Placare
la fame d’amore, placare quella per il cibo. Due bisogni che per
quanto possa sembrare assurdo possono essere legati da un filo
invisibile, un filo conduttore che li mette continuamente in
comunicazione rendendoli un’unica cosa. L’amore come il cibo
fonti insostituibili alle quali attingere per stare al mondo, per
vivere. Eppure si può, ci si impone di placarle nel momento in cui
diventano demoni. La fame d’amore se non viene appagata, se non si
trova la giusta strada per far si che quell'amore ti riempia in
maniera naturale sentendo tutta la sua magia, non solo ti spaventa e
tendi ad annullarla ma cominci a percepire quell'amore solo come
qualcosa di irruento, che ti aggredisce, che ti investe fagocitandoti
senza abbracciarti con tutto il calore possibile e immaginabile…quel
calore si trasforma in fiamme che ti consumano bruciandoti o scompare
totalmente per far posto a un gelo paralizzante. Lo spirito non
riceve, o meglio non deve ricevere alcun nutrimento così come il
corpo. Il mondo dello spirito così come quello del corpo possono
sentire alla stessa maniera, non si è solo spirito o soltanto corpo
non esiste o…o, entrambi costituiscono un tutt'uno, se soffre
l’uno soffre anche l’altro. Se l’uno non è in grado di vedere
anche l’altro diventa cieco. Poi un giorno ti capita una cosa
inaspettata e straordinaria allo stesso tempo. In uno dei miei
momenti più critici , quando ho cominciato a sentire fame di cibo, a
riconoscerla, ad ammettere di sentirla, nonostante la cosa mi potesse
sconvolgere, contemporaneamente sono riuscita a percepire quella fame
d’amore per me ormai sconosciuta. Se fino a quel momento il ‘NON
DEVI SENTIR IL BISOGNO DI UNA CAREZZA, DI UN ABBRACCIO, DI UNO
SGUARDO ‘INNAMORATO’’ non mi aveva mai mollato e si muoveva di
pari passo con l’imperativo ’NON DEVI SENTIR IL BISOGNO DI CIBO’
, la necessità di sentire il cibo in bocca e nello stomaco e di
‘RIEMPIRMI’ si affacciava piano piano insieme al bisogno di
sentire l’affetto e l’amore di mia madre, di RIEMPIRMI di esso.
Ricordo ancora quella telefonata mentre ero in clinica ’Mamma mi
manchi, vorrei un tuo abbraccio. Per me udire quelle parole dalla mia
bocca è stato qualcosa di indescrivibile soprattutto se penso a chi
erano rivolte, mia madre. Sentirmi in quel momento significava voler
sentire, voler ricevere, essere accolta ed accogliere. Riconoscermi
ed essere riconosciuta. Stavo ascoltando i miei bisogni, che
rivelazione! Ed ora ogni giorno per me è una rivelazione, una
sorpresa. Piano piano sto scoprendo cosa significa tutto questo, non
sto imparando ad amare e a ricevere amore, non possiamo ridurre tutto
a delle nozioni a dei parametri da seguire. L’amore non si impara
si vive….
Rosy
Grazie di cuore...
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