E' solo un jeans eppure....
Quante volte un indumento diventa un mezzo per testare la nostra forma
fisica....quando sentiamo un pantalone troppo stretto ci scoraggiamo un pò
pensando a quando invece lo sentivamo più morbido addosso, oppure ci sentiamo
soddisfatti quando questo lo sentiamo meno aderente perchè è il segno di un
dimagrimento...bè questo può rientrare nella normalità...il discorso cambia quando invece diventa un'ossessione e il test
esprime un giudizio, o magari può diventare un modo per avere un riscontro con
la realtà, quella realtà che appare completamente distorta a chi soffre di DCA.
Ricordo ancora un episodio dei primi anni di malattia, quando la mia dimensione
del reale era esageratamente MIA. Una mia amica, di costituzione esile, si
offrì di regalarmi un paio dei suoi jeans. Quello che mi disse fu 'Rosy, spero
che tu non ti offenda, ma sai ho un paio di jeans che non mi stanno più, sono
nuovissimi e sarebbe un peccato buttarli, penso proprio che a te starebbe
benissimo'. In quel momento per me completo smarrimento....un interrogativo su
tutti 'Com'è possibile che pensi che un suo paio di jeans potrebbe starmi bene?
Lei è molto magra....ma come mi vede?'. Bè fatto sta che accettai. Di ritorno a
casa provai quei pantaloni e per mia grande sorpresa mi stavano e non erano
neanche eccessivamente aderenti. Quell'episodio non mi scivolò addosso come se
niente fosse anzi....fu per me un tonfo al cuore, un'avvisaglia, il messaggio
chiaro che mi diceva 'Rosy hai una visione alquanto distorta della realtà, non
sono i tuoi occhi a guardare ma è la tua mente che sta guardando quello che non
esiste'. Questa fu una delle mie paure, averla sentita e riconosciuta contribuì
a darmi forza nell'affrontare la malattia.
O ancora la targhetta, quella semplice targhetta
che può diventare anch'essa testimone della tua confusione. Circa un anno fa
guardai la targhetta di un mio paio di Jeans che indossavo ma che sentivo che
stavo per abbandonare, percependo i cambiamenti del mio corpo. Che
rivelazione.....su quella targhetta c'era scritto 12 anni. Sconvolgimento
totale. Il mio corpo quello di una dodicenne. Un corpo da dodicenne dal quale
piano piano e con tante difficoltà mi sto distaccando.Crescere, cambiare quanto
è dura, e che paura ma quanta voglia anche di farlo di sentirmi una trentenne
nel corpo di una trentenne. Una commistione di emozioni e sensazioni diffiicili
da descrivere ma sulle quali ho riflettuto e anche adesso rifletto ma in
maniera ancora diversa.
Quel fastidio che puoi provare nel sentire i
pantaloni aderenti al corpo, si traduce molte volte nel volerti addirittura
strappare la pelle di dosso semplicemente perchè quel contatto pelle-vestito è
un modo per sentirti, o anche per trasferire l'idea che come le emozioni ti
stiano soffocando in quel momento anche un paio di pantaloni lo stia facendo
Rosy
Vorrei semplicemente ringraziare Rosy e le alte ragazze che condividono qui i loro pensieri e le loro esprienze... Io credo che la condivisione sia un elemento importantissimo per sostenerci e farci forza a vicenda nella nostra lotta quotidiana contro il DCA, perciò... continuiamo a farlo, ragazze!
RispondiEliminaGrazie per aver condiviso questi pensieri Rosy,sono sicura che faranno riflettere molte persone!
RispondiEliminaPurtroppo il dca (qualsiasi,non solo l'anoressia) si nutre anche di questo aspetto,di questo guardarsi allo specchio e riflettere in quell'immagine i propri pensieri negativi,vedendosi difetti talvolta inesistenti e creandosi sensi di colpa che riportano a quel circolo vizioso della malattia.. Io notavo,ad esempio,che la mia immagine allo specchio cambiava ogni giorno,come se mi stringessi ed allargassi da un giorno all'altro,e il modo in cui mi calzavano i vestiti determinava la (pseudo)positività o la negatività delle mie giornate.. Non mi ero mai posta il problema di quanto il volume della mia pancia (ero bulimica,in obesità..dalla quale sto uscendo ancora con molta fatica) fosse influenzato da ritenzione idrica,gonfiore addominale per cibi sbagliati o premestruo:io ero ingrassata,e questo mi rendeva una persona penosa. Ora so queste cose e non me ne faccio un cruccio,ma anni fa non ammettevo altre cause se non il peso lievitato. La mia ultima psicologa mi ha fatto capire queste cose pochi anni fa,e mi ha tolto un peso enorme.
Un passo enorme è realizzare,che sia grazie ad una situazione provvidenziale come la tua o in seguito a suggerimenti altrettanto provvidenziali come quelli dati a me,che il nostro valore e la nostra vita in sé non deve dipendere da una taglia di jeans o da come ci riflette uno specchio,è solo frutto di ciò che costruiamo nella nostra esistenza e dei nostri pensieri ed azioni. Noi siamo quello,non il cibo che mangiamo o come ci calzano i vestiti.
Spero che il tuo messaggio dia spunto a molte persone per cambiare alcune convinzioni,sentire il loro corpo per quello che è,accettarsi senza dipendere da nulla e nessuno! Grazie ancora di aver condiviso la tua storia,te lo dico con il cuore! :)
Petra
Grazie Rosy. Hai messo per iscritto quello che spesso abbiamo provato, ma non avuto il coraggio di dire ad alta voce. Grazie davvero. "Quel contatto pelle-pantalone e' un modo per sentirti."
RispondiElimina