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martedì 7 luglio 2020

Simbolo - Laboratorio 1 luglio 2020



Abbiamo cominciato il laboratorio portando alla luce la paura e le conseguenti aspettative legate al ritorno a casa della propria figlia/o dopo un periodo di ricovero in struttura.
Spesso accade che si provi tali sentimenti nel veder che la malattia ancora c’è e l’aspettativa che tutto poteva essere magicamente cambiato. È proprio in questi momenti che serve ancor di più riuscire a guardare i passi che si si stanno compiendo, e non quelli ancora da fare.
Quando la/il propria/o figlia/o comincia a comunicare le proprie emozioni, non è cosa da poco...Sta imparando a non tener rinchiuso dentro di se’ ciò che la/lo fa stare male.
Quando la/il propria/o figlia/o rinuncia a fare la solita camminata perché quei luoghi le/gli procurano sofferenza, non è cosa da poco...Ha saputo dar ascolto a se stessa/o (e non alla voce imperante della malattia) e rinunciando alla solita camminata si è voluta/o proteggere.
Quando il/la propria/o figlia/o è tornata/o a casa dopo una serata a cena con gli amici dicendo di aver visto di non essere ancora pronta/o, non è cosa da poco. Sta prendendo coscienza del suo percorso.
Abbiamo parlato poi del grande valore simbolico del cibo.
Il cibo non è solo un nutrimento del corpo, è anche un nutrimento delle emozioni. Non è solo introdurre qualcosa dentro lo stomaco, è incorporare anche il mondo dentro di se’. Il bambino appena nato ha bisogno di nutrimento. Un nutrimento che è dato anche dal contatto con le cure materne/paterne. Cibo e affetti si intrecciano già da subito. E continuano ad essere legati tra loro in modo profondo.
La difficoltà che incontra il/la propria/o figlia/o alle prime uscite con gli amici, il rimanere ad esempio bloccate/i nella paura di sedersi a tavola per condividere il cibo con gli altri, è una paura grande, piena di simboli. Corrisponde a incominciare a condividere il mondo esterno. Iniziare a cercare quell’equilibrio tra ciò che è fuori e ciò che è dentro di se’. E qui giocano un ruolo fondamentale le emozioni. Comunicare quello che si prova è un grande inizio. Per questo è importante riconoscere e interpretare i simboli che si manifestano all’interno dei disturbi alimentari.
Il nervosismo che si presenta quando la propria figlia/o riprende a nutrirsi è carico di simboli. Come scritto precedentemente, non c’è solo l’atto di portare il cibo alla bocca. È molto di più. Questo fa comprendere il grande significato e valore che assume ogni singolo passo.
Infine si è parlato di quanto sia doveroso e necessario seguire la/il propria/o figlia/o laddove ci sia un uso di farmaci, cercando la collaborazione e il supporto del medico curante. Questo è utile per comprendere ancora di più il percorso della cura, che è un percorso unico e singolare per tutti coloro che soffrono di queste malattie. Spesso si ha paura di fronte a un disturbo alimentare perché questo è strettamente connesso a un disturbo mentale. E questo genera dentro a ognuno di noi immagini e pregiudizi che spaventano e ci portano lontano dalla comprensione. Al contrario, il dover ricorrere all’uso di farmaci è in alcune fasi necessario nel percorso verso la guarigione. In situazioni di rilevante sottopeso, oltre al corpo, anche il cervello non riceve nutrimento e non è possibile in questi casi riuscire ad intraprendere un percorso psicologico. In questa situazione l’uso dei farmaci aiuta molto.
Come aiuta nell’andare ad alleviare stati emotivi troppi intensi e ancora difficili da gestire.
Questo però non vuol dire considerare i farmaci la soluzione definitiva alla cura. Sono un supporto, dal quale, ritornando alla frase iniziale, è necessario che i familiari cerchino la collaborazione con il medico curante.
La parola conclusiva che ci terrà compagnia durante la settimana non può che essere “SIMBOLO”: “l’atto che sta dietro al nutrimento è carico di simboli”.

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