"Che magra che ero!"
Era iniziato tutto così nell'estate del 2003 all'età di 15 anni.
Guardavo delle foto di quando ne avevo 10/11.
In
effetti non erano passati chissà quani anni,ma il mio corpo era
cambiato...stavo crescendo ed ero nella fase adolescenziale,la fase dei
cambiamenti fisici,ormonali e le mille paranoie che quell'età può dare.
Era
l'estate della prima superiore,a settembre sarei andata in seconda. Non
ero un genio a scuola,ma me la cavavo:studiavo quel che serviva per
ricordarmi le cose e quanto riuscivo a stare seduta. Sì perché per me
stare ferma era sempre stato un "peso"...o meglio amavo lo sport fin da
bambina (sul fasciatoio accennavo le capriole) e studiare ore e ore
ferma era un supplizio. Fortunatamente avevo buona memoria (i
bigliettini li facevo anch'io,ma sfido chiunque a dirmi che non ha mai
copiato) e alternavo il tutto con il pattinaggio artistico a
rotelle,sport che ho iniziato a praticare all'età di 7 anni.
E'
stato subito amore e passione per quegli stivaletti tant'è che dopo 3
mesi dall'inizio delle lezioni la mia allenatrice mi aveva voluto far
fare la prima gara:ero portata dicevo... e devo ammettere che ci aveva
visto bene.
Gli anni passavano,il mio corpo era
sempre lungo e magro,soprattutto le gambe,erano kilometriche...e
mangiavo in continuo ad ogni ora:un metabolismo doc!
Le
mie giornate erano piene tra scuola,allenamenti e,nel tempo libero,a
giocare con mio cugino ed i vicini di casa ad ogni gioco possibile: dal
nascondino,ai 4 cantoni,al calcio...ero brava anche in quest'ultimo!
Insomma ho sempre praticato sport ed ero portata per ogni disciplina,per il movimento,per la competizione e le sfide.
Mia
mamma lavorava dal martedì al sabato,anche nelle festività e domeniche
ed io trascorrevo spesso il tempo nel suo salone: tagliavo i capelli alle
barbie, mangiavo, leggevo, mangiavo, scrivevo, mangiavo... insomma
se non si è capito qundo non sapevo che fare aprivo il frigo o le
credenze per cercare cibo perchè con tutto il movimento che facevo avevo
sempre fame...ma inmancabilmente dicevo sempre:"Qui non cè nulla da
mangiare?!". In realtà è perché il mio stomaco aveva piu' spazio di
quanto ne possa contenere il sacchetto della spesa.
Tutto
filava liscio,ero una bella bambina,non nascondo che ero riempita di
complimenti e ricordo ancora delle frasi che mi dissero quando ero in
giovane età: "Farai la modella!"..."Purtroppo Michela avrà tanta invidia
attorno nella sua vita per la bellezza e la sua bontà..."
No, non
voglio fare l'orgogliosa o quella che se la tira,ma sono tutte parole
che non dimenticherò mai perchè, soprattutto la seconda, si rivelerà negli
anni come "sfondo" della mia vita, dall'adolescenza in poi.
Dicevo
che era l'estate del 2003, il primo anno di superiori era andato bene: mi
piacevano la classe e le materie, i professori erano bravi...alcuni non
mi andavano proprio giu', ma era tutto nella norma. Stavo bene con me
stessa, ma mi vedevo diversa e con qualche forma in più rispetto ad anni
prima.
"Voglio tornare a come ero in quelle foto!"
mi dicevo: questo lo sapevano solamente il mio inconscio e la mia mente e
così iniziai a fare addominali un po' al giorno,così,per mantenermi in
forma.
Ormai non andavo più spesso in salone da mia
mamma perché ero grande e potevo stare a casa da
sola...ballavo, ascoltavo musica e cantavo: nel mio piccolo ho sempre
sognato di fare l'attrice, ma non ho mai fatto nulla per diventarlo...mi
bastava essserlo sullle 8 ruote!
Ogni giorno mi
ritagliavo un'ora per fare ginnastica e con il tempo aggiungevo esercizi
ed ore: più sudavo, più mi sentivo felice e soddisfatta.
Ovviamente
il cibo era diventato il mio chiodo fisso e, allo stesso tempo, il mio
nemico. Limitavo i pasti e mi guardavo allo specchio ogni volta che
mangiavo anche un piccolo pezzo di pane come a vedere se ero
ingrassata:sembra una cosa assurda, ma la vedevo così la
situazione...come se fossi io a decidere dove mandare il cibo nel mio
corpo. La mia pancia non doveva gonfiarsi e pretendevo di sentire una
sensazione di leggerezza come se fossi "vuota".
Nel
frattempo era arrivato Settembre e con la squadra di pattinaggio
eravamo a Riccione per il campionato italiano aics. Era venuta anche mia
mamma e, forse perché non mi osservava da tanto o forse perché era
evidente, mi disse:"Guarda che larghi che sono quei pantaloni Miky...sei
dimagrita troppo!". Dei pantaloni lunghi a righe bianche e azzurre. Non
li scorderò mai. Era una a soddisfazione vederli perdere perché
necessitavano di una cintura. Ma,in realtà a perdere stavo iniziando a
farlo io. Quei kg in meno si stavano portando via i miei sorrisi,la mia
sicurezza,la mia felicità.
Arrivò l'inizio della
scuola. Le giornate iniziavano ad essere più corte e fresche,iniziò lo
studio,le ore sedentarie alle quale non ero più abituata. I pantaloni
dell'anno prima mi erano larghi,il mio colore preferito era diventato il
nero,i sorrisi erano spenti come la luce nei miei occhi e la ginnastica
aumentava sempre di più:non sudavo come in estate e,fino a quando non
sentivo la maglietta bagnata non smettevo gli esercizi,raddoppiando
quindi le calorie perse non assimilandone poi abbastanza. Mi stavo
spegnendo senza sapere cosa stessi facendo,ma mi sentivo bene... fino a
quando un giorno di novembre,il mese per me più triste che ci
sia, arrivata a casa da scuola mia mamma aprendo la porta di casa mi
chiese: "Miky cos'hai? Non vedi che sei troppo magra?". Lì mi sentii
orgogliosa e allo stesso tempo debole. Iniziai a piangere e a dire che
non ce la facevo più a fare tutta quella ginnastica, come se qualcuno me
l'avesse imposta. Abbracciai mia mamma e le dissi che non volevo
crescere. Volevo rimanere la bambina piccola e magra delle foto di
quando avevo 10 anni. Dopo avermi detto che ero sempre bella e che stavo
solamente crescendo, mia mamma la sera, prima di tornare a casa da
lavoro, andò a prendermi l'ovetto kinder: da quanto non lo mangiavo! Mi
sentii sollevata come se mia madre fosse colei che sapeva quanto e cosa
potevo mangiare. Così iniziai a mangiare solo quello che mi faceva
lei,ma non avevo il senso di sazietà. Il mio stomaco si era
rimpicciolito e, mangiando più del dovuto, mi sentivo gonfia. Dovevo
iniziare a fare come i bambini con lo svezzamento, pezzetto dopo pezzetto
senza strafare. Da 30 kg che ero arrivata a pesare in circa 3 mesi
iniziai a metterne su 15/20. Non mi sentivo più io, o meglio, ero
"governata" da mia mamma: lei mi preparava da mangiare e io svuotavo il
piatto. Se ero a scuola o da altre parti non mangiavo nulla senza di
lei:era come se il cordone ombelicale si fosse riattaccato. Dove c'era
mia madre c'ero io e la ginnastica ed il cibo erano misurati fino a
quando lei non mi diceva "stop". Sì sembra una storia assurda, quasi come
fossi un robot senza cervello, ma l'ANORESSIA è questo: un vortice che
inizia pian piano, ti offusca la mente, ti fa capire che il cervello è più
forte del tuo stomaco e senso di fame e soprattutto ti "brucia"
l'ipofisi...così mi disse la psicologa.
Iniziai ad
andare da lei nel periodo tra inverno e primavera quando avevo messo più
kg del previsto e non riuscivo a concentrarmi e ad essere me stessa. Mi
faceva il terzo grado ad ogni seduta per capire la realtà del mio
problema. Ammetto che molte cose di quel periodo non me le ricordo
perché il mio cervello era come assente. Sì veramente. Vivevo le
giornate chiusa in casa a riordinare il cibo e guardandolo senza
mangiarlo,ma solo a fare questo per me era come se fosse andato nel mio
stomaco; allora ricomciai a fare addominali sul tappeto del
salotto,spostando il tavolino per fare altri esercizi. Passarono altri
mesi e i risultati si vedevano:dai 50kg ero arrivata ai 28. Ricordo
quell'ago della bilancia che mi spaventó. Ma più di tutto mi
spaventarono le persone che mi stavano accanto: mia madre aveva perso
tanti capelli,piangeva e lavorava a denti stretti sperando che io
riprendessi a vivere normalmente; mia zia mi mise davanti ad uno
specchio facendomi notare le costole; mio cugino, per me come un
fratello, chiese a tutti: "Ma Miky non muore vero?". Quella domanda così
innocente detta da un bambino di 12 anni mi rabbrividí e ancora oggi mi
fa scendere una lacrima. La morte. L'idea di morire per paura del mondo e
di crescere. Quando questa nemica viene verso di te a passo spedito per
toglierti la vita, inizi a capire che hai bisogno di un grande aiuto.
Le
mie amiche si erano allontanate, per loro ero come diventata
"contagiosa" quando invece avevo solo bisogno di un ancora di salvezza
per essere capita e ascoltata.
Un giorno mia mamma mi disse: "So che ti manca il papà...".
Scoppiai
a piangere. Era quella la realtà di tutto. Non volevo dimagrire perché
mi vedevo grossa. Volevo dimagrire per tornare piccola: senza
pensieri, senza preoccupazioni. Non volevo crescere, avevo paura del
mondo. Mi mancava la protezione di un padre, l'essere coccolata da
lui. Eppure mi madre mi dava tutto questo, era ed è il mio eroe. Era ed è
una mamma che fa anche da padre, ma la mancanza della figura maschile in
casa mi rendeva debole come se nessuno mi potesse salvare dai pericoli
della vita. "Il primo eroe per una figlia è il proprio papà": questa
mancanza ha influito nella mia malattia ed è stata la scintilla della
mia insicurezza.
"Fragilmente forte": così mi
definivo e sono tutt'ora. Sotto uno sguardo dolce e la bontà che mi
caratterizza,nascondo una forza incredibile. Dove voglio arrivo e ciò
che desidero lo ottengo. Una forza che ho scoperto solo grazie
all'anoressia: se non fosse stato per me, non sarei qui!
Sì,ho rischiato la morte e il mio angelo mi ha salvato. Lo fa ogni giorno.
Mio
nonno materno era il mio pilastro, era burbero, ma con me gli scappava
sempre da ridere. Quando ha saputo che mia madre era incinta di me
disse: "Che bello,un altro bambino che gira per casa!". A lui non
importava se io avessi avuto o meno un padre,ci avrebbe pensato lui a
colmare come poteva quel vuoto. Era il mio angelo in terra e poi lo è
diventato per davvero. Era il 2004 quando iniziavo a stare meglio,mia
mamma finalmente respirava e sorrideva vedendo la sua unica figlia
autogestirsi...ma mio nonno iniziò a stare male e, nel giro di pochi
mesi, ci lasciò. L'ultimo periodo non riconosceva più nessuno; solo una
sera, quando andai a trovarlo a casa, mia mamma gli chiese se sapeva chi
io fossi. Lui mi sorrisi e disse: "Michela!". Fu l'ultima parola che mi
regaló. Da lì a pochi giorni morì e,inspiegabilmente,sentii dentro di me
una grande forza. "Gli Angeli vanno in cielo per aiutare qualcuno in
terra": era il febbraio del 2004 e, seppur con alti e bassi,da quel mese
iniziai a prendere in mano la mia vita.
Un giorno
stavo andando dalla psicologa,entrai nel suo ufficio e le chiesi:"Perchè
continuo a venire qui?". Era la frase che lei aspettava da mesi. Stavo
guarendo e credendo in me stessa.
Sono passati 15
anni circa da quando sono uscita dal tunnel nero che è l'anoressia e,se
mi guardo indietro rifarei tutto,possibilmente senza far soffrire le
persone che mi hanno sostenuta e amata con le loro attenzioni.
Con
questa esperienza di vita ho potuto capire chi mi era veramente amico e
chi lo faceva per comodità. Chi mi diceva: "Mangiaaa!!" o "Sei
ingrassata, stai bene così!" senza capire il mio reale problema di
identità.
Chili in più o chili in meno:non era
quella la soluzione,ma riuscire a trovare il mio posto nel mondo,la mia
strada senza conoscere una parte di me,senza mio padre.
Ringrazio
anche il pattinaggio perché ha aiutato i miei muscoli a farmi stare in
piedi: uno sport che dá tanto e che mi ha permesso di vincere titoli
mondiali ed europei indossando la maglia della Nazionale Italiana, il
sogno fin da bambina (che sono testarda e determinata l'ho già
detto,no?!).
Avrei voluto fare l'università per
diventare psicologa perché da un semplice comportamento,il linguaggio o
lo sguardo di una persona riesco a capire se c'è qualcosa che non va e
il perchè, ma ho seguito le orme di mia mamma e credetemi che essere
parrucchiera non è molto diversi dall'essere psicologi: soltanto un
lavoro un po' più creativo!
Purtroppo il posto fisso ancora stenta ad arrivare perché il "Sei bravissima" non supera abbastanza il "Mi costi troppo".
Ma
vabbè, siamo tutti più o meno sulla stessa barca e l'importante è non
arrendersi mai. Nel tempo che non metto le mani nei capelli alle
clienti, alleno pattinaggio: stare con i bambini ti toglie tutti i
pensieri oltre a farti sentire amata e fiera di vederli mettere in
pratica quello che insegni loro.
La vita oggi
giorno è dura:avere una propria casa e un lavoro stabile è cosa da
pochi,ma ho superato di peggio e so che con la mia determinazione e
volontà riuscirò ad ottenere tutto...come l'avere una numerosa e un
marito che farà da eroe ai nostri figli come ho sempre sognato.
Ho
deciso di raccontare la mia storia solamente ora perché non riuscivo ad
iniziare a scrivere, ero bloccata e con la mente piena di parole da dire
per cercare di essere d'aiuto a chi sta vivendo la mia
situazione: perché purtroppo questa è una malattia riconosciuta, ma alla
quale le medicine non bastano. Servono tanto amore, pazienza, il saper
ascoltare le sofferenze, le mancanze e gestire le proprie emozioni. Sì
perché ad essere colpiti dai disturbi alimentari sono i soggetti dal
cuore grande e dalla lacrima facile, coloro che hanno un mondo da
esternare, ma non sanno come farlo. Io ho trovato la mia salvezza nel
pattinaggio, nel recitare su piste di tanti palazzetti.
Auguro a chiunque
di riuscire ad ascoltare il proprio cuore,di non basarsi su una
bilancia ne riflettersi ad uno specchio. Sono arrivata a 30 anni con un
gran bagaglio di esperienze, con tanta invidia per la semplicità e
solarità (aveva ragione quella signora quando me lo disse da piccola) e
quando qualcuno non riesce in qualcosa o pensa io non riesca ad
ottenere un mio sogno, pronuncia la frase: "È impossibile..." lo
guardo,sorrido e penso al mio passato.
Per me nulla è
impossibile, credetemi!
Michela
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