Buonasera, mi sono imbattuta in questa pagina e come sempre è stato un colpo al cuore. Ho letto meglio i temi che trattate e ho esplorato il blog tremando, ma poi ho capito che forse il vostro approccio è in realtà molto simile a quello che io ho sempre creduto che dovesse essere. Sono una ragazza, anzi donna per quanto mi faccia impressione dirlo, di quasi 36 anni con alle spalle un lunghissimo percorso di disordini alimentare chiamati a volte anoressia, a volte bulimia e a volte associati ai disturbi più sconclusionati. Dico "alle spalle" ma credo che in realtà si tratti piuttosto di una quasi pacifica convivenza, come quelle coppie stanche che continuano a vivere sotto lo stesso tetto ignorandosi e scendendo a qualche compromesso quando si incrociano per caso in salotto, una convivenza fatta di sensi di colpa e rimpianti che fuori di casa, con gli altri, si tramutano in sorrisi di circostanza e battute ironiche. Sai che non vi lascerete mai davvero e allo stesso tempo speri che un giorno l'altro si volatilizzi nel nulla.
Ho lottato tanto, credo. O almeno così mi dice chi ha assistito a parte di questa battaglia o che ha sentito la storia raccontata da me come se accadesse a un'altra persona, lo racconto piena di tatto e speranza per non far paura a chi mi sta di fronte, non voglio urtare la loro sensibilità o farli sentire in obbligo di dire la cosa giusta, non voglio che sentato il mio dolore e non voglio che me lo ricordino.
Ovviamente ho seguite diverse terapie e ho incontrato anche brave persone, poi ho capito che il blocco dentro di me persisteva ma potevo aggirarlo e vivere quasi normalmente, ho scoperto le piccole gioie, ho imparato a prendermi cura di me ad amare e a pensare all'esistenza di un futuro. Io maniaca del controllo che però non ero in grado di vedermi dentro ad alcun progetto.
Ci sono cose che ancora mi fanno paura, comportamenti evidentemente disfunzionali, sintomi che ricompaiono a caso e che ormai più che farmi male mi stupiscono e allora stop, prendiamo un bel respiro, ricordiamoci del tempo che ci hanno rubato e mettiamo il sintomo da parte a fissarci per un po' per poi nascondersi chissà dove dentro questa testa confusa.
Ho detto tempo rubato perché il mio più grande rammarico è questo, non le ore perse a contare calorie o ad abbuffarmi e poi cercare di ributtare tutto fuori fino a sfinirmi. No. Io rimpiango tutte le cose belle, perché sono sicura che ne sono successe, che sono accadute nei 13 anni più bui e di cui io non ricordo nulla. Nulla. Così concentrata a tentare di distruggermi e poi a tentare di sopravvivere e via di seguito in un circolo vizioso tragicomico. I disordini alimentari come tutti i disturbi mentali ti prosciugano e anche se troverai la forza di andare avanti e costruirti una vita avrai sempre perso qualcosa. Ma anche guadagnato. Conosco la sofferenza e la rispetto, rispetto il prossimo e so che le parole possono uccidere più di una bomba perché lo fanno piano e in maniera continua e alla fine non muori ma vorresti farlo. Questo vale più di tutti gli esami superati e di tutti i traguardi raggiunti.
Ho scritto di getto, senza un motivo forse, spero di trovare un giorno il modo di poter dare letteralmente una mano a chi è in fondo al pozzo a risalire, almeno un po' e le parole in questo senso hanno un grande potere, di ferire quanto di salvare.
Laila
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