Questa sono io a 18 anni.
Avevo già lo sguardo di chi aveva già sofferto abbastanza. Un po' spento, triste e tanto incazzato.
L'inizio del mio incubo peggiore, incappata in una situazione in cui difficilmente ne sarei uscita.
Un disturbo alimentare che ha cercato di strapparmi via la vita in un tempo brevissimo. Questa sono io. Quella che non si è fermata quando avrebbe dovuto, e quella che si voleva fermare quando non avrebbe potuto. Questa ero io a 18 anni, una bambina intrappolata da se stessa, con la testa incatenata e le mani legate. Questa ero io, che stavo tracciando velocemente una strada senza ritorno.
Questa ero io, che agli occhi estranei appariva fragile ed insicura, esattamente come appaio oggi. Oggi invece sono una donna con un passato potente, che ha vissuto cose che a 18 anni non avrebbe dovuto vivere.
Oggi sono anche un po' quella bambina, che è diventata un po' più forte di quella che era in questa foto, con qualche momento di debolezza che tenta ancora di riportarla giù tra gli abissi, e che con grande fatica riesce sempre a risalire.
Oggi sono una donna che non si vergogna di raccontare il suo passato e la sua storia, che non ha nessun tipo di problema e di imbarazzo ad approfittare di Facebook o di qualche altro mezzo di comunicazione. Lo riscriverei altre mille volte e sicuramente non rovino alcuna immagine di me stessa. Non mi vergogno a confessare di aver sofferto di anoressia nervosa, che il peso più basso sia stato 33 chili, che le conseguenze più atroci siano state la depressione, l'iperattività, l'autolesionismo, la solitudine. No, non mi vergogno affatto. E non mi vergogno perché sono umana, esattamente come lo siete voi, e sono stracolma di difetti, gli stessi che avete voi, e darei la vita affinché questo messaggio possa arrivare al cuore o nelle mani di chi sta vivendo una situazione analoga alla mia. Per quanto riguarda voi altri, immancabili bigotti e teste di legno, giudici e spettatori della vita altrui, che avete sgranato gli occhi dopo la quarta riga di questi post, che avete letto queste parole assumendo l'atteggiamento di chi resta indignato, sbalordito ed incredulo che una storia così intima e personale possa essere spiattellata su Facebook, a tutti voi voglio rispondere che le storie sono fatte per essere raccontate e spiegate, e che Facebook a volte può essere sfruttato per diffondere messaggi di speranza, verso coloro a cui la speranza è stata rubata. Quindi ben vengano testimonianze e racconti come questo, perché forse, l'aiuto che si può dare a chi è rimasto da solo senza alcuno strumento per uscire dalla merda, potrebbe anche partire da qui (cosa che mi auguro possa accadere davvero). Oggi sono Alessia e ho 29 anni, e non mi vergogno a raccontare della malattia di cui ho sofferto, anche se non mi è stato chiesto di farlo.
Avevo già lo sguardo di chi aveva già sofferto abbastanza. Un po' spento, triste e tanto incazzato.
L'inizio del mio incubo peggiore, incappata in una situazione in cui difficilmente ne sarei uscita.
Un disturbo alimentare che ha cercato di strapparmi via la vita in un tempo brevissimo. Questa sono io. Quella che non si è fermata quando avrebbe dovuto, e quella che si voleva fermare quando non avrebbe potuto. Questa ero io a 18 anni, una bambina intrappolata da se stessa, con la testa incatenata e le mani legate. Questa ero io, che stavo tracciando velocemente una strada senza ritorno.
Questa ero io, che agli occhi estranei appariva fragile ed insicura, esattamente come appaio oggi. Oggi invece sono una donna con un passato potente, che ha vissuto cose che a 18 anni non avrebbe dovuto vivere.
Oggi sono anche un po' quella bambina, che è diventata un po' più forte di quella che era in questa foto, con qualche momento di debolezza che tenta ancora di riportarla giù tra gli abissi, e che con grande fatica riesce sempre a risalire.
Oggi sono una donna che non si vergogna di raccontare il suo passato e la sua storia, che non ha nessun tipo di problema e di imbarazzo ad approfittare di Facebook o di qualche altro mezzo di comunicazione. Lo riscriverei altre mille volte e sicuramente non rovino alcuna immagine di me stessa. Non mi vergogno a confessare di aver sofferto di anoressia nervosa, che il peso più basso sia stato 33 chili, che le conseguenze più atroci siano state la depressione, l'iperattività, l'autolesionismo, la solitudine. No, non mi vergogno affatto. E non mi vergogno perché sono umana, esattamente come lo siete voi, e sono stracolma di difetti, gli stessi che avete voi, e darei la vita affinché questo messaggio possa arrivare al cuore o nelle mani di chi sta vivendo una situazione analoga alla mia. Per quanto riguarda voi altri, immancabili bigotti e teste di legno, giudici e spettatori della vita altrui, che avete sgranato gli occhi dopo la quarta riga di questi post, che avete letto queste parole assumendo l'atteggiamento di chi resta indignato, sbalordito ed incredulo che una storia così intima e personale possa essere spiattellata su Facebook, a tutti voi voglio rispondere che le storie sono fatte per essere raccontate e spiegate, e che Facebook a volte può essere sfruttato per diffondere messaggi di speranza, verso coloro a cui la speranza è stata rubata. Quindi ben vengano testimonianze e racconti come questo, perché forse, l'aiuto che si può dare a chi è rimasto da solo senza alcuno strumento per uscire dalla merda, potrebbe anche partire da qui (cosa che mi auguro possa accadere davvero). Oggi sono Alessia e ho 29 anni, e non mi vergogno a raccontare della malattia di cui ho sofferto, anche se non mi è stato chiesto di farlo.
Alessia
Ciao Alessia,
RispondiEliminami chiamo Chiara e ho 27 anni.
Purtroppo sono caduta nella stessa trappola, gabbia e ho avuto gli stessi problemi che derivano da una patologia cosi intima e grave,da un urlo spezzato. Oggi ho raggiunto, credo, un mio equilibrio ma ancora ho paura, ancora temo di ritornare nel buio, a quella perfezione malata che di perfetto non ha nulla se non l impressionante capacita di strapparti alla vita... Oggi ancora mi nascondo a volte ma la maggior parte vince il mio sguardo testardo, impavido, solare. Oggi sono Chiara e non piu chiara. Oggi dico a tutti: POST FATA RESURGO.
Grazie per la tua testimonianza e coraggio.
Chiara
Ciao Chiara, l'equilibrio di cui parli lo conosco bene. A tratti può sembrare fragile e delicato, forse lo è, ma nel corso del tempo mi sono accorta di quanto in realtà fosse forte e ben saldo,forse grazie anche a tutta la sofferenza passata. Anche tu sei coraggiosa, perché finalmente ti identifichi come Chiara, e non più come chiara, ma ti prego di non nasconderti più, e magari di iniziare a pensare che tutta questa storia, la tua storia, sia una grandissima e importantissima fetta della tua vita che in un certo senso ti hanno permesso di essere la donna che sei oggi. Dovremmo volerci bene, abbracciarci e domandarci se tutto questo dolore lo meritiamo... No, non lo meritiamo. Meritiamo di amarci e di essere amate. Forza Chiara, ti auguro tutto il meglio della vita! Ti abbraccio fortissimo e non mollare, mai!
RispondiEliminaMi fa piacere leggere di persone che sono uscite vincenti da questa terribile sfida, non tutte riescono ad avere la meglio su questa tremenda malattia. Fai molto bene a parlarne senza nessun timore, potresti davvero essere d'aiuto a qualcun altro.
RispondiEliminaUn saluto
Grazie Alessia,
RispondiEliminami sono commossa...
Ti abbraccio anche io forte :*
Tutto grazie a Dr Akute, ho appena contattato quest'uomo dopo mio marito di circa
RispondiElimina4 anni mi ha lasciato e con mia sorpresa ci è voluto solo 2 giorni per portarlo
torna da Dr akhere il suo miglior incantatore per risolvere qualsiasi problema
tu.
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