Sono entrata in punta di piedi. Due passi alla volta, nel
mezzo mille sospiri. Eppure quelle stanze le conosco da sempre. Ci sono
cresciuta. Mamma mi ci portava da bambina e dopo l'università quel luogo è
stato il mio primo posto di lavoro. Un centro ricreativo per adolescenti,
situato in un angolo di paese tra canali e ponti. Lì, tra le pareti colorate
trovo ragazzi e ragazze coi sogni intatti, con gli occhi aperti verso un mondo
che profuma di insicurezze certe e di sicurezze incerte. Quel posto è parte del
mio passato. Del mio intervallo di tempo spensierato.
Ci penso ora mentre getto inchiostro nero sul foglio che tra
quei tavoli ho respirato pace, pane e cioccolato. Quel posto è stato tempo e
spazio tra la mia seconda e terza ricaduta.
Ora ci ritorno per tentare di parlare ai ragazzi di Disturbi
del Comportamento Alimentare (DCA).
Ci voglio provare. Un inizio amaro che poi ha lasciato
spazio ad una bella fetta di adrenalina e spontaneità.
Per loro DCA sono celiachia e intolleranze. Spiazzata.
Pensavo che "qualcosina" di più sapessero. Poi ho pensato che potevo,
con umiltà, offrire a quei ragazzi la possibilità di iniziare a comprendere. E
questa immagine oggi mi riporta a loro. Una minuscola goccia d'acqua che rende
pianta un frammento di seme. E tra quei semi è arrivata lei, proprio come me,
in punta di piedi. Ha letto il volantino dell'iniziativa. Si racconta. Le dono
il mio fiocchetto lilla. E tra i suoi boccoli neri, vedo la sua forza e il suo
coraggio intrecciato ai suoi fragili 17 anni. È diventata il mio "Buongiorno"
quotidiano ogni mattina.
È una...ma è già VITTORIA.
Roberta
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