Ero la rappresentazione della felicità, anche nel silenzio facevo rumore, uno di quelli belli, eh già... Ero così!
Ero piena, di idee, di amore, di forza, di coraggio.
Avevo un nome, una personalità, ero il mio punto di rifermento.
Il mio posto nel mondo era la mia anima potente e buona, camminavo con la fede tra le mani...
Come
le perdi queste cose? Non te ne accorgi ma giorno dopo giorno, per ogni
pezzo che perdevo si allegeriva la mia mente dalle cose belle e si
creavano muri di dolore e solitudine. Ho chiesto a me stessa per tanto
tempo di chi fosse la colpa, perché io di certo tutto questo non lo
volevo.
Daiiii chi vorrebbe essere incatenata in
una gabbia dalle mille facce, nessuna delle quali é la tua ma solo di
mostri che appaiono ad ogni ora??
Chi vorrebbe sopravvivere, invece di vivere a braccetto con la libertà?
Il
mio miglior amico in questi anni era proprio colui che mi faceva del
male, cioè "la malattia", mi fidavo più di lui che di chiunque altro.
Sto
in silenzio, sorrido al mondo ma piango dentro, voglio smettere di
essere qualcuno per le persone e iniziare a essere qualcuno per me
stessa. Tra il dire e il fare in mezzo c`é un oceano intero di ostacoli,
di dolore, eppure dicono che oltre il mondo è meraviglioso e io ci
credo.
Continuo a combattere nonostante le ferite,
non ho potuto fermare chi negli anni mi ha calpestata, non ho saputo
fermare la malattia quando ancora era solo un piccola ombra però il mio
spirito sa benissimo che vuole vedere la luce e non smetterà mai di
cercarla.
Abbraccio tutti coloro che sono nel bel mezzo della battaglia, coloro che hanno vinto e quelle che non smettono di mollare.
Erika
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