Le nostre forme, la nostra fisicità, il nostro corpo possono davvero decretare chi siamo e quanto valiamo?
Io dico di no.
“Sei grassa, dovresti fare una dieta”; “Sei magra, le ossa le lasciano ai cani, sai?”; “Ma non ci vai in palestra?”; “Oddio, mangi seriamente quella roba? Non hai letto che è piena di grassi?”; “Non ti manca niente, non hai motivo di essere triste”; “Sei solo in cerca di attenzioni, smettila”.
Giudizi, ignoranza e luoghi comuni.
Ecco cosa rappresentano per me queste frasi. Eppure tutti, almeno una volta nella vita le abbiamo sentite rivolgere a noi stessi da un amico, un familiare ma anche conoscenti che nemmeno sanno bene la nostra storia.
Non so descrivere il dolore di quella parte della mia vita, di quegli anni tenuti nascosti senza motivo, probabilmente per vergogna, in cui il mio secondo nome era “balena” o “balenottera”.
Ho sempre parlato degli anni in cui il sottopeso dava un’immagine più forte, ma adesso è il momento di dare importanza anche all’altra faccia della medaglia.
Quella in cui i pacchi di biscotti e cereali erano la miglior consolazione (NON SANA!) agli insulti della gente, al brutto voto, all’ansia e al fidanzatino che ti lascia.
Ricordo ancora quando quella sera andai al Sys, avevo appena 14 anni, quelle feste per liceali in cui neanche vendevano alcol.
Mentre provavo ad uscire spingendo tra la calca un ragazzo mi urlò “E levati dal cazzo, balena!”.
Ci stetti male per settimane e oggi anche solo ripensarci mi crea un certo disagio.
Chi siamo noi per giudicare? Cosa ne sapeva dei motivi per cui avevo quei chili in più? Ma soprattutto, che cazzo gli passava per l’anticamera del cervello se non palle di fieno che rotolavano, perché cazzo, la sua testa era completamente vuota.
Non è stato l’unico episodio, mi è stato detto anche molte volte “Hai un viso così bello, peccato per il fisico...”.
Posso confermare che questi siano stati anni in cui le modelle “curvy” hanno preso spazio in più ambiti. Ma anche che i disturbi alimentari si allargano sempre di più, così come altre malattie mentali non meno pericolose.
Il caso di Lorenzo, il ragazzo di vent’anni morto per anoressia, non era un episodio isolato.
Può capitare a chiunque, anche a chi sta accanto a voi ogni giorno.
L’importante è rendersi conto del problema ed accettare l’aiuto di medici e specialisti così come la vicinanza di amici e familiari.
Non preoccupatevi per le curve del vostro culo.
Quello che conta è la curva del vostro sorriso.
Io dico di no.
“Sei grassa, dovresti fare una dieta”; “Sei magra, le ossa le lasciano ai cani, sai?”; “Ma non ci vai in palestra?”; “Oddio, mangi seriamente quella roba? Non hai letto che è piena di grassi?”; “Non ti manca niente, non hai motivo di essere triste”; “Sei solo in cerca di attenzioni, smettila”.
Giudizi, ignoranza e luoghi comuni.
Ecco cosa rappresentano per me queste frasi. Eppure tutti, almeno una volta nella vita le abbiamo sentite rivolgere a noi stessi da un amico, un familiare ma anche conoscenti che nemmeno sanno bene la nostra storia.
Non so descrivere il dolore di quella parte della mia vita, di quegli anni tenuti nascosti senza motivo, probabilmente per vergogna, in cui il mio secondo nome era “balena” o “balenottera”.
Ho sempre parlato degli anni in cui il sottopeso dava un’immagine più forte, ma adesso è il momento di dare importanza anche all’altra faccia della medaglia.
Quella in cui i pacchi di biscotti e cereali erano la miglior consolazione (NON SANA!) agli insulti della gente, al brutto voto, all’ansia e al fidanzatino che ti lascia.
Ricordo ancora quando quella sera andai al Sys, avevo appena 14 anni, quelle feste per liceali in cui neanche vendevano alcol.
Mentre provavo ad uscire spingendo tra la calca un ragazzo mi urlò “E levati dal cazzo, balena!”.
Ci stetti male per settimane e oggi anche solo ripensarci mi crea un certo disagio.
Chi siamo noi per giudicare? Cosa ne sapeva dei motivi per cui avevo quei chili in più? Ma soprattutto, che cazzo gli passava per l’anticamera del cervello se non palle di fieno che rotolavano, perché cazzo, la sua testa era completamente vuota.
Non è stato l’unico episodio, mi è stato detto anche molte volte “Hai un viso così bello, peccato per il fisico...”.
Posso confermare che questi siano stati anni in cui le modelle “curvy” hanno preso spazio in più ambiti. Ma anche che i disturbi alimentari si allargano sempre di più, così come altre malattie mentali non meno pericolose.
Il caso di Lorenzo, il ragazzo di vent’anni morto per anoressia, non era un episodio isolato.
Può capitare a chiunque, anche a chi sta accanto a voi ogni giorno.
L’importante è rendersi conto del problema ed accettare l’aiuto di medici e specialisti così come la vicinanza di amici e familiari.
Non preoccupatevi per le curve del vostro culo.
Quello che conta è la curva del vostro sorriso.
Gaia
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