queste emozioni, ed è stato
bruttissimo. Le ho osservate, cercando di attutirne l'intensità respirandoci
dentro, cercando di portare la calma in me. Niente. Non sapevo dove trovare un
raggio di luce per incamminarmi. Ero finita nel meandro feroce dell'
autodistruzione. Ero spaventata, si, perché a creare tutta quella sofferenza
ero io, io con i miei pensieri. Ed era proprio questo a spaventarmi: avevo
paura di me stessa !!!!!Sapevo benissimo che potevo essere anche la risolutrice
di quella sofferenza...ma non avevo la forza di controbattere. La sensazione era
quella di cercare di sollevarmi da terra, ma di non riuscirci perché un grande
piede puntato sulla schiena mi costringeva a stare giù. Con la faccia a terra.
E in quello stare giù era tanto il freddo che avvertivo. Anche se le giornate
erano piene di sole, sentivo sempre dentro di me tanto freddo, come se stessi
effettivamente in contatto con un terreno bagnato e il mio corpo ne assorbisse
tutta l'umidità. Finché mi si è mostrata
una parte di me che reclamava attenzione. La parte che vuole sempre essere
perfetta. L'ho guardata e le ho chiesto cosa aveva da dirmi. Mi ha detto che
era stanca, stanca di dover dimostrare a tutti di essere impeccabile. Ho
cominciato a dialogare con lei, e le ho chiesto di cosa aveva bisogno...Di
riposo. Ed ecco arrivare il pensiero: "si, ma se tu ti riposi, io che
faccio? Finisco con il non fare nulla perché sei tu a fare tutto...Non puoi
riposarti, altrimenti io non so come fare...Io non sono capace...io non
valgo..."
D'un
tratto mi si è aperto uno spiraglio di luce e ho visto il meccanismo: bianco o
nero / tutto o niente/ valgo o non valgo/ sono perfetta sono
imperfetta...
Ho
cominciato ad avvertire un leggero calore dentro di me, la paura si è
affievolita e ho cominciato a sentire le tensioni che andavano lentamente a
sciogliersi dentro di me.
Questo
è potuto accadere perché riconoscendo il meccanismo, sono riuscita ad
intravedere che tra il bianco e il nero ci sono una miriade di sfumature di
grigio. Il grigio ci è difficile però
vederlo. Ma perché? Il bianco
rappresenta la perfezione. Il nero rappresenta l'imperfezione. E il grigio? Il
grigio ci appare come indefinito...il grigio non ha un'identità. Quindi il
grigio cosa fa? Ci crea confusione...ci crea paura...ed è qui l'inghippo. Il
grigio in realtà rappresenta la via di mezzo, rappresenta l'equilibrio, solo
che spesso l'equilibrio ci è sconosciuto, quindi, preferiamo stare nel conosciuto,
anche se fa male, perché questo ci illude di avere il controllo. Ma in realtà
non controlliamo nulla e finiamo solo con il farci del male. Quindi cosa si fa
per uscire dal meccanismo del tutto o niente, del bianco o nero? Io ho iniziato accogliendo ogni tanto uno spicchietto di grigio per vedere come ci stavo.
Facendo
un esempio pratico: siamo davanti a una mela. Mela sì o mela no?
Se
scelgo mela sì, mangio la mela e arriva
il giudizio "Oggi sono stata cattiva. Sono imperfetta. Ho ceduto. Non
valgo niente.", e subito arrivano i
sensi di colpa.
Se
scelgo mela no, non mangio la mela, e arriva invece il giudizio " Oggi
sono stata brava. Sono perfetta. Non ho ceduto. Valgo" e non arrivano i
sensi di colpa.
E
se invece scelgo la mezza mela, che cosa succede? Vogliamo provare ad esplorare
che cosa accade se ogni tanto scegliamo di
stare nel grigio?
E
così, ho provato a stare anche nel grigio...
Francesca
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