Corpo, stanza di dolore e privazioni.
Corpo, stanza di eccessi e colpa.
Corpo che ha patito sguardi di vergogna, impastandosi ad essi, sentendosi vergogna.
Corpo che annulla le distanze con il mondo per via di una sola abbuffata, ma con una sola vomitata ridisegna con prepotenza i confini violati.
Corpo confuso, in un mare di incertezza, di rabbia e paura, privato della sua essenza.
Corpo privato del godimento, del piacere, della relazione.
Corpo isolato.
Corpo senza meta tangibile. Corpo con una meta ideale, ma irraggiungibile.
Corpo come segno: su di esso si tracciano linee di frasi mai dette, di parole mai udite, di carezze mai ricevute.
Corpo parlante.
Corpo che non ha voce.
Corpo che, se lo si ascolta, è capace di dire più di mille parole.
Corpo che ricorda anche ciò che si vuole dimenticare, custode di celati avvenimenti e sensazioni.
Corpo - scrigno.
Corpo, ricorda.
Ricorda tutto questo, perdonati, continua il tuo cammino. Corpo, non avere paura dell'età che hai, non aver paura di quanto possa mostrarne. Lasciati fiorire, non tralasciare neanche un anno. Fa' sì che la prepotenza del tuo sbucciare sia superiore alla paura di chi proteggi - e minacci - con il tuo involucro.
Corpo, ascolta
È giunto il tempo di andare avanti.
Sabrina Carpentieri
Scritta in occasione della IX Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla, 15/03/2020
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