Ormai è tanto che vi seguo ed è tanto che provo a scrivervi,
ma poi non lo faccio mai.
Oggi però ho deciso di farlo perché anche grazie a voi,
grazie anche a tutte le parole lette su questa pagina, oggi posso dire che
finalmente ce l’ho fatta. È arrivato il mio ultimo giorno del lungo percorso
fatto presso il reparto di psichiatria di un ospedale della mia città, reparto
che cura i disturbi alimentari.
Anoressia, di questo si trattava.
A breve lascerò il mio posto a chi avrà bisogno di quel
sostegno e di quell’aiuto che mi ha salvato la vita.
La paura è tanta, ma sono pronta a questa nuova sfida,
pronta a spiccare da sola il volo, pronta a reggere e sopportare le difficoltà
della vita sulle mie gambe che ormai non sono più gracili e fragili come prima.
Penso però di aver bisogno di trasformare tutto ciò che mi è
accaduto in qualcosa che possa essere in qualche modo utile. Non so in che
modo, ma oggi mi rendo conto di voler essere anche io il supporto ed il
sostegno di qualcuno. Per questo rivolgo a tutti voi le mie parole e la mia
storia.
Qualche giorno fa ero in palestra ed ho visto una ragazza
così magra e piccola che il mio cuore si è spezzato in tante piccole schegge.
Guardando lei ho visto me, ho pianto nel vedere il suo dolore, ho visto la
sofferenza, il sentirsi sempre così fuori luogo e così a disagio, così
sbagliata, così colpevole e così imperfetta.
Quella ragazza stava correndo su quel tapis roulant nello
stesso modo in cui lo facevo io.
Quel mucchietto di piccole e fragili ossa che corrono sempre
di più e sempre più veloce e che nonostante quella corsa costante, il pavimento
non si muove, ma gira e gira di continuo e tu non fai neanche un passo in
avanti, corri ma resti sul posto. Continui a correre e di fronte a te c’è la
tua immagine riflessa allo specchio, un’immagine che tu odi, ma che cerchi di
raggiungere sperando di toccarla però non arrivi mai.
Quel dolore l’ho sentito, l’ho toccato con le mie mani, l’ho
tenuto tra le mie dita, l’ho vissuto, l’ho odiato e l’ho amato, ma ora che sono
riuscita a crearmi questa armatura che mi protegge, adesso che ne sono uscita
ho necessità di sentirmi utile, ho bisogno di essere una delle tante persone
che testimoniano che tutto questo si può evitare, che possiamo farci aiutare e
non dobbiamo vergognarci di ciò.
A voi di Mi Nutro di Vita dico che io sono qui e ce l’ho
fatta, sono qui e sono pronta a dare il mio sostegno. Aiutando posso anche
continuare ad aiutare me stessa.
Ho evitato la morte, sono sopravvissuta e finalmente posso
dire: io sono viva e voglio vivere ogni giorno della mia vita.
Chiara Toso
Brava Chiara! Sei stata fortissima ed è bello vederti sorridere di nuovo
RispondiElimina