L'altro
giorno ho rivisto, dopo molto tempo, il film Hachiko. Hachiko è tratto da un
fatto realmente accaduto. Narra la storia meravigliosa tra questo cane
giapponese, Hachiko, e il suo padrone., un professore universitario..Entrambi
sono legati da un sentimento di profondo amore e fedeltà e si sentono felici
quando uno è vicino all'altro. Ogni mattina il suo padrone si reca in stazione
per prendere il treno per andare poi a lavorare. Ogni giorno, Hachiko lo
accompagna per poi far ritorno puntualmente alle 17 quando lui rientra dal
lavoro. Finché una sera, il padrone purtroppo non tornerà più perché muore
improvvisamente colto da un malore durante una lezione che stava tenendo in
università. Da allora, per ben 10 lunghi anni, Hachiko è sempre stato davanti alla
stazione, nella speranza che il padrone facesse ritorno. È rimasto là su quel
piazzale, su quel muretto, fino alla fine della sua vita.
Inutile
dire quanta emozione ha scatenato in me. Ho pianto tanto...ma del resto, chi
non piangerebbe di fronte ad una storia così toccante?
Sono
andata anche in internet per leggere la storia vera. È avvenuta tra il 1923 e
il 1935. Ho trovato anche numerose foto e qui, è stato un crescendo di
emozioni. Ho provato davvero tanta compassione verso la sofferenza di quel
povero animale. Ho provato sulla mia pelle il suo dolore, il dolore di chi
attende invano il ritorno di una persona amata. Un persona che per Hachiko era
tutta la sua vita. Questa intensità di sensazioni provate mi hanno fatto
riflettere... E ancora adesso sto pensando al turbinio di emozioni che si è
generato dentro di me. Quando il film è finito, mi è rimasto addosso un senso
di angoscia. Un' angoscia che non provavo più da anni: il non accettare la
morte. Pensavo ad Hachiko, all'ingiustizia che ha dovuto subire: la perdita
prematura del suo amato padrone. Ad Hachiko non interessava avere un'altra
casa, avere altre persone che si sarebbero occupate di lui. Lui voleva solo il
suo amato padrone. E nessun luogo poteva essere per lui casa se non quel
muretto davanti alla stazione.
È
stato difficile stare con questa angoscia. C'era molta resistenza in me. Avrei
voluto avere qualcosa che potesse anestetizzare ciò che stavo provando. Lo
sguardo sofferente di Hachiko....un marchio indelebile nel cuore. Un dolore che
è arrivato come un'ondata e mi ha travolto. È stato impossibile non provare
compassione e amore per Hachiko......E ora sono qui...e sto pensando......che
cosa accadrebbe se questa emozione intensa di compassione provata verso questo
cane potesse essere rivolta con uguale intensità verso la parte di me più
fragile, più vulnerabile, la parte di me ferita? Come cambierebbe il rapporto
che ho con me stessa? Se invece di puntarmi perennemente il dito contro...
invece di giudicarmi...invece di punirmi e provare sensi di colpa...ebbene,
come sarebbe se al posto di tutto questo riuscissi a portarci questo sentimento
di profonda compassione e amore provato per Hachiko?
Come
è così facile, naturale, spontaneo provare amore verso un animale che soffre,
un bimbo che piange, un anziano malato, così ci viene naturale e automatico
provare giudizio, indifferenza, odio verso la parte di noi più debole, più
sensibile, la parte di noi sofferente.
C'è
un modo per poter disattivare questo automatismo distruttivo per portarlo non
più contro, ma a favore di noi stessi?
Sto
riflettendo.....Quando ero seduta sul divano a guardare il film, la mia mente,
i miei pensieri erano tutti verso il dolore che stava provando Hachiko. Sono
riuscita a provare compassione perché nel mio pensiero non c'era
giudizio..anzi...c'era la totale assenza di giudizio...non c'era il mio ego a
sputare sentenze...Questo ha permesso che i miei pensieri fossero focalizzati su
ciò che Hachiko stava provando. Il suo dolore mi è arrivato addosso ed è
riuscito a toccare delle corde profonde dentro di me.
Allontanando
il giudizio, allontanando il dito puntato contro, allontanando l'indifferenza è
venuto a sorgere l'amore e la compassione.
Ora,
non so se riuscirò a metterlo in atto ogni giorno, ma voglio provarci. Siamo
all'inizio di gennaio, quindi, periodo di buoni propositi. E allora, il mio
buono proposito per questo 2017 è cercare di far sorgere l'amore e la
compassione verso me stessa.
Ogni
qual volta incomincerà a saltare fuori un giudizio critico, un senso di colpa,
un darmi addosso, il famoso dito contro, cercherò di ricordarmi che la
sofferenza di Hachiko non è così differente dalla mia stessa sofferenza.
Quel
giorno, avrei voluto alzarmi...avrei voluto fare qualcosa...Essere la', oltre
lo schermo della televisione, e poter abbracciare Hachiko..potergli ridare la
gioia, l'amore, la felicità....Questo non lo posso fare per Hachiko.....ma
posso farlo per me stessa.
Francesca
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