Ho resettato la mia vita
intera e poi ho ricominciato, non da zero ma quasi. Non da zero, ma la gente
che mi vedeva per strada non mi riconosceva, quindi a quello zero c’ero vicina.
Mi sono accorta solo molto tempo dopo dello sforzo disumano che avevo dovuto
fare per cambiare rotta a una vita che, dopo anni di retta via, aveva preso una
brutta curva.
Per convincere me stessa
che quello che era successo in realtà non aveva cambiato niente... Ho cambiato
tutto!
E non me ne capacito ancora
se penso alla mostruosità che sono riuscita a covarmi dentro.
Ma nonostante tutto
continua a piacermi la consapevolezza di portarlo sempre con me quel mostro.
Perché, alla fine, non l'ho mica distrutto. L'ho abbracciato.
Mi ha promesso che rimarrà
con me. E io, che è vero, lo so.
Ed è proprio questo che in
altri momenti frega, che mi frega.
Ogni quotidiano giorno in
cui riesco fortunatamente ad aprire ancora, di nuovo, gli occhi, davanti a me
ci sono ancora certi pensieri.
Insomma, diciamocela
tutta, la Bestia non muore mica! Quando va bene matura, si calma, viene
placata, ma rimane lì. E rimane lì anche quando diciamo fieramente “Sì. Io sono
guarita”. In fondo si sa che pizzica quella parola “guarita”.
Io non voglio portare
negatività con le mie parole, perché io stessa mi riempio di parole positive
ogni giorno per sopravvivere. Ma io stessa porto anche dentro di me la
consapevolezza che sapere che quella Bestia non è mai morta, non è mai guarita, suscita uno strano senso di
piacere.
Un ambiguo senso di
piacere.
Ambiguo, sì, è la parola
chiave.
Pensi una cosa e,
contemporaneamente, il suo esatto opposto.
Ti guardi e ti odi e vuoi
cambiare. Ma allo stesso tempo non lo fai e rimani ferma lì, dove non ti piace
stare.
Rifletti e contratti con
te stessa il prezzo di qualcosa che per gli altri è naturalmente intrinseco
nell'istinto di sopravvivenza, esattamente quello che hai cancellato e
distrutto in te.
Escogiti vie e soluzioni
eroiche per salvarti da sola, ma non ce la farai.
Lo sai.
Non ce la farai.
Di nuovo non vedi
soluzione se non chiudendo gli occhi e sognando quella pace che trovi immensa
solo dentro di te.
Quella pace che ti sorge
sui polpastrelli gelidi quando li fai scivolare sulle ossa acute e dure.
Poi, passando il tempo, i
mesi, gli anni, quel sogno diventa malinconico, inevitabilmente, evolvendosi in
ricordo di quell'equilibrio insano in cui ti eri disposta. Diventa nostalgico
quando ti ritrovi in un’altra fase, che sapevi sarebbe arrivata ma non volevi
ammetterlo. Quando hai lasciato vincere la parte sana di te stessa. Si perché è
così che si pensa! Lascio un po’ libera lei. Poi torna la Bestia. Poi torna la
te sana. E poi la Bestia di nuovo e quando torna la Bestia e trova un corpo
cambiato, quando trova un corpo sano ti fa subito voler tornare alla fase
precedente. E tu le credi! Perché è troppo ammaliante. Perché è troppo potente.
E tu ci credi perché non hai ancora capito che devi andare avanti. O forse lo
hai capito giusto un po’, giusto quel poco che ti fa pensare che andando avanti potrai fare ciò che vuoi.
Potrai giocare di nuovo quanto vuoi.
Arrivi anche a pensare che
forse va bene così, perché non potevi più farlo prima, non potevi più lasciar
giocare la Bestia a suo piacimento con il tuo corpo: tutti si preoccupavano
troppo per te.
Adesso invece puoi.
Nessuno sarà preoccupato perché tutti “ti
vedono bene”.
E quanto frizza quel “ti vedo bene”?
Quanti pensieri ti fa
esplodere in testa?
Ma perché ancora la pensi
così?
Perché non riesci ad
associare quell'andare avanti all'accettare un corpo sano ma, piuttosto, pensi
che si possa andare avanti semplicemente tornando indietro?
Forse perché non sei
guarita?
Ma quando guarirai?
E ti piacerà dire “sono
guarita”?
A me non è piaciuto.
Ma ho vinto lo stesso.
Questo amo dire: “Ho vinto”.
Mi piace dirlo perché
contro la Bestia ho combattuto. L’ho odiata e, intanto, odiavo me stessa ma la
facevo giocare come voleva.
Provavo piacere a farla
giocare. Era come se la bambina che è in me desse il permesso all'adulta di far
ciò che voleva, di imporre tutte le regole che voleva. E che soddisfazione
imporre quelle regole. Sempre di più, sempre più stringenti, sempre più gravi.
E che dolore quando una di
quelle regole veniva minimamente dirottata!
La bambina doveva scontare
pene tremende. E godeva, sì, godeva nel punirsi e ripromettersi che quella
regola sarebbe stata rispettata mille volte più fortemente.
Ambiguità è la parola
chiave. Ti infili sempre di più nel labirinto e brami, poi, di più l’uscita.
Ti compiaci nel vederti
scomparire e, poi, rimpiangi la tranquillità.
Ti infliggi depressione e
piangi la felicità.
Anoressia. Prova a dirlo.
Senti che tintinnio fa tra
i denti?
Senti che lettere dure e
risuonanti?
E poi c’è quella “o” in
mezzo che imbottisce tutta la parola, la estende e ne crea un’eco, la allunga e
la fa sembrare elegante.
E’ ammaliante, seducente,
intoccabile, indicibile, crea imbarazzo, impotenza, punti di forza,
soddisfazione, gratitudine. Ragazzi non è uno scherzo, è questo che frega:
è la forza che ti fa
riscoprire in te stessa l’anoressia!
Ma poi Bestia. Perché
Bestia? Se diventa bacchetta magica, se diventa fatina?
Bestia perché ti uccide se
può. In modo losco e disonesto.
Ti uccide in ogni caso.
Quando ti punisce. Quando
si congratula. Quando strilla disperata perché si sente trascurata. Quando ti
mangia la carne e ti cambia l’anima. Quando ti sale agli occhi e lentamente
toglie loro il respiro.
Ma si può guarire da ciò
che ti crea dentro così tante emozioni?
Ma davvero si vuole
uccidere quella che riconosciamo come unica salvatrice?
No. Non si vuole. Non si
vuole quando si è raggomitolati nelle sue mani né quando la parte sana è più
vigile. Non si vuole cancellare comunque sia.
Ed in ogni momento di
scompenso, di tristezza, di paura, io cerco quelle ossa.
Io interpello la Bestia,
ancora.
Ma se non è da guarire,
non c’è via d’uscita?
Si che c’è.
C’è la vittoria.
C’è la conquista di una
convivenza pacifica. C’è l’acquisizione di sicurezze nuove. C’è il provare di
nuovo sensazioni calde. C’è il non pensare che lasciando un po’ libera la bambina
non ci siano più freni e sia tutto allo sbaraglio. C’è una forza di volontà e
di vita che va oltre a tutto quanto.
Va oltre agli sguardi
bastardi della gente, alla paura di mostrare al mondo cosa vuol dire essere
sana e felice e non magra, compiacente e plasmabile.
Va oltre al pensare di
cancellare ogni regola se non c’è più la Bestia. Va oltre allo stare bene nello
stare male. Va oltre.
E allora vinci, dico, non
guarisci.
Dico che puoi vedere
sguardi increduli e allucinati anche sfoggiando i tuoi begli occhi sereni e in
pace. Lanciando uno sguardo sai quanti animi muovi?
Seduci tu il mondo da
ragazza, donna che sei. E’ ciò che sai fare meglio! Non lasciarti sedurre dal
gelo. Dall'opportunità di ibernare un presente che diventerà presto
anacronistico e scomodo.
Accetta di convivere con
la Bestia che è in te e fa in modo che lei accetti te.
Ricordale ogni giorno che
la lascerai vivere, che le vuoi bene e che deve volertene anche lei, non può
più divorarti. Basta.
Lascia stare i manichini
spigolosi ed evita di importi di esibire la tua magrezza come trofeo.
Non è un trofeo è un
dolore che cresce e crescerà.
E non credere che non si
noti, usa quanto trucco vuoi, mascherati quanto vuoi, che sei triste si vedrà.
Sentiti fiera della donna
che puoi o potrai essere e del tuo percorso.
Fa della tua vincita il
vero trofeo e dillo, gridalo, che tutte le te che ti porti dentro stanno
finalmente bene insieme!
Che i tuoi giorni non sono
più calcoli, che il piatto pieno ti crea sconforto ma non importa svuotarlo
tutto!
Dillo a te stessa davanti
ad uno specchio che sei bella se sei in pace!
Perché non è pace finché
la tua serenità dipende altamente da quante ossa riesci a contare o da quante
calorie riesci a togliere. Non è tregua finché ti addormenti pensando al cibo e
ti risvegli pensandoci sempre, e più te lo neghi più ci pensi.
Non aver paura di provare
a ripristinare una te autentica.
Fai tesoro di ciò che ti
eri imposta.
Non dovrai mica cancellare
una parte di te! Nessuno te lo chiede. Nessuno ti chiede di essere ciò che non
vuoi o che non ti soddisfa. Nessuno ti ha detto che dovrai essere inutile, una qualunque, una che passa
inosservata, una che non ha valore.
Non lo sarai mai!
Devi solo trovare il modo
di farlo venir fuori in modo diverso quel valore tuonante che ti senti dentro.
Smettila di pensare che
chi volevi punire, perché ti ha fatto male, facendolo sentire impotente poi
l’avrà vinta.
Perché puoi ferirlo anche
in altri modi!
Non sono una fan del
perdono e della compassione verso chi fa male, quindi non pensare che senza
quel tuo disagio non metteresti più in difficoltà chi vuoi, se era questo uno
dei tuoi intenti, perché hai milioni di risorse dentro di te. Puoi vederle se
solo le cerchi un po’.
Scrivigli, rispondigli,
urlagli.
Puoi sempre usare le
parole.
Se combinate in modo
giusto, le parole, sanno infilzare più di quelle ossa appuntite.
Vedi uno sguardo che non
ti piace da parte di qualcuno, senti parole che non ti sono gradite nei tuoi
confronti? Magari proprio riferite al tuo essere sana? Sorridi allora! Sorridi
in faccia agli infami. Togli quei limiti che ti sei data nei tuoi e negli
altrui confronti, sfondali, distruggili!
Rispondi o semplicemente
pensa dentro di te “Sto lavorando per volermi bene. Nessuno sa, là fuori, cosa
ho passato e cosa sto passando per imparare a volermi di nuovo bene. Nessuno ha
voce in capitolo se non io. E io sto imparando a volermi bene. Non c’è altro
che importa.”
Allora, sì, un giorno
farai il tuo ingresso nella vita stupendo tutti, di nuovo. E non ci sarà
persona che non rimarrà sbalordita dal fatto di non essersi resa conto di cosa
stavi facendo.
Sarà una soddisfazione.
Credimi. Quella soddisfazione che hai già provato vedendo gli occhi di chi ti
ha mandato il messaggio: “Ma come fa ad essere così magra?”, “Non è più lei” o
magari anche “Vorrei essere come lei”, la ritroverai portando, a testa alta,
stampata sul tuo viso la strada che hai fatto e continui a fare. La forza che
hai di mantenere il tuo equilibrio.
Non è da tutti, credimi,
questo ti renderà speciale più di quello che già sei.
Questo sarà il trionfo che
lascerà tutti a bocca aperta.
Sarà la certezza che farà
brillare i tuoi occhi come non era mai successo.
Celeste Belcari
Wow che emozioni....Ho letto questo post tutto di un fiato.... La prima parte non rientra pienamente nella mia visione del dca...Per me dall'anoressia, dalla bestia, si può guarire! Bisogna guarire per vivere...Parla una che è da tre anni anoressica e nonostante i ricoveri, niente si risolve...Allora questa bestia me a sto trascinando dietro insieme alla mia vita? ma una bestia è qualcosa di esterno a noi, estraneo; invece mi chiedo perchè questa bestia sia nata dentro a noi e senza rendercene conto.......Combattere-vincere, il mio obiettivo!
RispondiEliminaGrazie del post!