Cara Me,
probabilmente ti starai chiedendo il perché di questa lettera, o perché io stia scrivendo proprio a te e non a lei, a quella che abbiamo sempre chiamato “amica-nemica”, l’Anoressia.
Non ti nascondo che ho pensato di scriverle, ma poi mi sono ricordata che oggi sono una persona diversa, sono una ragazza che vuole mettere se stessa al primo posto, in particolare prima della malattia, che per troppi anni è stata la protagonista di una vita che non le apparteneva.
Sai, è bello ora scriverti con piacere e non con reticenza.
E’ bello guardarti allo specchio e reggere il tuo sguardo ora alleggerito di molti fardelli e più bramoso di vita.
Insieme, ne abbiamo passate tante. Ci siamo arrabbiate, ci siamo deluse, ci siamo lasciate, ci siamo riamate.
Com’eravamo piccole e fragili! Una fragilità che solo a pensarla poteva sgretolarsi in mille pezzi. E così purtroppo è stato, ci siamo ridotte a pezzi, in un’età in cui si dovrebbero contare i giorni che mancano al prossimo compleanno, e non quante calorie ci si concede di assumere; in un’età in cui ci si dovrebbe aprire alla vita, e non nascondersi da essa; un’età dove non importa se mangi uno o due cioccolatini, ma importa con chi condividi quel momento.
Ne eravamo schiave senza rendercene conto, ci illudevamo che dominare la fame significasse avere in pugno la Vita, con la ridicola pretesa di controllare anche le nostre emozioni. Da fuori, apparivamo forti e sicure, quasi tranquille, ma dentro le nostre urla silenziose bombardavano la nostra mente.
Evitare il cibo ci aveva reso immuni al gusto della Vita, un sapore che a prescindere ci siamo vietate di assaggiare. Eravamo diventate vuote, e più quel vuoto aumentava, più ci sentivamo piene. Un vuoto per riempirne un altro.
E ne avevamo, di fame, ma se prima questa era fame di cibo, ben presto si è trasformata in fame di comprensione, di attenzione, di amore, una fame a cui abbiamo cercato di resistere con tutte le nostre forze. Ma, allo stesso modo di quel vuoto, così anche quella fame aumentava.
Quale poteva essere la soluzione più rapida per farla tacere? Eliminarla dalla nostra esistenza, piuttosto di sfamare il nostro cuore.
Ma può un’esistenza essere tale senza amore?
E poi, ti ricordi cos’è successo?
Dal contare le calorie, abbiamo iniziato a contare quante persone ci rimanevano accanto, quante parole e sorrisi avevamo perso, quanti momenti di felicità avevamo lasciato passare, quante cose ancora avremmo voluto fare. A poco a poco, siamo tornate a contare su noi stesse e a capire il valore delle persone che non ci avevano abbandonato, che un sorriso è più utile di una lacrime, che quando ci sentiamo felici non dobbiamo automaticamente sentirci in colpa ma vivere quella felicità in ogni suo attimo, berla fino all’ultima goccia, mangiarla fino all’ultima briciola.
Non posso dirti che non incontreremo più la sofferenza e il dolore sul nostro cammino, o che davanti a noi ci saranno solo discese e giornate di sole, perché non voglio più mentirti. Ci saranno momenti bui, come momenti speciali e stupendi.
Una frase che mi piace tanto dice “non è la vita che diventa più facile, sei tu che diventi più forte”, e si diventa più forti solo se non ci si lascia andare alla sofferenza, all’Anoressia, e ci si lascia andare alla Vita sfamando il proprio bisogno di amore senza vergogna.
Ti devo ringraziare, sai, perché è grazie a te che sono la ragazza di oggi, e perché non mi hai abbandonata, nemmeno quando sembrava la fine.
Puoi credermi se ti dico che ti voglio bene, perché ora so di nuovo cos’è l’amore.
Con affetto,
Non ti nascondo che ho pensato di scriverle, ma poi mi sono ricordata che oggi sono una persona diversa, sono una ragazza che vuole mettere se stessa al primo posto, in particolare prima della malattia, che per troppi anni è stata la protagonista di una vita che non le apparteneva.
Sai, è bello ora scriverti con piacere e non con reticenza.
E’ bello guardarti allo specchio e reggere il tuo sguardo ora alleggerito di molti fardelli e più bramoso di vita.
Insieme, ne abbiamo passate tante. Ci siamo arrabbiate, ci siamo deluse, ci siamo lasciate, ci siamo riamate.
Com’eravamo piccole e fragili! Una fragilità che solo a pensarla poteva sgretolarsi in mille pezzi. E così purtroppo è stato, ci siamo ridotte a pezzi, in un’età in cui si dovrebbero contare i giorni che mancano al prossimo compleanno, e non quante calorie ci si concede di assumere; in un’età in cui ci si dovrebbe aprire alla vita, e non nascondersi da essa; un’età dove non importa se mangi uno o due cioccolatini, ma importa con chi condividi quel momento.
Ne eravamo schiave senza rendercene conto, ci illudevamo che dominare la fame significasse avere in pugno la Vita, con la ridicola pretesa di controllare anche le nostre emozioni. Da fuori, apparivamo forti e sicure, quasi tranquille, ma dentro le nostre urla silenziose bombardavano la nostra mente.
Evitare il cibo ci aveva reso immuni al gusto della Vita, un sapore che a prescindere ci siamo vietate di assaggiare. Eravamo diventate vuote, e più quel vuoto aumentava, più ci sentivamo piene. Un vuoto per riempirne un altro.
E ne avevamo, di fame, ma se prima questa era fame di cibo, ben presto si è trasformata in fame di comprensione, di attenzione, di amore, una fame a cui abbiamo cercato di resistere con tutte le nostre forze. Ma, allo stesso modo di quel vuoto, così anche quella fame aumentava.
Quale poteva essere la soluzione più rapida per farla tacere? Eliminarla dalla nostra esistenza, piuttosto di sfamare il nostro cuore.
Ma può un’esistenza essere tale senza amore?
E poi, ti ricordi cos’è successo?
Dal contare le calorie, abbiamo iniziato a contare quante persone ci rimanevano accanto, quante parole e sorrisi avevamo perso, quanti momenti di felicità avevamo lasciato passare, quante cose ancora avremmo voluto fare. A poco a poco, siamo tornate a contare su noi stesse e a capire il valore delle persone che non ci avevano abbandonato, che un sorriso è più utile di una lacrime, che quando ci sentiamo felici non dobbiamo automaticamente sentirci in colpa ma vivere quella felicità in ogni suo attimo, berla fino all’ultima goccia, mangiarla fino all’ultima briciola.
Non posso dirti che non incontreremo più la sofferenza e il dolore sul nostro cammino, o che davanti a noi ci saranno solo discese e giornate di sole, perché non voglio più mentirti. Ci saranno momenti bui, come momenti speciali e stupendi.
Una frase che mi piace tanto dice “non è la vita che diventa più facile, sei tu che diventi più forte”, e si diventa più forti solo se non ci si lascia andare alla sofferenza, all’Anoressia, e ci si lascia andare alla Vita sfamando il proprio bisogno di amore senza vergogna.
Ti devo ringraziare, sai, perché è grazie a te che sono la ragazza di oggi, e perché non mi hai abbandonata, nemmeno quando sembrava la fine.
Puoi credermi se ti dico che ti voglio bene, perché ora so di nuovo cos’è l’amore.
Con affetto,
tua Elisa
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